Hanno
messo il mirino e hanno sparato. E' questa la sensazione che
serpeggia il giorno dopo la trasmissione “Porta a Porta” che ieri
ha passato in rassegna i privilegi autonomistici in faccia al
presidente Arno Kompatscher: dal welfare con le badanti pagate dalla
mano pubblica ai dentisti per i bambini fino ai 15 anni per arrivare
al coinquilino Ipes che guadagna duemila euro e che difficilmente,
oltre che giustamente, rimarrà tale dopo i cinque minuti di
celebrità televisiva nazionale. Sul banco degli imputati finisce
dritto dritto Bruno Vespa, responsabile del programma, attaccato
senza mezzi termini dal deputato Sel/Verdi Florian Kronbichler: “Che
pena, un vero attentato al buon giornalismo – le sue parole – in
un'orgia di luoghi comuni inadatta all'ammiraglia della televisione
pubblica. Al posto di un serio interrogatorio si è assistito a un
misero agguato: l'obiettivo è stato quello di criminalizzare
l'autonomia”. Alza la voce anche la consigliera provinciale di Team
Autonomie Elena Artioli: “E' inaccettabile che venga invitato il
Landeshauptmann a una trasmissione dove i presenti dicharino di non
aver mai neppure letto il nostro Statuto d'Autonomia. Con 500mila
residenti siamo un territorio con i conti in ordine e che paga la sua
quota di solidarietà a Roma con oltre un miliardo”. Immancabile la
carezza a Kompatscher: “Ha espresso bene la nostra situazione”.
Caustico è anche un tweet del direttore del quotidiano “Alto
Adige” Alberto Faustini: “L'Italia televisiva ha il diritto di
capire, il servizio pubblico ha il dovere di spiegare”. Da fuoco
amico, infine, i 160 caratteri di Rai Sender Bozen: “Vespa chiede a
Kompatscher più solidarietà per il resto d'Italia? E' necessario
commentare?”. Ci sarebbe un'altra domanda che forse Vespa ignora:
chissà se conosce il forte sostegno finanziario che la Provincia
garantisce alla sua Rai anche in virtù di quei programmi delle
minoranze linguistiche che, guarda un po', sono tutelate dallo
Statuto.
Alan
Conti
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