Roncolo, re Artù torna a casa
Il fascino di Re Artù galopperà nell'immaginario bolzanino e turistico con la mostra in arrivo a primavera nella splendida ambientazione di Castel Roncolo. Un colpo di suggestione che già affascina a settimane di distanza da presentazione e inaugurazione, previste al momento il 16 aprile. Il re delle leggende, titolare di Excalibur e punta di una tavola rotonda entrerà al Roncolo da padrone di casa. Non svelando nulla di quella che sarà la mostra di per sé con fedeltà da paladini all’effetto sorpresa da paladini va detto che il castello che culla la conca bolzanina è già una testimonianza mondiale delle gesta di Artù. I suoi affreschi arturiani, infatti, sono con buona probabilità i più estesi che si possano trovare e l’immagine del sovrano alla famigerata tavola è, con altrettanto buona probabilità, il più antico. Finisse tutto qui sarebbe poco, ma di Artù è spolverato tutto il maniero illustrato. Nella zona delle triadi, sostanzialmente una parete con raffigurazioni di tre in tre lungo il ballatoio, ecco quella composta da Parisfal, Ivano e Gavino. Quest’ultimo di Artù è il nipote e non a caso è l’unico che in testa porta il cappello di ferro con la croce dorata simbolo del suo sangue reale. Nelle arcate al piano di sotto il protagonista delle pitture a terra verde è Wigalois, figlio di Gavino ed eroe di un poema vergato nel XIII secolo. Nella sala chiamata Casa d’Estate, ecco il ciclo di affreschi dedicato alle vicende di Garello che combattè per liberare la moglie di Artù dalle mani del perfido re Ekunaver: talmente valoroso da portare i due sovrani alla pace attorno alla tavola rotonda in un’immagine dove torna la figura del grande re, primo tra gli egualitari. Tutta da gustarsi, invece, l’avventura di Tristano e Isotta rappresentata vividamente all’interno. Rappresentazioni che sono valse al Roncolo una prestigiosa citazione sul numero di National Geographic tedesco in edicola in questi giorni e dedicato proprio ad Artù.
Perché, però, un castello edificato nel 1237 su uno spuntone di roccia bolzanina ha deciso di votarsi alle tematiche cavalleresche e arturiane? E’ esattamente la domanda attorno cui ruoterà la nuova mostra. E’ molto probabile che la riposta si annidi in questioni molto meno artistiche, più politiche e umane. I fratelli Nikolaus e Hans Vintler che dal 1385 ci regalarono il Roncolo come sostanzialmente è oggi hanno vissuto con un obiettivo preciso in testa, quasi ossessione. Ricchi commercianti, benestanti acclarati e capaci professionisti bramavano ardentemente i galloni nobiliari e simbolicamente quale figura meglio di Artù poteva accostarsi alla cavalleresca tradizione dominante nelle stanze dei nobili? Una scelta di marketing diremo oggi. Una scelta che sarà spiegata molto meglio dalla mostra di aprile. Per ora accontentiamoci di sapere che i Vintler inseguivano un sogno e il sogno lo hanno poi regalato a noi, bolzanini di oggi con un nobile castello sotto gli occhi.
Alan Conti
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