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mercoledì 31 agosto 2011
A scuola con le citazioni del terrorista
"Per noi pace e sicurezza esistono solo alla condizione di vivere in un Tirolo unito all'interno dello Stato austriaco". La citazione di Sepp Kerschbaumer, leader dell'organizzazione terroristica Bas, finirà sotto gli occhi di tutti quegli studenti che decideranno di affidare note e compiti al diario scolastico "Mein tiroler Merkheft" presentato ieri da Sudtiroler Freiheit in una conferenza stampa presso l'hotel "Luna". L'opuscolo, con tanto di Andreas Hofer in copertina, giunge alla seconda edizione e, nelle intenzioni dei consiglieri provinciali Sven Knoll ed Eva Klotz, dovrebbe accompagnare gli studenti che "dimostrano una pura passione politica e amore per il Tirolo". Passione che per Sf va alimentata attraverso la distribuzione di una cartina geografica che riporta solo il Tirolo senza confini o toponimi italiani, la presentazione di svariati personaggi storici tra cui una nutrita schiera di terroristi del Bas, autobiografie di grandi personalità volutamente parziali, citazioni di pensatori di praticamente tutte le nazionalità meno che italiana e la "dimenticanza" di 25 aprile e 2 giugno tra le giornate di festa nel calendario.
Appena presentato, dunque, il "Tiroler Merkheft" fa già discutere. "La prima edizione - ribatte Knoll - fu accompagnata dalle stesse polemiche eppure si rivelò un tale successo, sopratutto nelle zone del Tirolo del Nord e dell'Est, da consigliarci di raddoppiare la tiratura". Posto che il grande successo si concretizza in realtà con un più modesto migliaio di copie stampate, la nuova versione del diario tirolese accenderà nuovamente le discussioni attorno all'opportunità di presentare una lettura univoca della storia alle giovani generazioni. La novità dell'anno, infatti, è la cartina del Tirolo in allegato che, per la gioia degli insegnanti di geografia, rappresenta sostanzialmente la negazione di tutti i confini e dizioni degli ultimi decenni. Lungo lo scorrere dei giorni e dei mesi del diario, invece, sono presentati vari personaggi storici con una scelta che fa delle lotte autonomiste e indipendentiste l'autentico fil rouge, nel tentativo di mettere sullo stesso piano i terroristi altoatesini del Bas e chi lottava contro autentiche dittature sudamericane come Manuela Saenz o Simon Bolivar. I vari Anton Gostner e Franz Höfer, affiliati al Bas, vengono invece descritti come eroi della lotta per l'indipendentismo e martiri sotto le torture delle forze dell'ordine italiane. Interessanti, invece, le citazioni di personalità che hanno contribuito a costruire l'Alto Adige e la Bolzano di oggi come Franz Innerhofer, Julius Perathoner o Josef Mayr Nusser. La breve biografia di Jakob Hutter, presentato come strenuo difensore della cultura tirolese omettendo l'aspetto dell'anabattismo che in realtà lo rese famoso e storicamente rilevante, è in qualche modo esemplare di una lettura assai poco equilibrata del "Merkheft". Come ogni buon diario che si rispetti, comunque, l'opera di Sf presenta numerose citazioni di pensatori di tutto il mondo. Stupisce, però, che tra sudamericani, europei e asiatici non si sia trovato lo straccio di una riga scritta da artisti italiani, evidentemente assai meno meritori dei bellicosi proponimenti di Kerschbaumer. L'ultimo colpo di scena, invece, lo si trova nella pagine iniziali: nel classico calendario con le feste scolastiche, infatti, la festa della liberazione del 25 aprile o della Repubblica il 2 giugno sono classificati come normalissimi giorni feriali mentre non manca, in bella evidenza, il ricordo del 16 ottobre come giornata di celebrazione nazionale in Austria. Una caduta di stile che viene tamponata con due righe nella singola pagina delle giornate dove, però, ci si preoccupa di rimarcare con la stessa evidenza la festa in ricordo di Kerschbaumer l'8 settembre. Ciliegina sulla torta sono l'elenco delle minoranze europee dove territori storicamente indipendentisti come la Catalogna o i Paesi Baschi vengono equiparati a Sardegna, Veneto, Emilia Romagna e, logicamente, Alto Adige. La pubblicazione di 128 pagine, comunque, presenta un prezzo di copertina di 8 euro che, probabilmente, possono essere spesi meglio per un vero e valido libro di storia.
Alan Conti
"Sezioni bilingui, la Lub sforni i docenti"
Alla scuola bilingue deve lavorare anche l'Università. È questo il caloroso invito che si alza a margine del convegno sul plurilinguismo "Un mare di lingue" organizzato nelle giornate di ieri e oggi dalle tre intendenze scolastiche provinciali al centro congressi dell'hotel Sheraton. Accademici e tecnici della scuola, quindi, volgono lo sguardo verso il mondo della Lub, con particolare attenzione per la brissinese scienze della formazione, invitando l'ateneo a formare docenti specialisti in Clil, quindi pronti ad affrontare l'insegnamento veicolare delle diverse materie. Formare semplicemente docenti per la scuola italiana, tedesca o di lingua, infatti, potrebbe non bastare più e la separazione dei corsi nei due gruppi linguistici attuata nella facoltà corre a breve il rischio dell'anacronismo. Nessuna aperta scudisciata, comunque, ma tanti piccoli inviti a introdurre modifiche sostanziali all'inizio dell'ipotetica catena della scuola bilingue ovvero la fucina dei futuri insegnanti. Il tutto mentre il potenziamento bilingue comincia a sollevare qualche timore tra i docenti italiani, preoccupati per i livelli d'occupazione e la mancata simmetria negli istituti tedeschi.
"Questo nuovo profilo di insegnanti - spiega Rita Franceschini, ex rettore della Lub e oggi direttrice del centro competenza lingue dell'ateneo - è un campo su cui bisogna ancora lavorare molto. Stiamo, quindi, avviando una profonda riflessione". Nel suo intervento durante il convegno, intanto, Franceschini enuncia le caratteristiche fondamentali che dovranno avere questi nuovi docenti: "E' importante che siano dotate di una particolare sensibilità culturale, che conoscano bene la lingua dell'altro gruppo e che presentino delle buone capacità didattiche". Marco Mariani, ispettore scolastico per l'italiano nella scuola tedesca, non ha dubbi: "Il metodo che sta alla base delle sezioni bilingui è essenzialmente il Clil che presuppone capacità differenti dai docenti di lingua. Servono, quindi, dei disciplinaristi che sappiano trasmettere le proprie conoscenze nella lingua diversa da quella della classe e qui l'Università deve contribuire a formare questi professionisti". I sindacalisti italiani, intanto, chiamano la scuola tedesca a un maggior interesse verso le sezioni bilingui, se non altro per una mera questione di offerta di posti di lavoro. "La sensibilità c'è già e non dimentichiamo come l'insegnamento veicolare sia arrivato prima nelle aule tedesche rispetto a quelle italiane. I professori di diritto, per esempio, usano i codici italiani quindi seguono esattamente il metodo Clil, ma anche qui si tratta di abilità affinate dai docenti con l'esperienza ma non formate in ambito accademico". Le preoccupazioni occupazionali, però, sarebbero meno accentuate in caso di simmetria sistematica del potenziamento bilingue anche negli istituti coordinati dall'Intendenza tedesca. "Queste - si sfila Mariani - sono scelte e considerazioni politiche che non sono di mia competenza. A titolo personale ritengo che una sezione bilingue avrebbe motivo di esistere qualora l'esperienza di scambio di studenti in quarta superiore diventasse troppo richiesta. Un conto, infatti, è spostare due o tre elementi in un contesto di lingua differente, un altro trapiantare gruppi numerosi che altererebbero l'organizzazione della scuola ricevente e richiederebbero, anche come conseguenza necessaria allo scopo del progetto, un percorso di didattica bilingue".
Alla sensazione di una Lub capace di battere bandiera del plurilinguismo ovunque meno che nella cabina di regia della scuola replica il prorettore Hans Drumbl. "Scienze della formazione, passata a 5 anni, sta già cambiando. Dal punto di vista linguistico, per esempio, abbiamo alzato la soglia di competenza richiesta alla fine del ciclo di studi al livello C1 del quadro di riferimento europeo. I nostri laureati, insomma, possono tranquillamente superare il patentino senza tanti patemi. Il passaggio da un ramo linguistico all'altro della facoltà, invece, è sempre stato possibile, ma in pochi ne usufruiscono: cercheremo di incentivarlo". Attenzione, in conclusione, a non schiacciare tutte le altre materie sotto il dibattito sul bilinguismo: "Non possiamo - conclude Drumbl - correre il rischio di perdere di vista la qualità della didattica di tutte le altre discipline. Non è corretto nemmeno giudicare le scuole solo in base alle sperimentazioni linguistiche che portano avanti".
Alan Conti
Al posto della lavagna arriva il computer
Il tablet come quaderno, il computer come lavagna e la tecnologia come strumento principe della didattica. La scuola del futuro per Paolo Ferri, docente di teoria e tecnica dei nuovi media presso la facoltà di scienze della formazione alla Bicocca di Milano, ha già più di un piede nella realtà contemporanea e l’Alto Adige ne rappresenta un’isola di progettazione particolarmente vivace. Non è un caso, quindi, se il professore farà rotta a Bolzano martedì 6 settembre per incontrarsi con gli insegnanti della scuola media “Fermi” la mattina e con il pubblico di interessati alle 18.30 presso la sala del nuovo centro civico di Oltrisarco in via Claudia Augusta. La sperimentazione con i tablet in classe dell’istituto di via Castel Flavon e la presentazione del libro di Ferri “Nativi Digitali” organizzato dalla biblioteca civica, dunque, sono la base su cui innescare il viaggio nel gap tecnologico che separa le generazioni e che la scuola è chiamata a colmare.
Web, social network, tablet e smartphone sono ormai protagonisti della vita comune ma spesso incontrano nei cancelli delle scuole delle porte d’Ercole. E’ possibile introdurre le nuove tecnologie nella didattica?
"Non solo è possibile, ma addirittura auspicabile perché i nostri ragazzi e bambini sono costantemente abituati al fare multimediale o tecnologico. Evidente, quindi, che siano particolarmente propensi ad acquisire nozioni in modo attivo, il che mal si sposa con l’impostazione passiva che ha la nostra scuola. Non solo, i numeri dicono che la didattica attiva garantisce un 85-90% di apprendimento".
La rivoluzione, però, sarebbe copernicana e in quanto tale affatto facile.
"Nessuno pensa che si tratti di un cambiamento semplice. Sono tre, infatti, i presupposti da cui partire. Il primo, di carattere infrastrutturale, prevede la disponibilità di banda larga e strumentazione in tutte le scuole, poi è necessario un cambiamento della didattica da trasmissiva ad attiva e, infine, serve una modifica totale dell’approccio alla classe e persino la conformazione dell’aula. Avrebbe poco senso, infatti, la disposizione a banchi di fronte alla cattedra, mentre sarebbe molto più performante un’organizzazione a isole di lavoro".
Molti insegnanti, però, alzano il sopracciglio poco convinti.
"L’età media della nostra classe insegnante, sempre molto valida seppur vituperata, è di 54 anni. Logico, dunque, che si incontrino delle resistenze verso un qualcosa che si conosce poco o che si avverte come estraneo e in qualche misura penalizzante rispetto al gruppo classe. L’unica strada per modificare le cose è quella della formazione incentivata che preveda dei vantaggi economici e crei interesse attorno alle novità tecnologiche. Governo e sindacati, però, non hanno molta voglia di imboccare con decisione questa strada, anche se va detto che 5-600.000 insegnanti su 900.000 in Italia hanno seguito degli aggiornamenti informatici".
Le università potrebbero giocare un ruolo importante nella formazione degli insegnanti del futuro?
"Certamente, ma a parte rare eccezioni come la Bicocca o la Lub difficilmente vengono predisposti corsi sul tema. Non solo, i rettori e i vertici accademici conducono spesso battaglie appassionate contro le innovazioni tecnologiche viste come mine del sistema. Altri paesi come l’Inghilterra, invece, stanno ottenendo dei buoni risultati abbracciando queste novità".
In Alto Adige, però, la tecnologia a scuola sembra accendere curiosità.
"Senza dubbio siete un territorio molto più europeo rispetto ad altre zone d’Italia e questo si riflette anche nella volontà di sperimentare o semplicemente approfondire le nuove didattiche".
Come sono, invece, le reazioni dei genitori ai tablet in classe?
"Generalmente molto meno diffidenti di quelle degli insegnanti. Con un figlio già si subisce la rivoluzione tecnologica in qualche misura, mentre nella visione utilitaristica della scuola vige la convinzione che la dimestichezza con il computer aiuti a inserirsi meglio in futuro nel mondo del lavoro. La scuola, paradossalmente, dovrebbe porsi come intermediario e frenare le posizioni troppo radicali sotto questo aspetto, ma ancora non ha la capacità di farlo".
Pur assecondando il progresso, però, diventa francamente difficile pensare a Facebook come strumento didattico.
"Infatti quel genere di social network comunicativo difficilmente può avere questa funzione perché non permette la creazione di un recinto fisso in cui tenere il gruppo classe su un argomento. Esistono, però, piattaforme di condivisione come “Schoology” che presenta un’interfaccia del tutto affine a Facebook con commenti e post, ma basata su aggiornamento di gruppi accademici e strumenti specifici per la scuola come le assenze, il registro, i test delle verifiche e documenti visionabili solo dalla classe, dalla scuola o dagli insegnanti".
Alan Conti
Paolo Ferri è professore associato docente di tecnologie didattiche e teoria e tecnica dei nuovi media presso la facoltà di scienze della formazione all’università di Milano Bicocca. Diverse le sue pubblicazioni tra cui il libro “Nativi Originari” (Collana Saggi Bruno Mondadori, 224 pagine, 18 euro) che sarà presentato martedì 6 settembre alle 18.30 presso la sala del nuovo centro civico di Oltrisarco in via Claudia Augusta. A presentare la serata, organizzata dalla biblioteca civica di Bolzano, sarà l’insegnante Giuliano Gobetti. In mattinata, invece, il professor Ferri incontrerà i docenti della scuola media “Fermi” dove già da tempo, con la collaborazione del Tis, è in atto un progetto sperimentale circa la didattica mediante l’utilizzo di tablet.
lunedì 29 agosto 2011
L'appello su facebook: Ale Polì testimonial admo alla Bolzano in Bici
Alessandro Polì testimonial dell'Admo alla prossima Bolzano in Bici. La proposta è stata lanciata ieri su Facebook da Lory Antonini sotto forma di evento fissato per domenica 18 settembre e con un destinatario ben chiaro fin da subito: il sindaco Luigi Spagnolli. Esplicito, infatti, il testo che accompagna la richiesta di partecipazione: "Il presente evento - scrive Antonini - è per dare forza alla richiesta di avere Alessandro, il nostro piccolo grande saggio, tenace e generoso, come testimonial Admo alla Bolzano in Bici. Facciamo in modo che questo messaggio raggiunga il sindaco". Come noto, Alessandro è il bimbo bolzanino che da mesi lotta contro la leucemia e che proprio grazie alla donazione di midollo osseo ha potuto innaffiare il seme della speranza con il trapianto. Una storia che ha appassionato la città, prontissima a stringersi attorno alla famiglia del piccolo, ma che proprio grazie all'apertura e all'attivismo della mamma Emanuela Imprescia ha valicato diversi confini. Il gruppo dedicato alla stora di Ale sul social network più diffuso, infatti, è ormai una comunità di 15.000 persone, certamente pronte a sostenere Alessandro nella sua quotidiana battaglia contro i rischi di un corpo dalle basse difese immunitarie, ma anche aggiornate e sensibilizzate su diversi altri casi isolati. Emanuela, dal canto suo, non manca di spiegare, raccontare e mettere in luce il sistema delle donazioni di cui è stata protagonista diretta e in tutte le sue interviste non manca mai di riportare perlomeno un accenno alla generosità di chi permette di salvare delle vite con un semplice gesto. Piuttosto evidente, quindi, come il ruolo di testimonial se non altro sia già praticamente svolto nei fatti dalla famiglia bolzanina. Non è un caso, a questo punto, che l'idea legata alla manifestazione ciclistica nasca proprio dalle pagine di Facebook. "Stiamo anche pensando di realizzare una maglietta con un logo o con uno slogan - scrive Emanuela Imprescia nella bacheca del gruppo "Polì Ale: un midollo per la vita" - da vendere a prezzo contenuto devolvendo l'incasso alle associazioni. Non sarebbe, inoltre, solo la maglietta della manifestazione, ma potrebbe diventarla anche dello stesso gruppo di Facebook". Per l'occasione, però, anche Alessando potrebbe partecipare all'iniziativa: "Se la salute ce lo permetterà anche Ale farà la sua Bolzano in bici scarrozzato da me o da papà Salvo. Sarebbe anche un bel modo per incontrarci all'aria aperta dove ci sono meno rischi per lui". A poche ore dalla proposta, comunque, le persone determinate a partecipare all'evento erano 25, mentre i commenti sul post che annunciava l'intenzione di realizzare alle magliette toccavano quota 69 con 170 apprezzamenti diverse richieste di acquisto on-line da parte dei non bolzanini. Adesione massiccia, quindi, mentre si attende quella pesante di piazza Municipio.
Studenti per le libertà: scuola davvero blingue
Una riforma della scuola che premi il merito, coinvolgimento degli studenti nei processi decisionali, più scambi con l’estero e una scuola che sia realmente e seriamente bilingue. Sono questi i punti fondamentali del manifesto programmatico presentato da Studenti per le Libertà Alto Adige presieduto da Alessandro Bertoldi, giovane in orbita Pdl, e formato da un direttivo locale formato da Luca Calò e Gabriele Francheschetto. All’alba di un nuovo anno scolastico, quindi, nasce una nuova organizzazione studentesca, chiaramente spostata verso il centrodestra, in seguito al complessivo riassetto territoriale del coordinamento nazionale di Studenti per le Libertà di cui lo stesso Bertoldi è presidente. "In linea generale – spiega – ci rifacciamo al liberalconservatorismo e a un forte anticomunismo, anche se siamo aperti a tutti gli studenti che vogliano condividere il nostro manifesto programmatico". A livello locale, dunque, le idee sono molto chiare: "Abbiamo in programma diverse iniziative a sostegno della scuola bilingue, della proporzionale in relazione a giovani e studenti, dell’intervento dei privati nelle scuole, del comodato dei libri di testo o della presenza dei crocifissi nelle scuole". Facile immaginare che, soprattutto sul nodo legato alla partecipazione dei privati nell’istruzione, possano nascere delle frizioni con l’altra grande organizzazione studentesca locale degli Studenti Consapevoli. Emerge, infine, la necessità di sentirsi maggiormente coinvolti nei processi che definiscono la scuole del futuro. "Sempre più spesso – conclude Bertoldi – sentiamo parlare di scuola manager, burocrati o contabili che non entrano in un istituto per decenni. Crediamo, invece, che ogni passaggio istituzionale sul sistema scuola richieda l’opinione di chi le aule le vive tutti i giorni, come i ragazzi, attraverso tutte le loro rappresentanze".
Veleno al parco, mamme preoccupate
"Una polpettina avvelenata è una mina vagante e non si sa chi può colpire: può essere mangiata da un cane o da un bambino". La morte della piccola bulldog Golia dopo aver ingerito un bocconcino fatale nascosto nella sabbia dei giochi in via Parma ha scosso gli animi dei padroni di cani affezionati alla passeggiata lungo il fiume, ma preoccupa sensibilmente anche le mamme che accompagnano quotidianamente i bambini al parco. Inserire il veleno in uno spazio come la sabbiera, infatti, significa non farsi troppi scrupoli nel mettere in pericolo la salute stessa dei piccoli. Un bimbo di due anni, infatti, non ci pensa due volte a infilarsi praticamente tutto ciò che trova in bocca, specialmente quando intuisce che potrebbe trattarsi di qualcosa di commestibile. Ecco, quindi, che a Don Bosco monta la paura e si chiede un controllo approfondito da parte del Comune o delle forze dell'ordine. L'esasperazione di qualche esagitato, che si è già portato via la vita di una cagnolina di due anni, va disinnescata.
"Non è possibile - comincia Sandra Scalise - leggere certe cose. Abbandonare un bocconcino nella buca della sabbia è una mossa davvero criminale che mette in pericolo i bambini. Nessuno, infatti, mi assicura che un piccolo non decida di infilarsi in bocca la polpetta con il veleno: appena scoperta la notizia andava fatto un controllo a tappeto da parte di amministrazione e forze dell'ordine. Noi mamme ci sentiamo a disagio e abbiamo paura". L'avversione di qualcuno per i quattro zampe, insomma, rischia di diventare un problema di sicurezza sociale. "Va detto che alcuni padroni dovrebbero avere più educazione e non lasciare liberi gli animali in mezzo ai giochi dei bambini, ma di certo una reazione di questo genere è del tutto ingiustificabile. Lo stato delle strutture sotto ponte Palermo e i molteplici difetti del parco, comunque, testimoniano un certo disinteresse degli enti competenti". La sorella Tiziana Scalise scuote la testa: "Sono padrona di un cagnolino e adesso lo lego al guinzaglio e non lo perdo di vista un attimo. Sono anche una madre, quindi la preoccupazione raddoppia perchè rimane il dubbio che possa esserci dell'altro. Chi ammazza una bestia in quel modo, d'altronde, non è una persona che si fa particolari scrupoli di coscienza .
La triste fine di Golia, intanto, ha sollevato grande amarezza e preoccupazione alla "Gandhi Beach" lungo il fiume Isarco, autentico punto di ritrovo per decine di padroni della zona. "Ingiustificabile, intollerabile e opera di un malato di mente - il giudizio netto di Sergio e Doretta Tireni, anime della spiaggia e padroni di Charter - che andrebbe ricercato. Il problema, purtroppo, è legato all'intransigenza di alcune persone che fanno di tutta l'erba un fascio. I padroni educati che raccolgono le deiezioni e tengono il proprio cane in regola sono la maggioranza, ma bastano quei pochi che si comportano in maniera incivile a screditare tutta la categoria. Così, 99 volte su 100 si è costretti a prendersi reprimende ingiuste, ma se ci si trova al cospetto di un delinquente ecco che si spara nel mucchio cercando di ucciderne uno per educarne cento senza distinzioni. Non solo, il tutto mettendo seriamente a rischio la salute dei bambini che frequentano questi luoghi: ditemi voi se non si tratta di un atteggiamento criminale che merita un intervento". Nel loro piccolo, intanto, i frequentatori della spiaggia tentano di rasserenare la situazione. "A periodi regolari bonifichiamo ampie zone delle passeggiate da tutti gi escrementi lasciati da padroni maleducati. In questo modo cerchiamo di prevenire eventuali reazioni scomposte". Significativa, infine, la riflessione di Jessica Congiu nella duplice veste di mamma e proprietaria di tre cani. "Il fatto che il bocconcino avvelenato sia stato abbandonato nella sabbia per bambini mi ha molto impressionato e fatto riflettere. La mia paura, infatti, è che ci fosse la volontà di colpire anche i piccoli, altrimenti non si spiega come mai la polpetta non sia stata depositata all'interno di un'area cani. Non solo, a Bolzano siamo davvero a livelli invidiabili rispetto a educazione ed attenzione dei padroni: la convivenza, in larga parte, non è mai stata problematica.Ora, invece, la tensione aumenta e il fenomeno è davvero preoccupante".
domenica 28 agosto 2011
Più sezioni blingui, meno docenti italiani
27 agosto 2011 — pagina 13 sezione: Cronaca
BOLZANO. Un anno di novità e grande attenzione. I sindacati del mondo della scuola salutano con favore i 125 nuovi posti assegnati dalla Provincia, ma mettono in guardia dai facili entusiasmi. La riforma della scuola superiore, la nuova organizzazione delle cattedre di inglese o il potenziamento sistematico delle sezioni bilingui solo nell’intendenza italiana sono elementi che preoccupano dal punto di vista occupazionale. L’alto numero di immissioni a tempo indeterminato, infatti, è per i sindacati una semplice conseguenza del boom di pensionamenti dell’estate scorsa e non può oscurare una pianta organica giudicata sì invariata rispetto agli anni passati, ma ancora insufficiente rispetto all’aumento progressivo delle iscrizioni. Permangono, quindi, settori con mancanze o difficoltà.
«L’avvio della riforma nella scuola superiore - afferma Donatella Califano della Cisl scuola - è certamente l’elemento di novità più significativo dell’anno scolastico che sta per partire, ma in prospettiva potrebbero cambiare alcune dinamiche a livello occupazionale per i docenti. Posto di riuscire a mantenere intatta la pianta organica globale, infatti, molto dipenderà da come si distribuiranno le iscrizioni con il nuovo sistema. Quest’anno gli studenti hanno ricalcato in buona parte le tendenze antecedenti alla riforma, ma non è da escludere che una volta a regime la riforma possano guadagnare appeal alcuni corsi o istituti e perderne altri. Ecco, quindi, che sul piano delle classi di concorso potrebbe esserci delle discipline che andranno incontro a una contrazione dell’offerta». Innanzitutto, però, la preoccupazione dei sindacati sarà fissata sul numero globale di cattedre: «Le oscillazioni delle classi di concorso - interviene Stefano Fidenti della Cgil scuola - fanno parte del mercato e sono valide per qualsiasi grado scolastico. I posti di lavoro nel nostro settore sono da sempre collegati all’andamento delle iscrizioni, anche se ultimamente all’aumento degli alunni non corrisponde un uguale incremento degli insegnanti. Dobbiamo riconoscere alla Provincia di non aver diminuito gli organici, ma è evidente che non si è nemmeno aumentato il corpo docente pur in presenza di più studenti. Anche quest’anno, quindi, siamo arrivati a una situazione di copertura al limite con alcuni aspetti, come il sostegno o il numero di alunni per insegnanti, che hanno raggiunto livelli di guardia. Il gran numero di immissioni in ruolo, non dimentichiamolo, dipende unicamente dai tanti pensionamenti». Nel frattempo irrompe la grana inglese con la possibilità di combinare la cattedra linguistica con classe, sostegno o religione. A qualcuno appare un modo per risparmiare nel servizio altrimenti appaltato ad agenzie private esterne come l’Azb. «Evidentemente - spiega Giannina Facca della Uil scuola - la possibile combinazione e l’innalzamento da 8 a 9 classi di riferimento per chi vuole insegnare solo inglese sono elementi che rientrano nella logica del risparmio». Concorde il collega Fidenti: «Sopratutto l’innalzamento a 9 classi di competenza per il solo insegnamento dell’inglese è un segnale chiaro di una preferenza accordata alle soluzioni combinate».
La sovrintendente Nicoletta Minnei, però, punta «sulla volontà dell’amministrazione di poter finalmente disporre di un corpo docente proprio anche per l’inglese», mentre Califano ammette «una certa difficoltà storica di appeal legata alle cattedre di inglese, spesso relegate nella posizione di seconda scelta rispetto ad altre materie». Cominciano a preoccupare, invece, le sezioni bilingui nella scuola primaria italiana perché se fino adesso l’atteggiamento dell’assessorato era quello di procedere autonomamente senza guardare troppo alle reazioni dell’omologo tedesco, ecco che gli insegnanti chiedono che il sistema sia speculare. Il timore, infatti, è che il potenziamento porti a una riduzione dei posti per i docenti italiani a favore di quelli di madrelingua tedesca senza, però, trovare uguale trattamento dall’altra parte del cielo. Nessuno, insomma, pare intenzionato a rimanere con il cerino in mano. «In mancanza di un sistema speculare - spiega Fidenti - potrebbero esserci delle difficoltà importanti e qualcuno a livello politico se ne dovrà prendere la responsabilità. Ci sono, inoltre, perplessità legate a una sfida didattica che non si può già dare per vinta: i livelli di apprendimento, infatti, devono essere buoni per tutti i bambini e su tutte le materie». «Siamo ancora in una fase di sperimentazione a macchia di leopardo - conclude Califano - ma è chiaro che se si vuole elevare la sperimentazione a sistema sarà necessario fornire delle risposte forti e chiare a tutti gli insegnanti».
LA SCUOLA TEDESCA. Intanto ieri la scuola tedesca ha presentato il programma 2011/2012. Saranno 65 mila gli studenti di ogni ordine e grado, seguiti da 7.700 docenti a tempo pieno. La posta a bilancio raggiunge i 37 milioni di euro. I docenti inizieranno a lavorare il 1º settembre, mentre gli studenti entreranno in aula il giorno 12. Si tratta per la precisione di 12 mila bimbi delle scuole materne, altri 20 mila delle elementari, cui vanno ad aggiungersi 12 mila ragazzi delle medie e 13.700 delle scuole superiori. A questi vanno sommati i 7.750 che si sono iscritti alle scuole professionali.
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Alan Conti
sabato 27 agosto 2011
La scuola riapre con 125 nuovi docenti
La scuola altoatesina scalda i motori per un anno di forte rinnovamento e lo fa inserendo 125 nuovi insegnanti di ruolo nella pianta organica dopo l'eccezionale ondata di pensionamenti dello scorso giugno. Una cifra che rasenta il quadruplo degli inserimenti effettuati nella scorsa estate: già questo un dato sufficiente a capire come lunedì 12 settembre la prima campanella aprirà una stagione che in qualche misura cambierà la scuola altoatesina. Ai tanti volti nuovi di ruolo, infatti, vanno aggiunti alcuni cambi al vertice di istituti storici di Bolzano come l'approdo di Roberto Chistè alla dirigenza del liceo scientifico "Torricelli" o di Laura Portesi all'Istituto Comprensivo Bolzano I della primaria "Dante", rispettivamente al posto di Carlo Runcio e Giulio Clamer. Grande attenzione, inoltre, viene posta sull'entrata a regime della riforma della scuola superiore in versione altoatesina, con il diritto esteso a tutte le scuole e un biennio unitario che, nelle intenzioni della Sovrintendenza, dovrebbe mettere un freno alla dispersione scolastica e alle tante bocciature del primo anno. Un quadro completato dall'avvio di altri potenziamenti linguistici con l'apertura di sezioni bilingui nella scuola primaria "Don Bosco" e a Bressanone, oltre a un progressivo rafforzamento del progetto Montessori nella aule della "M.L.King". La primissima campanella, comunque, sarà quella che trillerà nei corridoi della scuola media "Da Vinci" che aprirà le proprie aule lunedì 5 settembre a causa di una particolare organizzazione che prevede la settimana corta per i ragazzi con il sabato libero.
In un anno di forti cambiamenti, dunque, diventa fondamentale la regia centrale della Sovrintendenza. "Dobbiamo essere bravi e attenti - l'obiettivo della Sovrintendente Nicoletta Minnei - a gestire un cambio generazionale che presenta parecchi stimoli. Primaria importanza avrà la riforma della scuola superiore, ma il rinnovo della pianta organica è un elemento piuttosto importante. A fine giugno abbiamo registrato un boom di pensionamenti, praticamente triplicato rispetto all'estate 2010". Le cifre del ricambio occupazionale le fornisce la pubblicazione ufficiale dell'offerta in posti ruoli che conta 125 cattedre sommando tutti i gradi scolastici, di cui 46 ancora senza sede fissa noti con l'acronimo Dops. Nel dettaglio si tratta di 70 nella scuola primaria (28 Dops), 18 alle medie (9 Dops) e 37 alle superiori (9 Dops). Per capire l'improvviso balzo dell'assegnazione di posti di ruolo basta considerare che la categoria degli insegnanti di classe nella primaria, solitamente tra le più corpose, contò nel 2010 un totale di 4 posti a tempo indeterminato mentre quest'anno raggiunge quota 35. Stamattina, intanto, dalle 9 in via del Ronco si procederà all'assegnazione delle supplenze annuali con una novità legata all'inglese: da quest'anno, infatti, la cattedra potrà essere combinata con quella di classe, religione o sostegno, mentre chi opterà per il puro insegnamento linguistico dovrà rassegnarsi ad aumentare da 8 a 9 le classi in dotazione. Sulla questione Giannina Facca della Uil Scuola ha le idee chiare: "La Provincia si allinea al resto d'Italia con il probabile intento di risparmiare sui costi del servizio che altrimenti viene appaltato ad agenzie private esterne come l'Azb". Diversa la posizione della sovrintendente Minnei: "E' solo una scelta dettata dalla necessità di poter disporre di docenti di inglese della nostra pianta organica. La combinazione, quindi, è solamente un sistema per rendere più appetibile la materia, nel frattempo ci siamo attivati con l'istituzione di alcuni percorsi specifici di scienze della formazione a Bressanone".
Le superiori, intanto, si apprestano a fare conoscenza con la riforma: "Saremo vigili e attenti - continua Minnei - per capire quello che funziona e cosa invece si può migliorare. Di certo siamo convinti di presentare un'impalcatura estremamente valida". In Alto Adige, infatti, l'avvio della riforma che poggia il ciclo della superiori sulle tre colonne di licei, istituti tecnici e professionali venne posticipato di un anno rispetto al resto d'Italia per permettere una migliore calibratura della norma sulle esigenze della provincia autonoma. Cammina sempre più spedito, infine, l'obiettivo di istituire una sezione bilingue in tutte le scuole primarie del territorio con una sperimentazione che si avvia a diventare sistematica: "Prossimo anno - conclude Minnei - partiranno l'istituto comprensivo Bolzano II e Bressanone, ma si porterà avanti anche un lavoro di preparazione per le realtà che ancora devono iniziare".
venerdì 26 agosto 2011
Frutta e verdura: due terzi del prezzo sono per la filiera
Due terzi dei soldi spesi per la frutta e la verdura ai banchi del mercato e metà di quelli pagati alle casse del supermercato servono esclusivamente a pagare la filiera. E' questo il dato più preoccupante messo in luce dalla rilevazione condotta da Luca Marcon per il Centro Tutela Consumatori Utenti che ha comparato i prezzi di supermercati, discount e mercati su un paniere di 26 prodotti di frutta e verdura. La differenza tra prezzo all'ingrosso e cartellino rivolto al consumatore, insomma, è davvero consistente e per dimostrarlo il Ctcu è partito da un assortimento vario dal costo di 20 euro al supermercato. Bene, lo stesso paniere si porta a casa al Mercato Generale di Verona con soli 10,10 euro, mentre in via Rovigo comporterebbe un esborso di 32,94 euro e 32,18 in piazza Erbe. Nel tragitto tra il Veneto e le bancarelle dell'Alto Adige, insomma, i prodotti hanno praticamente triplicato il loro costo ed è proprio in questo meccanismo che si annidano le cause di un costo della vita particolarmente alto. "Difficile darne una spiegazione univoca - spiega il curatore della rilevazione Marcon - ma credo non si vada lontano puntando il dito contro i troppi passaggi necessari agli ortaggi prima di arrivare al cliente finale. Un proprietario di un banco al mercato, per intenderci, difficilmente può andare la mattina all'alba a Verona, quindi si affida probabilmente all'ingrosso bolzanino che già per conto suo effettua una prima scrematura e applica, chiaramente, un balzello di guadagno. Ecco, il numero di questi passaggi è probabilmente troppo alto, ma è arduo pensare a una mossa di sistema che possa abbatterlo. Ci sono, comunque, commercianti come "I Siciliani" che spesso vanno la mattina presto a Verona, ma sono scelte legate alla libera concorrenza e demandate al mercato". Resta, comunque, un altro dato di fatto significativo: il mercato costa molto più che la grande distribuzione. I finocchi, per esempio, vengono offerti a 0,39 euro al chilo all'hard discount mentre in via Rovigo si impennano a 3,05, mentre i meloni toccano quota 2,27 in piazza Erbe quando sempre al discount non superano la soglia del singolo euro. La difformità di prezzo, talvolta, arriva persino al 100 o 200%, il che significa crudamente il doppio o il triplo. "Bisogna considerare, però, che non sempre qualità e provenienza sono comparabili. Non solo, chiaramente l'operatore del mercato non può competere con i mezzi e le quantità di prodotti trattati dalle grandi catene. Alla luce di questo, comunque, va consigliata agli operatori del mercato la scelta di una strada che li differenzi dalla grande distribuzione. Il potenziamento del prodotto locale in piazza Erbe, per esempio, potrebbe essere significativo in questo senso". I dati, non a caso, dimostrano che in via Rovigo il 98% delle merce è di prima qualità e solo il 2% di seconda, mentre al discount i valori si specchiano con il 92% di seconda e solo l'8% di prima. Simile, a sorpresa, la preferenza per l'origine italiana al 91% al mercato e all'80% nel supermercato a basso costo. Quanto contano, però, nel concreto della compravendita questi aspetti? "Ultimamente l'allarme legato al batteria E.Coli ha acceso l'interesse dei consumatori attorno alla provenienza, mentre la qualità resta ancora poco considerata, pur essendo uno degli aspetti che più influisce sul prezzo. Il singolo cliente, però, tende ancora a seguire maggiormente l'abitudine negli acquisti e non sempre confronta analiticamente i vari prezzi. E' un meccanismo abbastanza noto ai grandi supermercati che non a caso spingono molto sulle offerte. Il cresciuto interesse verso le origini dei prodotti, però, ha determinato una progressiva e positiva regolarizzazione dei cartellini al mercato". I dati, infatti, dimostrano che il 95% dei prezzi esposti in via Rovigo (288 su 275) e l'87% di quelli di piazza Erbe (215 su 248) sono completi di tutte le informazioni imposte dalla normativa. Attenzione, infine, ai falsi amici perchè l'analisi di un discount specializzato come il "Frilo" ha portato ad alcune sorprese. "Già in passato - conclude Marcon - avevamo avuto il sentore che i prezzi potessero essere più alti rispetto a quelli praticati da un hard discount. Scorporando il dato, quindi, è diventato evidente che la "Frilo" non si discosta molto dai valori registrati nei supermercati dei marchi più noti".
Alan Conti
giovedì 25 agosto 2011
Condominio Garibaldi: in arrivo due esposti
Violazione della legge Bossi-Fini e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: queste le ipotesi di violazione contenute nell’esposto che Maria Teresa Tomada, consigliere comunale Pdl, consegnerà giovedì al procuratore della Repubblica Guido Rispoli in merito alla situazione del condominio “Garibaldi” al civico 20 dell’omonima strada. L’inchiesta portata alla luce dal nostro giornale vive così di un nuovo capitolo dopo le esortazioni di intervento al Comune da parte dell’assessore provinciale Richard Theiner e del difensore civico Burgi Volgger. Non solo, il comitato di residenti che per primi avevano denunciato una situazione di convivenza difficile e spregio delle più elementari norme di igiene o sicurezza sta raccogliendo materiale utile per la presentazione di un secondo esposto già approvato in assemblea. Nel frattempo torna viva la richiesta di una netta presa di posizione da parte del sindaco Luigi Spagnolli considerato colpevolmente latitante sulla questione.
L’esposto di Tomada, come detto, muove i passi dagli articoli pubblicati nelle scorse settimane dall’Alto Adige e chiede alla Procura che venga data risposta a pesanti interrogativi rimasti in sospeso. "Quanti sono – domanda la consigliera comunale – i residenti regolarmente registrati all’anagrafe alloggio per alloggio e come e quando vengono effettuati i controlli incrociati?". Sulla questione si era espresso in passato l’assessore ai lavori pubblici Luigi Gallo circoscrivendo le facoltà del Comune al singolo accertamento di presenza del residente. "Bene – riprende Tomada – allora chiediamo che vengano mostrati i verbali di visita previsti per legge con relativi dati per ogni singola porzione materiale. Vogliamo sia certificato, insomma, il rispetto della legge provinciale che prevede una metratura di non meno di 28 mq per persona e certamente non giudica accettabile una situazione in cui sette persone abitano in 50mq come testimoniato dagli articoli". Un ruolo centrale nella situazione creatasi nel condominio lo gioca il meccanismo degli affitti, in buona parte gestiti direttamente da proprietari altoatesini. La sensazione è che il sottobosco di subaffitti e frazionamenti sia tutto da esplorare. "Chiediamo venga verificato se esistano reati penali a carico sia dei proprietari sia degli affittuari per la violazione della legge Bossi-Fini in merito al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Ricordiamo che il proprietario ha il dovere di vigilare e può considerare un eventuale subaffitto elemento di giusta causa per la risoluzione di un contratto. Le responsabilità vanno appurate e chiarite". Un ulteriore punto dell’esposto tocca il tema dei diversi clandestini presenti nell’immobile: "Parlano liberamente di essere privi di documento e affermano di pagare 150 euro mensili per un posto letto. Ci domandiamo di cosa vivano queste persone e se non siano protagoniste di attività illecite". L’ultima considerazione del documento è una stoccata al sindaco Luigi Spagnolli: "Vogliamo sia accertato se il sindaco, pubblico ufficiale tenuto a tutelare la salute pubblica assieme all’Asl, abbia emesso ordinanze per il ripristino della salubrità ed igienica dei luoghi e abbia fatto effettuare controlli dai vigili urbani sul sovraffollamento degli alloggi e il diritto al decoro ed alla salute dei residenti regolari". L’amministrazione comunale, insomma, viene coinvolta in modo pesante nella questione dall’esposto: stessa direzione intrapresa dal comitato di inquilini che si prepara a sua volta a presentarsi in procura dopo aver vagliato la possibilità di una class action per danni contro piazza Municipio. "Abbiamo approvato in assemblea – fanno sapere i residenti – la strada dell’esposto e lo presenteremo con l’aiuto del consigliere comunale Claudio Degasperi (Lega Nord). Nel frattempo, però, chiediamo all’assessore Mauro Randi di incontrarci pubblicamente, al sindaco di prendere una posizione precisa sulla situazione e al presidente di Circoscrizione Rainer Steger di fornirci le risposte che ci aveva promesso qualche settimana fa". La palla, quindi, passa adesso nelle mani della Procura che potrà decidere se archiviare gli esposti in arrivo oppure entrare ne merito con le verifiche. La vicenda, infine, troverà pure uno sbocco all’interno degli organi comunali. "Presenterò – chiude Tomada – un’interrogazione per tutti quegli aspetti che sono di stretta competenza dell’amministrazione".
Piazza Erbe: che ci fanno i finferli bulgari?
Commerciare solo prodotti locali costa e non sempre garantisce un ritorno adeguato. Il vicesindaco Klaus Ladinser, in vista di una progressiva revisione del regolamento del mercato, ha invitato i nuovi commercianti pachistani ad abbracciare maggiormente il prodotto locale, ma la “tirolesizzazione” forzata viene accolta in piazza con una buona dose di scetticismo. Il prodotto “Alto Adige”, infatti, comporta dei costi più elevati, quindi alzerebbe complessivamente i prezzi mettendo piazza Erbe in una condizione di svantaggio sensibile rispetto alla grande distribuzione. Non solo, scegliere la via del prodotto locale infilerebbe i pachistani in diretta concorrenza con gli storici proprietari altoatesini dei banchetti senza, però, averne la stessa esperienza. Anche chi ci ha provato, inoltre, non mette la mano sul fuoco su un sistema che salvaguarda sì la tradizione, ma non sempre viene incontro alle esigenze di clienti attenti soprattutto al rapporto tra qualità e prezzo. Apre uno spiraglio nella lunga querelle tra banchi e bar, invece, la proposta avanzata dal vice direttore dell’Azienda di Soggiorno Dado Duzzi di installare casette mobili. Il problema, però rimane il costo complessivo dell’operazione.
Mohammad Saeed e Shahid Javaid sono tra i primi pachistani approdati in piazza Erbe. "Abbiamo subito scelto di operare nell’ortofrutta nel solco di quella che è la tradizione storica di questo mercato. Bene, rispetto a nove anni fa la situazione è radicalmente cambiata e il lavoro è calato tantissimo. Proporre prodotti altoatesini ha certamente una serie di vantaggi promozionali, ma nel concreto i clienti cercano in larghissima maggioranza un buon rapporto qualità/prezzo e quando lo trovano, lo acquistano indipendentemente dall’origine. La frutta secca? Fa parte della cultura pachistana ed è permessa, normale che molti connazionali scelgano questo settore. Quando fa caldo, però, comporta un crollo delle vendite". Via di mezzo per Anil Kumar, titolare di un banco che propone frutta e verdura nostrana assieme al tanto chiacchierato prodotto essiccato. "Il prodotto altoatesino generalmente vende di più, ma attenzione ad assicurare che sia sempre di qualità migliore perché talvolta può anche essere scadente". Il sentore, però, è che si voglia semplicemente salvare la facciata perché se il mango secco fa storcere immediatamente la bocca ai tradizionalisti, assai meno discusso è l’impatto visivo, per esempio, dei finferli freschi bulgari. "Eppure la sostanza è la stessa – spiega Irma Gamper che, affittando il proprio storico banco ad Amer Raza, ha messo in piedi la prima e finora unica collaborazione stretta tra altoatesini e pachistani – quindi bisogna pensare a interventi di sistema. Siamo i primi che cerchiamo il prodotto nostrano, però ammettiamo che comporta dei costi elevati all’interno di un sistema che ormai ha fatto della concorrenza spietata una pratica quotidiana. C’è chi scrive i pezzi in modo volontariamente ambiguo in cui i 5 si confondono con lo 0 oppure fornitori e consorzi che cercando di venderti cassette con in cima prodotti stupendi e sotto sgradite sorprese. E’ necessario affiancare gli stranieri nell’indirizzare al meglio la loro professionalità. Prima delle crociate per il prodotto locale, quindi, sarebbe più pertinente richiedere la massima attenzione alla qualità perché è quello il vero elemento determinante nel far sopravvivere bene le nostre attività e, di conseguenza, il mercato di piazza Erbe". Non può mancare, però, una riflessione sul difficile rapporto con il volto notturno della zona. "Ci vuole una stretta – conclude Gamper – con un pattugliamento costate delle forze dell’ordine e la scrittura di regole ferree. La proposta di installare banchi mobili come nell’omonima piazza di Verona è destinata a restare lettera morta perché non vedo chi possa accollarsi la spesa del loro acquisto". Difficile lo faccia il Comune, impossibile imporlo ai titolari dei banchi "però per noi bar sarebbe la soluzione perfetta" interviene Boogy Kubasik dal bancone del bar Margit. "La nostra intenzione è di migliorare sempre più il rapporto con chi lavora al mercato e la possibilità di rimuovere il banco potrebbe essere un vantaggio sia per noi sia per loro. Nessuno di noi, comunque, si augura un ridimensionamento del mercato perché la piazza vuota diventerebbe molto triste, quindi sugli sviluppi futuri sarebbe meglio chiedere a chi nelle bancarelle lavora ogni giorno". Una constatazione che sembra tanto un consiglio per chi scriverà il prossimo regolamento.
Alan Conti
martedì 23 agosto 2011
Condominio Garibaldi: «Il Comune blocca i lavori»
BOLZANO. Non c’è pace per il condominio Garibaldi, al civico 20 dell’omonima strada. I (pochi) abitanti bolzanini rimasti a viverci, e che devono fare i conti con le condizioni di forte degrado in cui versa lo stabile, continuano a trovare ostacoli in Comune per la realizzazione di alcuni lavori di riqualificazione e di rifacimento dell’ettto.«Da gennaio - spiegano - il geometra Villani, che abbiamo incaricato per il rifacimento del tetto condominiale, sta cercando senza successo di ottenere le autorizzazioni per il montaggio del ponteggio, ma gli uffici comunali competenti hanno sollevato questioni di tipo tecnico-burocratico incomprensibili. Tipo, che l’area della stazione autocorriere non è di proprietà del Comune ma della Sad, cosa che a noi non risulta; oppure di aspettare la fine delle scuole per non ostacolare l’ingresso degli scuolabus. E ancora: di richiedere il permesso alla giardineria, perché il ponteggio potrebbe disturbare i due alberelli sul lato via Garibaldi. Cosa risibile, visto che i fusti vengono utilizzati da alcuni residenti per buttarci sopra immondizie di ogni tipo. Poi, quando sembrava tutto soddisfatto, hanno preteso un prospetto della facciata. Nel frattempo, come ampiamente pubblicato dall’Alto Adige, abbiamo interpellato partiti politici (vedi interpellanze provinciali e relative risposte dell’Assessore) e Difensore Civico per cercare di risolvere l’evidente degrado della zona. Tutto ciò ha evidentemente infastidito l’amministrazione comunale, infatti, ora dobbiamo subire un ulteriore accanimento poiché, notizia dell’ultima ora, ci è stata richiesta una perizia statica. Non ci resta che tornare dal Difensore Civico ed accelerare un eventuale esposto alla Procura della Repubblica». (a.c)
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lunedì 22 agosto 2011
Chi è Perotti? Una promessa, non una certezza
Perotti prima scelta, Perotti preferito di Conte, Perotti tagliato per la fascia mancina della Juve. Benissimo, ma chi è Diego Perotti nel dettaglio? Il suo nome è arrivato come un treno nel mondo del calcio italiano, ma onestamente prima del forte interessamento bianconero (o di Conte?) in pochi lo conoscevano in modo approfondito. Il che, chiaramente, non vuol dire affatto che sia scarso o che non meriti le attenzioni nostrane, ma certamente un profilo più dettagliato delle sue caratteristiche può aiutare.
Classe ’88, 23 anni compiuti a luglio, Perotti è argentino ma con evidenti origini italiane quindi comunitarie e, quel che più conta, è un’ala dotata di grande tecnica. Attenzione: si parla di ala in generale perché se è vero che il suo habitat naturale è la sinistra, Perotti lo puoi posizionare pure a destra con discreti risultati. Variabile che, per esempio, Krasic non offre. Qualche volta l’argentino è stato anche impiegato da trequartista, ma al momento l’opzione non rientra nei radar dell’integrale 4-2-4 di Conte. Il suo piede preferito, comunque, è il destro quindi mettendolo a sinistra ci si attende certamente più convergenze al tiro che non cross, demandando questa funzione ai due terzini mancini senza, però, particolari assicurazioni sull’equilibrio generale di quella fascia. Dopo un apprendistato in patria al Deportivo Moron, comunque, di fatto Perotti è cresciuto a Siviglia dove è sempre stato impiegato con una certa continuità dal 2009 e ha messo a segno un discreto numero di reti: 8. Cifra certamente non enorme considerando le difese spagnole dalle maglie più larghe della nostra serie A. Due, invece, le presenza con la nazionale maggiore argentina, entrambe in occasione di amichevoli test match anche se la prima, persa con la Spagna futura campione del mondo, di un certo prestigioso. L’ultima, recentissima, risale al sorprendente (e inquisito) 4-1 con cui la Nigeria ha regolato l’Argentina il primo di giugno. Non particolarmente ricco, invece, il palmares che conta solo la coppa di Spagna 2009-2010, il che lo allinea a diversi possibili compagni della Juve sicuramente affamati ma anche inesperti a gestire determinate situazioni decisive. Soprattutto lo scudetto, si sa, è anche questione di continuità di testa assai meno indispensabile in una corsa a strappi come quella delle coppe, europee e nazionali che siano. Non mancano, invece, 17 solide presenze tra Champions League ed Europa League che, alla sua età, ne fanno certamente un giocatore esperto in ambito internazionale. Va detto, inoltre, che il ragazzo ha sempre fornito prestazioni accettabili o buone contro le grandi come Real Madrid o Barcellona, segno che di certo non gli tremano le gambe sui grandi palcoscenici. Dal punto di vista disciplinare, invece, si tratta di un giocatore corretto che ha al massimo raccolto 4 ammonizioni in una stagione senza mai essere espulso. Fanno rumore in positivo, invece, i 6 assist serviti ai compagni nella scorsa stagione, il che lo renderebbe adatto ai compiti di spinta e rifinitura che Conte intende affidargli. Tutta da verificare, invece, la propensione alla fase difensiva in una fascia in cui alle spalle potrebbe avere Ziegler o De Ceglie, entrambi cavalli più d’assalto che non da fortino. Scarsissima, inoltre, la sua propensione agli infortuni dato che si conta solo uno strappo muscolare di appena un mese nella primavera 2010.
Dal punto di vista strettamente di mercato, invece, Perotti ha un contratto blindato fino al 2015 con il club andaluso e la proprietà ha sparato inizialmente delle cifre monstre per imbastire la trattativa con Corso Galileo Ferraris. Diciamolo subito: Perotti non vale 20 milioni e nemmeno 15, mentre potrebbe trattarsi di un buon acquisto a quota 12 e ottimo a cifre più bassi, ancorchè improbabili. Non dimentichiamo, oltretutto, che dato il suo probabile affetto verso le sue radici calcistiche interamente legate all’attuale tecnico Manolo Jimenez difficilmente il ragazzo si impunterà per venire in Italia e lo stesso riscatto di soli 200.000 euro girati dal Siviglia al Deportivo Moron lo rendono una golosissima plusvalenza che in Andalusia peseranno con dovizia. Perotti, oltretutto, è non è gestito da un singolo procuratore ma di un pool che fa capo alla società “U1st Sports” che gestisce moltissimi talenti spagnoli e messicani tra cui il neo portiere del Manchester United David De Gea, ma che considerano Perotti un vero e proprio gioiello della casa. Portarlo a Torino, insomma, può essere considerato un buon investimento se chiuso a cifre accettabili. Si tratta di promessa, non certezza.
Alan Conti
Via della Vigna: in arrivo l'esproprio?
Il tempo è scaduto e adesso nella partita politica per l’apertura della sbarra di via della Vigna cominceranno a entrare in gioco le carte pesanti. Variante urbanistica e quindi esproprio sono le prossime mosse che il consiglio comunale potrebbe spedire sul tavolo della giunta e della commissione competente. Il gong, infatti, è suonato allo scadere dei 90 giorni della delibera-mozione approvata il 3 maggio che impegnava la giunta ad attuare iniziative atte all’istituzione di una servitù di passaggio da e verso l’ospedale. Il voto favorevole di 29 consiglieri (10 i contrari e 5 gli astenuti) pretendeva una risposta entro il primo di agosto ma, ad eccezione di un documento di rimprovero redatto dalla commissione di mobilità che invitava l’assessore Judith Kofler Peintner a prendere di petto la situazione, nulla si è mosso concretamente. E’ lo stesso Guido Margheri, consigliere di Sel e primo firmatario della delibera primaverile, ad annunciare il prossimo utilizzo dell’artiglieria pesante. "Presenteremo una variante urbanistica di iniziativa consiliare, con una precisa valutazione degli espropri, destinata a fare il suo percorso istituzionale tra consiglio, commissione e giunta. Non si tratta più di generiche approvazioni di indirizzo, ma di veri e propri atti concreti". Dopo le mozioni di novembre e maggio, dunque, le possibilità che sia lo stesso consiglio comunale a prendere in mano il pallino del gioco aumentano considerevolmente, anche alla luce dell’introduzione di un emendamento sul caso analogo di un cancello che impedisce un sicuro approdo al Centro Lungodegenti di Firmian. L’aggiunta della querelle in via Castel Firmiano, accompagnata dalle 500 firme raccolte tra utenti e familiari della struttura, è stata voluta da Maria Teresa Tomada e Paolo Bertolucci del Pdl rendendo di fatto il documento bipartisan. "Siamo pronti a discutere – conferma Tomada - purchè si tratti di un’azione veloce e capace di comprendere entrambe le situazioni. Certo, il rischio è che la procedura d’esproprio vada troppo per le lunghe, quindi sarebbe preferibile l’immediata istituzione di una servitù di passaggio". Stretta, dunque, la tempistica: "In questi tre mesi – riprende Margheri – non siamo certi rimasti con le mani in mano, quindi riteniamo che entro la fine dell’anno la proposta di variante urbanistica sia in grado cominciare il suo iter. Nessuno si dichiari sorpreso perché si tratta di un’iniziativa che avevamo annunciato la sera stessa in cui la delibera fu approvata. Nel periodo d’attesa non si è andati oltre le generiche affermazioni di una “mobilità dolce come priorità assoluta”, ma nel concreto non si è ravvisata la volontà di risolvere la situazione una volta per tutte". Assodata la volontà di chiudere la questione con il pugno di ferro di parte del consiglio, resta da scoprire la reazione della maggioranza. Non è un mistero, infatti, che l’Svp comunale veda come fumo negli occhi il possibile esproprio, tanto che il vicesindaco Klaus Ladinser in aula ha etichettato la discussione come "una polemica che sembra nascere da una discordia etnica". Pesa, chiaramente, anche la presenza del maso del presidente del consiglio Luis Walcher lungo via della Vigna. Nessuna certezza nemmeno nelle fila del Pd, letteralmente spaccato nel voto primaverile con l’astensione di Sergio Bonagura, Mauro De Pascalis, Franca Berti e Miriam Canestrini, la contrarietà del sindaco Spagnolli e l’approvazione di Ubaldo Bacchiega. Il consigliere Primo Schönsberg, addirittura, votò contro pur essendo firmatario della mozione. In piazza Domenicani, insomma, la proposta di variante potrebbe innescare una bomba a orologeria e il sindaco Luigi Spagnolli, capace di trovare nei giorni del voto la chiave per alzare la sbarra, frena sensibilmente. "Non ho nessuna intenzione di portare la questione in tribunale – la dichiarazione durante la discussione della mozione – perché allungherebbe troppo i tempi e continuo a preferire uno sbocco condiviso con i proprietari". I tempi, però, si allungano ugualmente.
venerdì 19 agosto 2011
Poste: a Don Bosco ritardi continui
BOLZANO. Fatture in ritardo, cedolini delle bollette o dell'affitto già scaduti e promozioni dei supermercati ormai superate da settimane: nella zona di via Sassari la consegna della posta è sempre più irregolare. A denunciare un disagio che mette in difficoltà attività e semplici contabilità familiari a Don Bosco sono i residenti del quartiere. Mario Spaccavento si presenta con una rivista in mano fresca fresca di cassetta delle lettere. «E' un mensile e oggi mi è stato consegnato il numero di giugno. Le Poste devono rendersi conto che, mancando ai loro doveri, arrecano dei danni commerciali a chi si affida a loro». Non è facile nemmeno per chi ha una propria attività e deve contare su una certa puntualità nel recapito delle fatture. «Da via Galvani - interviene Rudi Rizzato - spedisco settimanalmente tra le 300 e le 400 fatture a Bolzano città. La stragrande maggioranza accusa almeno una decina di giorni di ritardo». Difetti che possono cambiare le abitudini professionali. «Con i miei fornitori - spiega il barista Roberto Polli - cerco sempre di saldare immediatamente per non dovermi affidare al servizio postale. Una situazione ridicola». Vincenzo Fontanella da via Ortles racconta un ulteriore malfunzionamento. «Per tutta la settimana la cassetta della posta resta deserta, poi in un solo giorno arriva tutta la corrispondenza di sette giorni: va da sé che alcuni bollettini siano già scaduti. Non capisco se la responsabilità sia dei singoli portalettere oppure dell'organizzazione complessiva, senza contare la spiacevole novità che ci obbliga a ritirare tutto nel solo centro di smistamento di via Similaun e non più nelle singole filiali». L'azienda ribatte: «A Don Bosco non registriamo problemi particolari nella distribuzione». Qualcuno punta il dito sulla riorganizzazione che sta interessando il capoluogo altoatesino oppure sull'inesperienza di alcuni giovani portalettere stagionali. «La prima dovrebbe ormai essere in dirittura d'arrivo, mentre i secondi sono molti meno rispetto al passato. La tendenza è di favorire i lavoratori a tempo indeterminato». Qualche particolare in più lo dà Antonio Poddesu della Uil. «Qualche disguido potrebbe verificarsi perché l'azienda sta ultimando in questi giorni l'assunzione di 25 nuovi dipendenti».
Radiografia di via Garibaldi
Tre quarti del condominio di via Garibaldi è abitato da stranieri e dietro le porte di tre abitazioni su quattro dell’edificio trovano casa famiglie o gruppi di immigrati. Numeri di un fenomeno determinato in larga parte dai proprietari altoatesini che trovano conveniente affittare le proprie porzioni materiali a chi arriva da lontano e cerca semplicemente un posto letto come primo approdo. Non è un caso che il 43,8% della superficie calcolata in millesimi (317,500) risponda a queste caratteristiche che, evidentemente, soddisfano l’esigenza di bypassare un valore di mercato dell’immobile precipitato negli ultimi anni. Data l’impossibilità di guadagnare realmente qualcosa attraverso la vendita, il ragionamento diffuso, tanto vale cercare di affittarlo, magari puntando a un incasso maggiore attraverso l’aumento degli inquilini. Si innesca così il meccanismo della domanda e dell’offerta. Una tendenza che vale sia per i proprietari italiani sia per quelli tedeschi dato che, basandosi sui cognomi, sembrano essere rispettivamente 10 e 5 i padroni che incassano ogni mese rate da mani di extracomunitari o stranieri. Incide sulla quota totale del 75,5% di superficie abitata da non altoatesini anche il fenomeno dei proprietari stranieri che abitano nella propria casa o che affittano a connazionali o altri immigrati. Il 25,8%, pari a 187 millesimi, è dato dai residenti stranieri proprietari e altri 43 millesimi (5,9%) sono da inserire nella casella “stranieri che affittano a stranieri”. Risultato? La componente altoatesina che possiede e vive nel proprio appartamento in via Garibaldi 20 è ridotta al lumicino con il suo misero 24,4% dei millesimi totali, pari a 177,000. Una netta minoranza che si riflette a livello meramente matematico sulle decisioni da prendere in assemblea condominiale, ma che ha anche chiari riflessi sulla logica di organizzazione sociale all’interno del condominio. Oltre alle sensazioni, quindi, sono proprio i numeri a testimoniare una varietà di culture, abitudini ed estrazioni che solo nell’isola utopica di Tommaso Moro non possono generare perlomeno delle difficoltà di convivenza.
Guardando la spartizione delle proprietà da un punto di vista limitato ai singoli proprietari, quindi senza contare l’estensione in millesimi, le cifre rimangono sostanzialmente in linea con il quadro generale. Su 39 padroni totali, infatti, 12 (il 30,7%) sono altoatesini, 10 stranieri (25,6%), 15 (38,4%) altoatesini che affittano a stranieri, 2 (5,1%) stranieri che affittano a stranieri. Sommando le varie voci, insomma, esce un quadro del 69,2% di proprietà abitate da inquilini immigrati contro il 30,7% degli altoatesini. I numeri, come spesso accade, non raccontano tutto: né il singolo numero dei proprietari né l’estensione in millesimi, infatti, restituiscono la cifra esatta del rapporto effettivo tra gli inquilini. La compresenza anche di decine di inquilini nella stessa abitazione non trova riscontro statistico ed è quindi molto probabile che l’effettiva proporzione degli abitanti sia ben più sbilanciata rispetto al 75,5-24,4 stabilita dalla semplice spartizione della superficie totale. Non solo, i calcoli dei documenti d’amministrazione non tengono in conto la divisione dei millesimi in unità abitative: non esiste, per intenderci, una somma dei singoli appartamenti. Alcune porzioni, soprattutto nella categoria degli affitti altoatesini a stranieri, sono talmente estese da lasciar supporre una molteplicità di abitazioni sotto lo stesso titolare, il che è ulteriore elemento di possibile squilibrio nel rapporto tra altoatesini e stranieri. La categoria degli “stranieri”, inoltre, include una molteplicità di nazionalità che è già di per sé un’ulteriore complicazione sociale date le differenze linguistiche e culturali. L’unico dato a disposizione in questo senso può essere estrapolato dai nomi dei proprietari chiaramente non italiani o tedeschi. Una decina, infatti, sembrano cognomi tipici della zona del Maghreb, mentre altri due sono di chiara matrice asiatica.
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TUTTI I NUMERI:
INFOGRAFICA
39 proprietari di porzioni materiali
12 proprietari altoatesini (30,7%)
10 proprietari stranieri (25,6%)
15 proprietari altoatesini che affittano a stranieri (38,4%), secondo cognome 10 italiani e 5 tedeschi.
2 proprietari stranieri che affittano a stranieri (5,1%), secondo cognome un asiatico e un africano
27 porzioni abitate da inquilini stranieri (69,2%)
12 porzioni abitate da inquilini altoatesini (30,7%)
724,500 millesimi di superficie
177,000 millesimi abitati da proprietari altoatesini (24,4,%)
187,000 millesimi abitati da proprietari stranieri (25,8%)
317,500 millesimi abitati da stranieri in affitto da altoatesini (43,8%)
43,000 millesimi abitati da stranieri in affitto da stranieri (5,9%)
547,500 millesimi abitati da stranieri (75,5%)
177,000 millesimi abitati da altoatesini (24,4%)
A chi sporca multa da 5 euro
BOLZANO. Poche regole ma rispettate da tutti. Per riuscire a recuperare alla collettività uno spazio urbano dato per perso, bisogna avere le idee chiare e un senso civico consolidato. A "Gandhi beach" non si fanno sconti: chi sporca, o lascia sporco, si auto-multa di 5 euro. Qui non ci sono vigili urbani o amministratori di condominio. «Questo è uno spazio di tutti - spiegano Sergio Tireni e i suoi amici -, che ha senso proprio perché tutti ci teniamo nello stesso modo. Lo sentiamo come una cosa nostra. Quindi, lo curiamo. Ci teniamo, insomma». Un esempio che potrebbe essere seguito da altri. Esempi di spiagge "autogestite" negli anni scorsi si sono avuti anche sul Talvera. (a.c.)
Benvenuti a «Gandhi Beach»
di Alan Conti
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BOLZANO. La chiamano "Isola di Gandhi", ma potrebbe tranquillamente essere considerata il "Bagno di Sergio" o la spiaggia di Bolzano. Quello che Sergio Tireni, detto "Gandhi" per la somiglianza con il noto pacifista, e un gruppo di abitanti di Don Bosco sono riuscito a fare, ha dell'incredibile. Da soli, armati di pale, rastrelli e sacchi di sabbia, hanno recuperato una zona praticamante lasciata a se stessa. Oggi, lungo la riva destra dell'Isarco tra ponte Palermo e ponte Resia ci sono di fatto tre spiagge curatissime. La prima, quella che più somiglia a un litorale, è caratterizzata dalla sabbia e funge da solarium per gli amanti della tintarella, mentre la seconda e la terza somigliano più a delle calette che sono state letteralmente costruite dalla mano umana. «Ho cominciato - spiega "Gandhi" - trasportando la sabbia con i secchi e disponendo diversi sassi che fungessero da argine. Poi ho colorato le pietre, raccolto vecchie sedie, sistemato delle assi in modo da formare dei tavoli, predisposto un piccolo spazio nel fiume utile come frigorifero e aggiunto nuova sabbia». Il tutto assieme alla moglie Doretta e all'amato cane Charter. Da pochi amici che erano, la comunità si è allargata a più di venti persone. Si comincia con l'accorgersi del posto durante la passeggiata con Fido, la volta dopo ci si ferma per due chiacchiere e alla terza ci si ritrova già inseriti in una squadra di briscola per il torneo quotidiano. Avanti così, tutti i giorni, dalle 16 fino al tramonto. Un "club" aperto a tutti, senza alcun tipo di preclusione, tantomeno d'età. La sponda dell'Isarco, infatti, riesce dove falliscono fior di progetti sociali ben remunerati: creare dei ponti intergenerazionali. Un gruppetto sedicenni ha seguito l'esempio di Tireni e pochi passi più avanti è partito da una semplice panchina in riva al fiume per costruire argine, sedie, tavolini, panche e ripostiglio. «C'è sembrata subito una buona idea - raccontano gli adolescenti che salutano "Gandhi" e i vicini di spiaggia come fossero parte della compagnia - e abbiamo cercato di creare qualcosa di nostro». C'è un aspetto determinante per tutti e risponde al nome di "pulizia". In questo senso Sergio e i suoi amici regalano un servizio alla città in un tratto dove un tempo c'erano sporcizia, siringhe e cattive frequentazioni a farla da padrone. «Ciascuno di noi si occupa di bonificare un poco, buttando via cartacce e sporcizia. Rifiuti e schifezze compaiono ogni giorno, ma già oggi abbiamo raggiunto uno standard inimmaginabile quando abbiamo iniziato. Certo che se il Comune mandasse una cooperativa per due ore la settimana sarebbe perfetto...». La spiaggia, dunque, ha ormai superato il classico luogo della passeggiata con i cani o l'essere un'alternativa per chi, in tempo di crisi, non può o non vuole permettersi un bagnasciuga reale. Testimonianza lampante è la pizzata serale di gruppo in programma la sera. «Chi perde le partite a briscola - continua Sergio - paga un euro. Quando arriviamo a 30 organizziamo la cena tutti insieme e si resta qui fino a mezzanotte, anche a testimonianza che frequentando i luoghi si crea sicurezza a qualsiasi ora». C'è, comunque, un'altra fonte di finanziamento: chiunque venga colto a sporcare o a non rispettare l'ambiente deve scucire cinque euro, ragazzini compresi. Nessuna costrizione, la donazione avviene in modo automatico. Camminando con Sergio su questa riva tre anni fa difficilmente si sarebbe potuto ipotizzare un simile successo: ora manca davvero solo il nome alla caletta, ma Tireni non ha ancora provveduto a un battesimo ufficiale. Ci pensano, però, gli amici: «E' stata una sua invenzione. Per noi questa è l'Isola di Gandhi». 14 agosto 201
sabato 13 agosto 2011
Dopo 100 giorni Ale torna a Bolzano
Bolzano riabbraccia il piccolo Ale e lo fa in un giorno particolarmente simbolico. Alessandro Polì è il bambino di 11 anni che tutta la città ha adottato nella sua lunga lotta alla leucemia culminata con il trapianto di midollo osseo operato a Padova ai primi di maggio. Da allora Ale è rimasto in Veneto, sempre sostenuto dalla sua famiglia e dalle migliaia di persone che quotidianamente seguono la sua storia attraverso il gruppo di Facebook curato dalla mamma Emanuela Imprescia. Allo scoccare del centesimo giorno, però, ecco la buona notizia: Alessandro ha potuto far ritorno a casa per un weekend lungo, fino a martedì. La presenza quotidiana a Padova, infatti, è in questa fase particolarmente importante dato che permette un’analisi costante di Alessandro al fine di prevenire qualsiasi insorgere di virus, pericolo sempre in agguato per un organismo dalle basse difese immunitarie. La prospettive dei quattro giorni da passare a casa sua, con mamma, papà, fratelli e nonni, però, è un regalo per tutta la famiglia Polì. “Un bel momento – racconta mamma Emanuela – che ha regalato nuova carica anche ad Ale. Siamo stati all’ospedale e siamo stati accolti da uno striscione che recitava “Bentornato Alessandro”: ci siamo sentiti davvero a casa. Qui siamo circondati dagli affetti e da un’attenzione che a Padova, comprensibilmente, dati i grandi numeri è difficile pretendere”. Curioso, invece, il fuoriprogramma di giornata: “Verso le 13, quando i clienti sono pochissimi, ho accompagnato Ale al supermercato. E’ stato bello e dopo mi ha confidato di aver trascorso “una giornata molto intensa”. A Padova era spesso stanco, qui sembra aver trovato nuove energie e sta ricaricando le batterie”.
Emanuela, come sempre, vive questa sfida a tutto tondo, impegnandosi a spiegare per filo e per segno quanto accade. Con noi rinnova la consueta disponibilità. “La soglia dei 100 giorni, per la verità, oltre a rappresentare un numero tondo è da molti considerata un traguardo significativo. Non le nascondo che abbiamo incontrato delle difficoltà perché Alessandro ha avuto un “attecchimento non brillante” che comporta dei valori bassi nel sangue e mette il sistema immunitario in una situazione precaria”. In un quadro simile si aggiunge la possibile riattivazione di alcuni virus. “Sia quelli di Alessandro sia quelli della donatrice possono ricomparire, come accaduto con la mononucleosi. Ovviamente nel caso bisogna intervenire con terapie d’urto e analizzare costantemente i valori per accorgersene in tempo”. Da qui la necessità di non allontanarsi troppo da Padova: “A giorni alterni vengono effettuate varie analisi di controllo. Oggi Ale pesa 24 chili ed è comunque impensabile sottoporlo a viaggi di 600 chilometri tra andata e ritorno ogni due giorni. Con lo scorrere del tempo, però, anche gli screening potranno diradarsi e il ritorno a Bolzano potrebbe diventare abbastanza definitivo”. Nel festeggiare un Ferragosto dal segno positivo, comunque, Emanuela ha voluto lasciare i propri ringraziamenti personali in un post all’interno del gruppo di Facebook, senza dimenticare di rimarcare l’aspetto centrale di tutto, ovvero il valore della donazione. “Un grazie – si legge nell’intervento – a tutti voi che siete con abnegazione ancora qui accanto a noi, grazie a tutti coloro che hanno permesso questa rinascita: la donatrice in primis che alloggia già nei nostri cuori, i medici ed il personale ospedaliero grazie ai quali il miracolo s’è compiuto, i nostri compagni di sventura che ci hanno sostenuto e condiviso con noi il viaggio, tutti i donatori perchè si sono resi disponibili a donare il tempo per vivere a chi ha incontrato o incontrerà queste sventure, i volontari che non si stancano mai di diffondere il messaggio, quelli che ci stanno ancora pensando perchè sento che la carezza di Ale li sta portando ad una decisione bellissima, la famiglia stretta perchè senza di loro il percorso sarebbe stato distruttivo e quella allargata, ovvero tutti voi, perchè questo siamo, una grande famiglia allargata accomunata da amore, solidarietà e rispetto per la vita. Grazie”.
venerdì 12 agosto 2011
Debole terremoto in val Gardena
Terremoto con magnitudo di 2,7 gradi della scala Richter martedì mattina nella zona della Val Gardena. La scossa, avvertita alle 10.39, è stata registrata alle coordinate 46.531°N e 11.74°E e a una profondità di 10 chilometri. Sono stati in pochi, comunque, i cittadini che se ne sono accorti e non si sono registrati danni a cose o persone. A darne notizia, però, sono stati i macchinari dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che ha individuato proprio nel distretto sismico delle Dolomiti la zona di maggiore intensità. Sul sito specializzato, inoltre, il sisma viene localizzato con precisione e la lista dei comuni nel raggio di 10 chilometri dall’epicentro figurano Selva, Santa Cristina e Ortisei. Tra i 10 e i 20 chilometri, invece, si trovano Badia, Castelrotto, Corvara, Funes, Laion e Velturno.
Alan Conti
Posta in ritardo di un mese in via Sassari
“Oggi ho ricevuto tutta la posta di due mesi fa: offerte promozionali del supermercato Metro, riviste e lettere personali”. Roberto Polli, titolare del bar “Tiziana” in via Sassari si è stufato dei disservizi delle Poste Italiane e ha deciso di alzare la voce per tutti. “E’ già successo altre volte che solo dopo due mesi potevo visionare la mia corrispondenza. Il ritardo ha dell’incredibile e viene quasi da ridere”. Già, peccato che vi siano delle evidenti controindicazioni. “Al di là delle lettere amministrative di cui è facile immaginare l’importanza di una celere tempestività, mi capita di ricevere oggi le promozioni della Metro di giugno. Può sembrare banale, ma per un’attività come la mia può essere importante conoscere questo tipo di promozioni. Il problema, comunque, è esteso a tutta la nostra zona, come mi confermano moltissimi miei clienti. C’è, addirittura, chi riceve le bollette già scadute”. Le Poste sono state avvertite a suo tempo. “Quando capitò qualche settimana fa – racconta Polli – telefonai alla Metro perché sapesse che le sue pubblicità venivano rese carta straccia dai ritardi delle Poste e avvertì il postino di riferire a chi di competenza del fastidioso disservizio. Non è arrivata nessuna risposta o spiegazione, così non resta che rivolgersi ai giornali per ottenere ascolto”. Il periodo, comunque, non è dei migliori all’interno dell’azienda delle Poste. Già a maggio, infatti, alcuni residenti di Casanova si lamentarono del ritardo di venti giorni di alcune raccomandate giustificato dalla sede centrale come “disagio dovuto alla riorganizzazione che sta interessando il territorio di Bolzano”. L’assetto logistico e di recapito, infatti, è stato sensibilmente modificato, ma a molti mesi di distanza sarebbe lecito aspettarsi l’assimilazione di alcune novità. “Macchè – chiude Polli – comunque che non si tratti dei vaneggiamenti di alcuni residenti lo dimostrano indirettamente alcune banche che, pur di sottrarsi alle incognite delle Poste, hanno affidato la distribuzione delle proprie comunicazioni a delle aziende private di settore”.
Alan Conti
Via Garibaldi, alloggi invivibili?
Il primo passo è di azzerare la presenza di scarafaggi e cimici, poi si vedrà come procedere a livello istituzionale per ripristinare le condizioni igienico sanitarie minime all’interno di alcune abitazioni del condominio “Garibaldi 20”. Puntuale nell’androne di casa si è presentato ieri Andreas Flor, dipendente della ditta “Eco San” di Appiano incaricata della disinfestazione dall’amministratore di condominio. L’abbiamo accompagnato. Che non si tratti di un edificio come gli altri, comunque, è subito piuttosto evidente quando Yussuf (nome di fantasia) ci invita a entrare nella sua abitazione. Cucina fatiscente, mobili vecchi ormai buoni solo per la raccolta differenziata, bagno vecchio con soffitto ricoperto di muffa, sporcizia diffusa e una camera con sei letti a castello, ciascuno di differente fattura, cui va aggiunta una brandina aperta nel salotto. In totale fanno sette coinquilini in poco meno di due stanze più angolo cucina: dato confermato da un foglio in cucina che sancisce la spartizione di alcuni scaffali. Yussuf, 33 anni senegalese con moglie e due figlie a Dakar, ci guarda e intuisce una certa sorpresa. “Purtroppo le nostre condizioni sono disumane, avete ragione, ma molto spesso si tratta di conseguenze inevitabili”. Non racconta come mai abbia deciso di lasciare il Senegal, ma da lì in poi per lui la vita s’è fatta una parete verticale. “Questo appartamento è un buco che difficilmente si può definire casa, eppure a 100-150 euro più le spese per il posto letto è quanto di meglio possiamo permetterci. In totale paghiamo circa 800 euro a un proprietario italiano: possibile, però, che nel vostro Paese non esistano dei controlli sullo stato degli immobili affittati? In troppi speculano sulle nostre difficoltà”. Se ci fossero questi controlli, per la verità, Yussuf difficilmente sarebbe ancora qui. “Non ho nessun documento, quindi non posso trovare un lavoro, ma se non trovo un lavoro nessuno mi rilascia i documenti necessari per avere un briciolo di autonomia e provare a lasciare questo posto. E’ un circolo vizioso e c’è chi ne approfitta chiedendo dei soldi per spacciarsi da datore di lavoro e facilitare così le procedure per i permessi di soggiorno. A me sono stati sottratti circa 1.000 euro pochi mesi fa”. Inevitabile, quindi, vivere di espedienti: “Faccio il venditore ambulante e cerco di pagarmi l’affitto, in attesa di qualche buona novità”. Ben presto, però, l’oggetto della discussione torna a essere la casa: “Non è un bel posto e sappiamo che le condizioni igieniche sono al limite. Gli stranieri di Bolzano, però, sanno tutti che qui possono trovare un primo approdo e come tale trattano questo edificio”.
Nello sporco, intanto, saltano fuori gli insetti che Flor sterminerà. “Spariamo – spiega – un prodotto a forte attrattiva alimentare che attira la blattella germanica. Una volta che lo scarafaggio mangia la pasta passano alcuni minuti prima che il veleno faccia effetto. In questo modo la blattella, che ha un raggio d’azione piuttosto ridotto, può tornare in tana e morire lì. Nutrendosi della sua carcassa l’intera colonia viene colpita”. Proprio in via Garibaldi, però, ci sono due grossi problemi: “La blattella ha una capacità riproduttiva molto sviluppata, quindi sarebbe necessario intervenire in quante più abitazioni possibili ma non tutti ci permettono di entrare. Abbiamo scoperto, inoltre, che nelle case sono state avvistate anche le cimici da letto che colpiscono di notte e sono molto più complesse da eliminare. Il lavoro sarà lungo”. Alcuni proprietari italiani, inoltre, non ne vogliono sapere della disinfestazione, ma oggi pomeriggio Flor tornerà a spiegare quanto sia necessario intervenire pure nelle unità abitative dove non s’è mai registrata la presenza degli insetti. Date le condizioni critiche, però, viene da chiedersi se l’Azienda Sanitaria non possa imporre un intervento generale di imperio. “E’ un meccanismo di permessi complesso – si smarca Flor – e bisogna chiedere alle Autorità. Certo noi siamo pronti e attrezzati per farlo”.
Il comitato di inquilini, intanto, non si ferma e dopo l’annuncio di una class action di difficile attuazione promette di rivolgersi alla procura della Repubblica. “Dal punto di vista giuridico sappiamo che la Questura non ci può fornire i dati completi dei controlli – spiegano i portavoce – fino a quando non apriamo una causa che impone une certa spesa. Stiamo ragionando sul da farsi, anche perché non vogliamo che venga messo un cappello politico al nostro disagio. Sicuramente ci rivolgeremo al presidente della Provincia Luis Durnwalder e alla procura della Repubblica per verificare che tutti i controlli siano stati fatti in modo preciso e compiuto”. Spunta, invece, una cifra di mercato: “Per un’abitazione di 80 metri quadri sono stati offerto 105.000 euro: una valutazione davvero risibile per una realtà come Bolzano”. Non si placa, infine, la polemica con il Comune: “L’assessore Mauro Randi ignora che da anni ci viene negata la possibilità di istituire una commissione mista di inquilini, mentre il collega Luigi Gallo dovrebbe fornire dei dati statistici su interventi e sanzioni prima di indicare via Garibaldi come la strada più controllata dell’Alto Adige. Chiediamo semplicemente che la situazione venga discussa prima possibile in consiglio comunale e che sia lo stesso sindaco Luigi Spagnolli a prendere una posizione ufficiale come ha celermente fatto per un sito disabitato come il bunker”.
Alan Conti
martedì 9 agosto 2011
I commercianti di via Puccini: siamo penalizzati
BOLZANO. Il "fermate le ruspe" di qualche anno fa lungo via Puccini e nelle vicinanze del supermercato "Poli" a Firmian ha già mietuto qualche vittima nonostante le pronte rassicurazioni in arrivo dalla "Habitat". Il bar "Tom", per esempio, è passato in mano alla gestione cinese di Yu Xiao Xiao pochi mesi fa, ma più volte in passato i vecchi titolari Roland e Roswita Larcher avevano indicato i palazzoni abbandonati come un fattore fortemente penalizzante per la loro attività. «L'hanno riferito anche a me in fase di trattativa - spiega Yu Xiao Xiao - e concordo con il loro punto di vista». David Masiero, poco più in là, conferma: «Abito qui dal 2005 e credo siano almeno cinque anni che il cantiere in via Puccini è letteralmente immobile». Chi intanto ha dovuto arrendersi è la latteria, come spiega il titolare dell'ottica "Made in Cadore" Cristian Baldovin: «Purtroppo ha chiuso. Non è un mistero, comunque, che un simile scenario scoraggi chiunque abbia la voglia di aprire un nuovo negozio in questa strada». Si allinea al pensiero dei colleghi Lucrezia Cuzzilla, titolare del salone "Luk-Y" assieme alle dipendenti Corinne Bruno e Valentina Dalpiaz. «E' un disagio non da poco. Pur non lamentandomi del lavoro, sarebbe bello vedere l'impatto di decine di nuove famiglie e di un condominio finito lungo via Puccini. Se non altro permetterebbe di accrescere l'appeal della strada. Improbabile, invece, che l'abbandono del cantiere possa diventare un problema di sicurezza o di ordine pubblico: immaginiamo sia fatto secondo i crismi dei vari regolamenti». Simbolica la storia di Valentina Vardilli che insieme al fidanzato ha aperto la cartoleria "L'ape sapiente". «Siamo una giovane coppia che ha deciso di investire su Firmian. La scelta, però, è stata fatta guardando al lungo periodo e contando su quello che era il progetto ultimato del quartiere. E' fondamentale, soprattutto per un'attività come la nostra, che il lotto residenziale porti nuove famiglie su cui poter contare». (a.c.)
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