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domenica 7 agosto 2011

Via Garibaldi fa causa al Comune di Bolzano


di Alan Conti
BOLZANO. Una class action per chiedere al Comune i danni dovuti alla svalutazione patrimoniale degli immobili. E' questa la nuova ipotesi presentata da un gruppo di residenti del condominio al civico 20 di via Garibaldi, al centro di una polemica tra Provincia e Comune. I fattori di degrado sono tanti: dalle scarsissime condizioni igieniche di alcuni appartamenti sovraffollati alla difficile relazione sociale tra gli italiani e i tanti stranieri. Il piccolo che si è costituito ha intenzione di raccogliere tutta la documentazione circa ipotetici mancati interventi o inadempienze del Comune e allegarli a una richiesta di risarcimento danni rivolta all'amministrazione.

Qualcuno ha anche già avviato contatti informali con l'avvocato e consigliere provinciale Pdl Maurizio Vezzali che definisce l'azione» «difficile, ma non impossibile». Gli assessori comunali Luigi Gallo e Mauro Randi, nel frattempo, si difendono giudicando via Garibaldi "la strada più controllata dell'Alto Adige" e rilanciando la volontà di progetti che siano incisivi per rasserenare la situazione.

«Adesso tocca a noi muoverci in prima persona - annuncia il residente Stefano Favaro nell'androne del condominio in via Garibaldi - perché così non possiamo andare avanti. Intendiamo, quindi, raccogliere tutta la documentazione che attesta le inadempienze comunali dopo le nostre segnalazioni per richiedere un risarcimento danni. Ho provato, infatti, a vendere l'appartamento, ma il mercato è inesistente o a prezzi ridicoli. Quando lo acquistai, però, non erano queste le condizioni d'investimento. Perché, per esempio, è stata concessa l'abitabilità a vecchi uffici che oggi si sono trasformati in dormitori?

Verranno chiamati alle loro responsabilità anche quei proprietari che affittano a cuor leggero e non si curano dei destini del condominio». Difficoltà confermate dall'agenzia cittadina "Centocase" che ha avuto in consegna l'appartamento: «La zona è davvero complessa a livello ambientale, con delle controindicazioni evidenti che pesano sia sull'appeal sia su valutazione e offerte. Emblematico come ci siano tantissimi stranieri che chiedono espressamente di non acquistare o sistemarsi in affitto in quell'edificio».

Spesso, quindi, la scelta si riduce al vendere le mura o rassegnarsi a una svalutazione vertiginosa. Il primo parere legale, come detto, è stato chiesto con una chiacchierata informale all'avvocato e consigliere provinciale in quota Pdl Maurizio Vezzali. «Non avendo ancora in mano nessun tipo di documento posso dire che in astratto la richiesta è possibile, anche se davvero dura. I nodi da risolvere, infatti, sarebbero due: da una parte capire se vi siano comportamenti antigiuridici da parte dell'amministrazione e dall'altra dimostrare la causalità di questo con l'eventuale deprezzamento. Spero, comunque, di incontrarmi personalmente con i residenti per avere un quadro più preciso della situazione».

La situazione, insomma, è fluida. Il Comune però non ci sta a recitare il ruolo dell'agnello sacrificale e reagisce in modo abbastanza veemente alle sollecitazioni dell'assessore provinciale alla sanità Richard Theiner e del difensore civico Burgi Volgger. «I controlli sono frequentissimi - spiega l'assessore comunale ai lavori pubblici Luigi Gallo - e oserei affermare che via Garibaldi è la strada più controllata dell'Alto Adige. L'Asl fa il suo lavoro, mentre noi, forse, potremmo intervenire in modo più deciso per quanto concerne l'arredo urbano.

Alcune migliorie, evidentemente, si possono fare e cercheremo di realizzarle. Sull'insediamento sociale, invece, il Comune non ha alcuno strumento a disposizione per negare la residenza a qualcuno, poiché come discrimine vige la semplice attestazione della presenza in casa. La regolarità degli affitti, invece, è competenza delle forze dell'ordine».

Sulla stessa linea è Mauro Randi, assessore alle politiche sociali. «Dire che il Comune è fermo è semplicemente un'inesattezza dato che stiamo monitorando e seguendo la situazione con una certa costanza. Il problema, a mio avviso, è il mancato riconoscimento o conoscenza di alcune regole interne che andrebbero condivise per una buona convivenza. Ora cercheremo di avviare dei contatti con i residenti italiani e stranieri attraverso la Consulta immigrati, per favorire dei progetti formativi o percorsi educativi che vadano in questa direzione».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
6 agosto 2011

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