I negozianti di Laives ora si interrogano sul futuro |
LAIVES. La cittadella è ormai alle spalle e il commercio di Laives ora si ritrova nudo a interrogarsi sul proprio futuro. Se per mesi il dibattito politico si è praticamente cristallizzato attorno allo stadio e alle rispettive fazioni, ora Laives si trova a fare i conti con una serie di nodi determinanti da sciogliere. Di tante opinioni, un paio sembrano essere largamente condivise da esercenti e commercianti: qualcosa deve cambiare per migliorare e bisognerà essere in grado di governare gli inevitabili cambiamenti che comporterà l’apertura della nuova variante. Che ne sarà di via Kennedy? Riuscirà Laives a tenere testa al difficile confronto con Bolzano sul campo dell’appeal? Tra gli stessi commercianti si troverà la necessaria compattezza per presentare iniziative comuni ed efficaci? Punti di domanda che non potranno essere riempiti solo dall’amministrazione.
Tonino Gencarelli, titolare del bar “H Sign”, parte proprio dalle novità viabilistiche. "A oggi paghiamo il troppo traffico su via Kennedy, con l’aggiunta di trattori e mezzi agricoli che potrebbero benissimo essere dirottati sulle vie Marconi e Hofer. La variante potrebbe migliorare il quadro generale e consentire una riqualificazione contestuale dei marciapiedi che oggi non sono né sicuri né confortevoli. Elda Paolazzi dell’Unione Commercio sostiene che qui siamo solo pochi bar, ma così dimentica le esigenze dei negozi di abbigliamento che hanno bisogno di visibilità". Si concentra sugli orari, invece, Marco Cleva da “K-Style”: "Bisognerebbe proporre qualcosa di diverso, magari prolungare l’apertura oltre le 19 per permettere gli acquisti a chi torna da Laives. Noi stessi, comunque, dobbiamo coordinarci maggiormente perché solo con iniziative comuni possiamo essere incisivi. Prendiamo la festa della mela: la gente non sapeva chi e quando era aperto e siamo andati incontro a un buco nell’acqua. Inevitabile date le premesse". Fucina di idee è il bancone di “Tentazioni di Trilli” dove troviamo Hema Furlato. "Si potrebbe realizzare una piccola guida all’acquisto con tutti i negozi di Laives da distribuire ai tanti turisti natalizi oppure stampare manifesti di grandi dimensioni che catturino l’attenzione degli automobilisti in transito. Dobbiamo imparara a promuoverci da soli". "Non c’è cura né spazi – la disamina pessimista di Maurizio Lubian, residente e Laives e titolare in passato di un negozio a Bronzolo – all’interno di una cittadina che favorisce i pochi contadini, come dimostra la vicenda cittadella. Fare una manifestazione, inoltre, significa affrontare una trafila burocratica infinita capace di fiaccare chiunque". Laives, però, manca di punti di ritrovo. "Ci vorrebbe un circolo ricreativo che trattenga i ragazzi attratti da Bolzano" l’opinione di Tommaso Abbandonanza. "Vogliamo una piazza in stile italiano o austriaco che possa davvero essere sentita come luogo di aggregazione per tutti" gli fa eco Tonino Cordone. Articolata, invece, la ricetta di Peter Pernter: "Prima di tutto bisogna analizzare le modifiche legate alla variante, poi migliorare i marciapiedi, capire se si può realizzare una ciclabile, aumentare la quota di verde, eliminare le barriere architettoniche e aggiungere parcheggi. Ricordiamoci che dobbiamo puntare sui residenti perché è difficile che i clienti arrivino da fuori Laives. Ne parleremo nelle prossime riunioni di categoria". Chiusura con il giudizio tranchant di Severina Gallo e Bobo Trentinaglia del bar “Bobo”: "Quando chiuderanno la strada per colpa della variante sarà la fine per tutti. Il commercio ha bisogno di passaggio e le esperienze di San Giacomo, della Mebo e di via Claudia Augusta a Bolzano lo dimostrano. La crisi, infine, costringe tutti a spendere poco persino per il caffè dato che il borsello è sempre vuoto". E se il primo problema fosse proprio lì, nel portafoglio?
Alan Conti
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