Corse a Maia: per quanto ancora? |
BOLZANO. Non solo l’autonomia e le competenze, la finanza e la politica: ora anche l’ippodromo di Merano Maia è appesa al filo di Roma. Dopo la decisione della società Merano Maia di non coprire più i buchi di lancio imboccando la strada del liquidatore la prossima mossa per un salvataggio della pista in riva al Passirio passa all’ombra del Colosseo. Si attende, infatti, una mossa del derelitto Unire che oltre le parole dovrebbe assumersi un impegno concreto in termini economici per salvaguardare l’impianto ad ostacoli più importante d’Italia. A ribadirlo ci ha pensato oggi anche lo stesso sindaco di Merano Gunther Januth sulle pagine del quotidiano Alto Adige dimenticandosi, però, che si cerca la mano di un interlocutore quantomeno in difficoltà. La freccia in basso delle scommesse, un movimento colpito dal cannone degli scandali e un sistema che sembra al collasso rendono, non da oggi, l’Unire un ente istituzionale da rating di credibilità attorno alla lettera Z. Ci sarebbe, certo, la proposta dell’allenatore Paolo Favero che, al momento, si è proposto di traghettare la stagione 2013 dell’impianto per poi sondare il futuro. Di fatto, nonostante i sorrisi brillantati di Chenot e soci che forse sull’ippodromo hanno cercato facili strade di pubblicità, si tratta della mossa più concreta. Anzi, dell’unica mossa. Il sindaco Januth, dal canto suo, rimette la palla nel campo dell’Unire per salvaguardare gli investimenti da 5 milioni di euro nella struttura e sapere cosa fare nell’area in caso di dismissione. Da lui, come dai colleghi provinciali, nessun accenno alla storia di quella che è stata un’istituzione epocale per Merano né all’importanza di Maia per uno sport che vanta veli di nobiltà. Tutto scordato. Farà male, ma la prima ragione di questo de profundis non sono certo i soldi.
Alan Conti
TCA ALTO ADIGE TV (Servizio nel telegiornale di oggi)
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