Il corpo di Rosa Reiterer portato via dalle forze dell'ordine |
BOLZANO. Sette annui e due mesi che potrebbero risolversi con un affidamento ai servizi sociali in prova. E’ questa la condanna emessa ieri dal giudice per l’udienza preliminare Carlo Busato a danno del 43enne Stefan Kiem che la notte del 30 ottobre di due anni massacrò con 14 martellate la suocera 75enne Rosa Reiterer a Sarentino. La sentenza di primo grado, non è un mistero, è ruotata tutta attorno alle sei analisi tecniche di infermità mentale di Kiem al momento dell’omicidio: uno spettro che corre dalla completa incapacità di intendere e volere alla totale lucidità. Alla fine il gup Busato ha sposato la versione del psichiatra forense milanese Luciano Magotti che si è attestato a metà strada per una parziale infermità. Come si è arrivati, però, ai sette anni e due mesi di condanna dal monte massimo di 21 anni previsti per il capo di accusa di omicidio volontario: semplice, un terzo è stato ridotto per la scelta del rito abbreviato e un terzo per le attenuanti generiche. Ignorata, invece, la riduzione per il danno risarcito: il pagamento di tutte le rate del mutuo e lo scioglimento della comunione dei beni con la moglie non è stata ritenuta misura congrua. I fratelli della vittima, invece, non hanno presentato richiesta. Kiem, comunque, aspetterà la fine del procedimento in fuori dal carcere con il solo divieto di espatrio. Gli avvocati difensori Flavio Moccia e Loredana Pistoia, infatti, hanno presentato ricorso puntando decisi alla completa infermità mentale. La procura, invece, dopo aver chiesto otto anni e otto mesi avrebbe anche chiuso subito la procedura. In ogni caso, è stata esclusa la pericolosità sociale di Kiem che, se seguito costantemente valutandone i carichi di stress, viene considerato dal giudice controllabile e innocuo.
Alan Conti
TCA ALTO ADIGE TV (Servizio all'interno del telegiornale)
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