Striscioni pronti per la manifestazione (Foto Andy) |
BOLZANO. Trecento indignati seduti sui prati del Talvera, ognuno con la voglia di dire basta a qualcosa e di testimoniare un vaso della pazienza ormai colmo. Numerosa la partecipazione alla manifestazione degli “Indignados-Alto Adige” che ha visto radunarsi sui Prati ieri pomeriggio esponenti dei vari settori della società provinciale: dalla scuola agli operai passando per sindacalisti, artisti, commercianti, politici, immigrati, giovani e pensionati. La grande forza del movimento degli “Indignados”, quindi, si rivela la capacità di infilarsi in ogni rivolo del territorio, abbracciando temi di interesse internazionale,nazionale, locale e privato. Così, mentre a Roma sfilavano in migliaia e a New York si marciava su Time Square Bolzano, nel suo piccolo, ha vissuto anche lei la sua giornata da indignata.
Tra i ciuffi d’erba delle passeggiate spuntano nel pomeriggio i primi cartelli: slogan contro la finanza onnipresente e pericolosa, contrarie alle leggi sull’immigrazione, al monopolio delle scommesse e dei giochi d’azzardo, alla gestione del lavoro, del fisco e della rappresentanza politica. A un primo sguardo è evidente che basta scegliere il proprio “No” di riferimento per sentirsi indignato. Poco vicino alcuni responsabili della manifestazione distribuiscono un volantino di istruzioni: la protesta, infatti, assumerà ben presto la forma di un’assemblea popolare. Tutti in cerchio con libertà di parola e gesti codificati per esprimere apprezzamento o contrarietà: niente fischi o sconquassi, ma rispetto dell’ordine. In mattinata, intanto, un lungo “drago economico”, costruito con un drappo rosso attorno a una bicicletta e simbolo dell’avversione alle logiche della finanza, aveva sfilato per piazze e mercato capeggiato da Isabel Mendoza. "Siamo un movimento apolitico, uniti semplicemente dalla voglia di dire basta a una serie di ingiustizie. L’economia sembra aver scelto noi come vittime delle proprie inadeguatezze, ma la gente ha deciso di non rimanere passiva e lo straordinario è che lo sta facendo in tutto il mondo". Raffaella Zito, poco più in là, raccoglie gli indirizzi mail per tenere informati gli aderenti sulle attività degli indignati e dei promotori della democrazia diretta. "Non ci fermeremo certamente all’azione di oggi, ma andiamo avanti. A livello provinciale chiediamo di essere coinvolti maggiormente, di essere ascoltati. Metteremo a confronto la nostra proposta di democrazia diretta, appoggiata da 118.000 firme e quella della Svp, ma ci piacerebbe venisse lasciata libertà di scelta ai cittadini tra le due opzioni". Lucida, invece, l’analisi dello studente Davide Balduzzi: "Paradossalmente la crisi è un’opportunità perché i giovani ormai sono talmente senza futuro da essere chiamati a una forte reazione. Un discorso che vale anche per altri settori della società. In Alto Adige, invece, dovremmo dire basta alla proporzionale che è ormai anacronistica". Forte è anche la componente di lotta sindacale nel movimento con tutte le sigle che hanno organizzato pullman in direzione della Capitale. "Siamo anche noi a Roma – conferma Fabio Parricchini della Cgil/Fiom – per dire che il lavoro soffre e l’articolo 8 in Finanziaria è stato il più grave attacco mai sfoderato contro i lavoratori. Sulle Acciaierie, invece, siamo in fase d’attesa perché sappiamo che Vicenza pare sufficiente alla produzione della Valbruna, ma abbiamo la convinzione che l’azienda debba continuare a essere parte importante del nostro territorio, con cui è assolutamente compatibile al contrario di quanto affermano alcuni assessori provinciali". Tra i partecipanti compare anche il noto regista teatrale Fausto Paravidino, in questi giorni in città per il suo spettacolo “Spettri”. "Faccio parte del Teatro Valle Occupato a Roma che aderisce al movimento e sono venuto qui per scoprire la realtà bolzanina attorno a queste tematiche. Personalmente ritengo che di cultura ci si possa cibare a differenza della finanza, quindi bisognerebbe rivedere alcune priorità di chi ci governa. Seguo con attenzione, inoltre, il dibattito attorno alla democrazia diretta e il sistema referendario che ritengo una conseguenza di un deficit di rappresentanza enorme. Attualmente, infatti, si procede alla semplice vidimazione di listoni preparati, in modo più o meno affidabile, dai vertici dei partiti e senza possibilità di intervento: non credo che questa possa essere una caratteristica di un sistema che si definisce democratico".
Alan Conti
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