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giovedì 31 marzo 2011
Clementi, graffi di Mannoia
Una chitarra e un microfono, talvolta nemmeno quello. Nell’armamentario di un cantautore non serve molto altro ed è esattamente questa la tavolozza musicale che si è posta davanti Maria Clementi nello scrivere ed eseguire la sua “Torna”, iscritta ad Upload dalla vicina Verona. Nulla di meglio, insomma, per cominciare a gettare uno sguardo anche oltre il confine provinciale e, tra tante band e gruppi affiatati, cattura l’attenzione la grinta di questa ventenne che infila nel brano la grinta da sbattere sul tavolo di chi si immagina un cantautorato tutto al maschile. Una voce che sembra prendere la rincorsa nello scavare una partenza bassa per poi tornare su sonorità dai livelli più replicabili: molto forte in questo modo di modulare il canto l’impronta di quella che certamente deve essere un modello per Maria, ovvero Fiorella Mannoia. "Sento delle affinità con la sua opera, certo, ma prendo spunti importanti anche dai lavori di Bob Dylan, Elton John e Vecchioni". La chitarra è forse l’elemento che stacca la musica Clementi dalla scia della tradizione per infilarla nel pieno della modernità, fatta di melodie che sempre più strizzano l’occhio al rock. Anche in questo, se vogliamo, si rivede parte del lavoro della Mannoia più contemporanea, sublimata nello splendido brano “L’amore si odia” realizzato assieme alla giovane Noemi. Molto soffuso, per tornare a “Torna”, il gioco degli eco, forse ancora strumento incerto e sotto valutazione da parte della stessa ragazza. La parte testuale si inserisce bene in questo gioco di ondeggiamenti tra la tradizione cantautorale e una visione moderna della musica con metafore usate con giudizio, talune originali altre già sentite, e un messaggio abbastanza immediato senza la necessità di eccessive esegesi. Strappa un sorriso il comparire di un “disco in vinile” come evidente omaggio a un metodo di fruire la musica che certamente Maria ha già conosciuto come “passato”, ma evidentemente affascinante. Azzeccata, inoltre, la scelta di una struttura piuttosto ordinata del brano già segnato da importanti graffi vocali che, in questo modo, riescono a essere gestiti meglio da una cantante che, giocoforza, non può vantare grandissima esperienza. Tutto, però, si inserisce perfettamente nel significato che l’autrice vuole dare alla sua musica: "Attraverso i miei brani voglio riuscire a trasmettere ciò che sento. La musica deve arrivare, senza pensare troppo". “Torna”, infatti, non fa pensare troppo: fa pensare il giusto.
Alan Conti
E venerdì a Bolzano concerto della Corale Verdi
Si torna a parlare di unità d'Italia il prossimo primo aprile alle 20.30 al Teatro Rainerum di Bolzano. La Società Dante Alighieri, presieduta da Giulio Clamer, organizza infatti una manifestazione per valorizzare il 150º anniversario il profilo letterario-linguistico ma anche storico e musicale. Si tratta di una delle iniziative rientranti nel programma ufficiale coordinato dal Commissariato del Governo. Dopo un video istituzionale della Società Dante Alighieri, la Corale Giuseppe Verdi si esibirà in una selezione dei pezzi più significativi del bel canto italiano durante i 150 anni di storia dell'Italia unita. Completeranno la parte musicale le performances dei due solisti, la mezzosoprano bolzanina Aurora Faggioli e il baritono Vadim Tarakanov: i due solisti presenteranno una rassegna molto suggestiva di canti patriottici. A seguire interverrà Antonello Bucciarelli che commenterà il contributo di Dante alla fondazione dei valori che uniscono le culture e che leggerà il canto del Paradiso dedicato alla Vergine. Achille Ragazzoni infine terrà un breve intervento storico sui pensatori che hanno ispirato l'unità d'Italia. (a.c.)
Bolzano, tutti in campo per Mattia: torneo di calcio a 11 per coltivare un sogno
di Alan Conti
BOLZANO. In campo per Mattia. Si terrà a Ruffrè, al Passo della Mendola, il primo torneo di calcio a 11 «Forza Mattia». La manifestazione è dedicata a Mattia Fiori, il ragazzo che in seguito a uno shock anafilattico causato da un antibiotico è in coma da 4 anni. Fissati i giorni dell'iniziativa, il 18 e 19 giugno prossimi, resta da mettere in piedi la struttura dell'evento. A dare l'annuncio, comunque, è la sorella Francesca Fiori attraverso Facebook nella pagine del gruppo «Forza Mattia» che sul popolare social network conta 1.183 membri. «Come ogni organizzazione casalinga che si rispetti - scrive dunque Francesca sulla bacheca - sto cercando volontari. Se qualcuno è disponibile mi contatti all'interno del gruppo che sarà mia premura comunicare tutti i dettagli di quello di cui abbiamo bisogno».
I riferimenti, insomma, anche per i lettori interessati sono quelli della pagine di facebook. Il calcio è uno degli amori nella vita di Mattia, sia il calcio giocato che quello tifato. Risaputa la sua fede nerazzurra, tanto che i giocatori dell'Inter, in occasione del 27esimo compleanno di Mattia, fecero pervenire al Centro Lungodegenti di Firmian una maglia del capitano Javier Zanetti firmata da tutta la rosa. Anello della catena, in quel frangente, fu il portiere bolzanino Paolo Orlandoni. «Non passava domenica - ha raccontato mamma Dilva - in cui Mattia non andasse a vedere la sua squadra da qualche parte». La scelta dell'Inter, però, è stata dettata proprio dalla sorella: «Il papà è juventino, ma lui ha voluto seguire il tifo di Francesca che è da sempre interista». Proprio in occasione di quell'intervista fu la stessa mamma Dilva a svelarci un sogno del ragazzo: «Mattia da sempre sperava di vedere Valentino Rossi sulla Ducati».
Oggi l'auspicio motociclistico è realtà e il messaggio importante è che i sogni, talvolta, si avverano.
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mercoledì 30 marzo 2011
Prossima porta: viale Trento
"Toc Toc, volevamo farle una proposta…". Se ci si immagina la scena, solitamente, ci si immedesima nel condomino che dovrà accettare o rifiutare ma, talvolta, è più divertente mettersi nei panni di chi rimane sull’uscio. E’ il caso degli operatori di “Partendo da via Cagliari”, progetto di promozione della cultura cittadina attraverso il meccanismo del porta a porta: un’idea sviluppata da Sergio Camin che ha già centrato diversi obiettivi, tanto da guardare con fiducia a una seconda fase in viale Trento. Inserire teatro, musica, arte e musei nella vita quotidiana di un cuore pulsante di Don Bosco e uno dei simboli della Bolzano più popolare è stato certamente un lavoro delicato, ma il sorriso con cui ci viene raccontato è indicativo sul contestuale alto grado di divertimento per chi l’ha eseguito. "Le reazioni – spiega Diego Massimo, tra i più presenti nella realizzazione del progetto – delle persone sono state le più svariate, anche perché arrivi in casa di altri senza alcun preavviso. Provando a fare delle stime potremmo dire che il 40% era ben disposto, un altro 40%possibilista e un 20% non voleva saperne nulla. Siamo molto soddisfatti, comunque, della generale disponibilità dimostrata dai residenti e sicuramente ha aiutato molto la dotazione di ticket gratuiti che avevamo, così come la comunicazione che c’è stata prima dell’avvio del progetto". L’offerta culturale, dunque, ha solo bisogno del veicolo giusto per superare le barriere che ancora non valica. "Esattamente – la conferma di Noemi Del Marco e Valentina Rossi – e mediamente possiamo dire che attraggono sempre molto il teatro Stabile, il Cristallo nonostante la mancanza degli spettacoli dei comici più conosciuti e i concerti dell’orchestra Haydn". Proprio quest’ultimo dato è particolarmente curioso: solitamente la musica classica non è proprio dalle più accessibili ai neofiti. "Infatti, però ci ha aiutato molto il fatto che si trattasse dell’esibizione di carnevale che ha attirato per la sua somiglianza con quello che è il concerto di capodanno di Vienna. Musica di non eccessiva complessità, ma comunque molto raffinata". Ci sono, però, anche delle dolenti note: "Si fa fatica – riprendono Dario Massimo e l’artista Romina Berni – a promuovere alcuni musei, su tutti il Museion. I bolzanini lo avvertono ancora distante e difficilmente fruibile. Di sicuro sarà un aspetto sui cui lavoreremo in futuro". I prossimi mesi, però, vedono un’altra frontiera per il progetto che, non a caso, da via Cagliari partiva soltanto. "La prossima strada su cui ci concentreremo – annuncia Camin - sarà viale Trento e partiremo con piccole azioni concrete per cercare di disegnare un progetto di ampio respiro nella riqualificazione della zona attraverso la cultura. Vogliamo coinvolgere i residenti dando, però, alcuni spunti tangibili per contare sul loro entusiasmo. Troppo spesso viale Trento è stata dimenticata, mentre le potenzialità, a livello di ricettività, ubicazione e conformazione urbanistica sono buone".
I negozianti: i mendicanti del Centro incassano fino a 100 euro al giorno
di Alan Conti
zoom
BOLZANO. Mendicare in città è diventata una vera e propria professione, con tanto di turni, postazioni e un incasso che si aggira attorno ai 100 euro al giorno. Un "lavoro" che non piace a buona parte di commercianti e residenti. I treni, giurano alcuni pendolari, sono pieni di accattoni. Alcuni puntano sulla generosità altoatesina altri sulla mano più morbida delle forze dell'ordine. Il fenomeno si sta allargando ed infastidisce chi passeggia sotto i Portici, lavora in piazza Erbe, guarda una vetrina o paga il biglietto del parcheggio di Piazza Walther. «Sono tanti - ammette Mirko Angelini del "Meeting Bar" sotto galleria Sernesi - e possono anche dare fastidio quando cominciano ad essere insistenti. Arrivano da Verona, o più in generale dal Veneto, e si uniscono ad africani che presumo abitino proprio a Bolzano. Tanti sono anche gli originari dell'Est Europa. Il motivo di questo esodo è difficile da capire, ma qualche controllo in più potrebbe servire. Un'alternativa sarebbe predisporre delle piccole aree dedicate, dove permettere loro di chiedere le monete: sembra brutale, ma mi pare un compromesso praticabile». Sotto i Portici Michela Romagnoli e Gaia Papais di "Tezenis" descrivono perfettamente il meccanismo dei mendicanti di "professione": «Vengono in negozio a chiedere di cambiare la moneta in banconote e si tratta in media di cifre che oscillano tra i 70 ed i 100 euro al giorno con tantissime monete da 2 euro. Evidente che con un risultato così soddisfacente sia molto difficile dire a qualcuno di non tornare. C'è capitato, inoltre, di sentire qualcuno di loro rifiutare offerte di lavoro giudicate troppo stancanti. Di solito, comunque, a mendicare vediamo sempre le solite facce e c'è anche chi cambia il turno con un parente e si sposta tra i Portici e il parcheggio e viceversa. E' un business». Più infastiditi sono senz'altro i proprietari delle bancarelle di piazza Erbe come Loris Lotti: «Si avvicinano ai clienti mentre pagano con il portafogli in mano e insistono per una moneta. Scoccia loro, ma di riflesso danneggia pure noi. La soluzione? Un controllo pressoché continuato della piazza, anche alla luce di tutte le altre criticità. Il Comune, però, quando deve chiedere è molto sollecito ma se c'è da darci una mano scappa via e noi siamo ancora qui che aspettiamo le telecamere...». Controcorrente l'opinione di Fabio Antonioli: «Non vedo nulla di fastidioso nei mendicanti e mi sembra che il loro numero sia in linea con quanto avviene in ogni centro storico d'Italia». Anita Trentini, invece, testimonia l'arrivo dalle altre città: «Sono una pendolare e ogni giorno li vedo tutti sul treno con me. Bisognerebbe chiedere controlli più pressanti per le strade perché al momento i vigili si limitano a farli alzare, ma dopo cinque minuti tornano nello stesso identico posto». «Immagino che qui abbiano un certo guadagno - le fa eco Marlene Delaitti - ed è per questo che scelgono Bolzano. Certo che viene anche da ridere quando, passando tutti i giorni, ti accorgi di qualcuno che un giorno è zoppo dalla gamba destra e il giorno dopo da quella sinistra. L'immancabile cane, poi, non capisco come facciano a mantenerlo». Critica anche Confesercenti che con il segretario provinciale Paolo Pavan prova a trovare una soluzione. «So che spesso il poliziotto di quartiere dà una mano forse si potrebbe fare lo stesso anche in Centro». Mirko Benetello, responsabile del commercio ambulante di Confesercenti, spiega che sia sabato che giovedì la pressione di mendicanti al mercato infastidisce clienti ed ambulanti. Sarebbe importante trovare una soluzione».
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lunedì 28 marzo 2011
Gli albanesi ringraziano «Qui abbiamo trovato lavoro e integrazione»
26 marzo 2011 — pagina 22 sezione: Cronaca
BOLZANO. Farmacisti, imprenditori, orchestrali, sindacalisti, autisti di bus, ristoratori, artigiani, operai... Sono arrivati a Bolzano e hanno trovato una nuova patria, integrazione, e anche la realizzazione professionale. Si è tenuta ieri la festa della comunità albanese altoatesina: circa 7.000 persone integrate da vent’anni e tra i primi a tentare la strada dell’emigrazione in provincia.
Una comunità molto solida, che è riuscita a demolire - con tenacia e lavorando sodo - pregiudizi e ostilità. Un incontro, quello di ieri, per celebrare la ricorrenza dei primi sbarchi, ma anche un’occasione per raccogliere storie personali che hanno dell’incredibile. Moltissimi di loro sono arrivati sui barconi della speranza. Scaricati a migliaia nei porti della Puglia, caricati sui treni con destinazioni che a loro non dicevano niente. Le caserme dismesse dell’Alto Adige o del Piemonte dove venivano alloggiati come profughi. Da lì, per loro, è cominciata una nuova vita.
Besnik Doshiani ricorda con emozione la sua fuga da Tirana: «In 24 ore dopo che mi avevano sparato per eliminarmi. Facevo parte dell’orchesra di Tirana e quando l’amministrazione volle sostituire il nostro teatro con un casinò ci opponemmo strenuamente. Facemmo pure uno sciopero della fame e la popolazione era con noi, a differenza del potere e della mafia. Ho dovuto scappare per la sicurezza della mia famiglia e qui a Bolzano avevo dei parenti. Nel giro di 30 giorni sono passato da musicista di calibro nazionale a piastrellista a Corvara, però ho trovato la pace e in Patria, comunque, la nostra orchestra viene ricordata come eroica: il teatro che abbiamo difeso, infatti, è ancora lì».
Albanese è anche il presidente della Consulta immigrati Artan Mullaymeri: «Sono fiero di far parte di una comunità così integrata. Oggi ci poniamo nuove sfide, ma la dimensione del nostro radicamento la danno un paio di dati: il 22% di noi comincia a comprare casa e il 30% delle seconde generazioni parla tedesco».
Servet Camberaj, dal canto suo, deve ringraziare il fratello «che mi ha spinto a raggiungerlo a Bolzano. In Albania facevo il magazziniere dell’Esercito, qui ho svolto vari lavoro in importanti aziende. È stato un buon consiglio». La celebrazione, però, ha carattere panalbanese con le porte aperte, quindi, anche ai kosovari e macedoni.
«Ci sentiamo parte di questa cultura e comunità - spiega Rifat Bajrami - ma Bolzano ci ha accolto splendidamente. Io facevo l’insegnante alle superiori e avevo letto molto sulla vostra città, il benessere e la cultura. L’ho proprio scelta coscientemente dopo qualche giorno in Puglia».
Opre Oshan, invece, è macedone e gestisce oggi con la moglie il ristorante “Diana” in via Orazio. «Entrambi laureati, siamo scappati dalla guerra. Prima di Bolzano, consigliata da alcuni amici connazionali, abbiamo trascorso 10 anni a Caserta. Da stranieri non si immagina che la differenza tra il Nord e il Sud italiano possa essere così grande, ma qui stiamo benissimo».
Adrian Mezini e Luan Agaj si sono conosciuti nella caserma di Monguelfo «dove ci portavano ultimati i documenti per lo smistamento. Il sogno in Albania si chiama Germania, quindi Bolzano la si raggiunge seguendo quella terra promessa oppure per amicizie o legami familiari. Una volta conosciuto l’Alto Adige, però, difficilmente lo si lascia».
Parole al miele per la realtà provinciale arrivano anche da Fathir Braholli: «C’è chi cerca l’America io l’ho trovata qui. L’Italia e Bolzano mi hanno garantito pace, sicurezza e benessere, logico che ci sia enorme riconoscenza. Sono capoforno alla “Eisenstecken”, diciamo primario del pane, e a questa festa ho fatto venire tutta la famiglia, comprese le bimbe piccole».
Prima della proiezione di un documentario dedicato all’Albania, hanno preso la parola Armand Caku, che oggi è un tecnico dell Röchling di Laives, e Tritan Myftiu, rappresentanti della comunità albanese in Alto Adige. «Questa terra - hanno detto - ci ha accolto e perfettamente integrato. Non possiamo che avere grande rispetto e ringraziare tutti coloro che hanno creduto nella nostra immigrazione. Oggi siamo contenti di essere la comunità più radicata. Ci aspettano, però, nuove sfide come il diritto di voto che è poi il sale delle democrazie europee».
Sentito anche il saluto del sindaco Luigi Spagnolli: «In questo giorni di euforia per il 150esimo dell’unità, in un territorio che non appartenne inizialmente al sacro suolo italiano, non ho sentito nessuno ringraziare l’Italia e Bolzano con lo stesso trasporto fatto trapelare dai nostri concittadini albanesi».
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Alan Conti
Legacoop: più spazio alla cooperazione
26 marzo 2011 — pagina 12 sezione: Altre
BOLZANO. Alla presenza dei delegati delle 190 cooperative associate, si è svolto ieri il decimo congresso provinciale di Legacoopbund. Con il titolo generale “L’Alto Adige che vogliamo”, sono state discusse e deliberate importanti misure per il futuro dell’organizzazione. In primo luogo è stato deciso di dare il via ad una campagna di ulteriore ascolto e di coinvolgimento delle cooperative e dei soci.
Il congresso della Legacoop provinciale che si è tenuto ieri alla Camera di Commercio lancia una nuova sfida al mondo cooperativistico altoatesino: immaginarsi il migliore Alto Adige possibile per il futuro. In termini concreti, quindi, quello che la Lega diretta da Alberto Stenico si appresta a fare è la sintesi di auspici e prospettive negli svariati ambiti in cui operano le coop provinciali. Un’azione che ha preso il via ufficialmente ieri con il primo intervento di 5 delegati e che vedrà compimento nel prossimo congresso, in programma il 18 novembre 2011.
Ieri il primo assaggio di un lavoro che toccherà praticamente tutti i settori della società altoatesina: dall’economia alla formazione passando per ambiente, cultura o integrazione. Spiega il moderatore della giornata e socio della coop “Mediaart” Markus Frings: «Gettare lo sguardo così in avanti aiuta a definire bene quali siano i passi da fare». Un primo assaggio, come detto, arriva dalle interviste concesse ieri da 5 delegati in un’aula gremita della Camera di Commercio. «In Alto Adige - l’opinione di Walter Garber (cooperativa Bibliogamma) - bisogna partire dal rafforzamento e la valorizzazione di concetti come integrazione e cultura. Il tutto, però, non può prescindere dalla volontà di tutti i gruppi linguistici di muoversi in una stessa direzione. Un progetto che affronta in modo concreto queste istanze è senza dubbio quella della biblioteca digitale: la vera democrazia del sapere che andrebbe implementata da parte del potere politico ed economico». Tratta di scuola e di visioni generali l’intervento di Emil Girardi (Canale Scuola). «La nostra terra manca di progettazioni ad ampio respiro e strategie che siano forti e lungimiranti. Troppo spesso, sia a livello politico sia di popolazione, ci si accontenta di opere di piccolo cabotaggio. Il settore della scuola, tutto sommato delineato e vetusto, riflette perfettamente questa tendenza. Come cooperativa non ci siamo mai sostenuti sul finanziamento pubblico provinciale, ma l’unica cosa che chiediamo alla politica è di proporci finalmente visioni ad ampio spettro». Pasquale Torcasio (Cle), pragmaticamente, si accontenterebbe di mantenere gli standard economici e sociali attuali «di un territorio, dove è ancora possibile sviluppare le proprie iniziative imprenditoriali. La vera scommessa, semmai, riguarda il ruolo dei giovani che troppo spesso si trovano senza prospettive solide per il futuro in mancanza di un lavoro o di una retribuzione che sia adeguata. La politica pensi prima di tutto a loro». Particolarmente affezionato al sistema della cooperazione Günther Tirler (Svg Bau): «Abbiamo notevoli potenzialità sul nostro territorio e non sempre le sfruttiamo appieno». Chiusura con l’analisi del mondo della badanti di Emilia Cristea (Assist), rumena da 11 anni a Bolzano. «Si parla con troppa facilità del nostro lavoro, ma ci vorrebbero dei corsi più specializzanti. L’esperienza è fondamentale, così come lo studio della lingua tedesca. Logico ed evidente, quindi, che un Alto Adige in grado di offrire di più in questo senso sarebbe l’ideale». Approvate, infine, alcune piccole modifiche allo statuto ed eletti i delegati provinciali al congresso nazionale che saranno Stefano Ruele e Fiammetta Bada. (a.c.)
La base Svp: «Rafforzare l'autonomia e limitare la democrazia diretta»
di Alan Conti
zoom . BOLZANO. La base Svp annuisce in platea al discorso dell'Obmann Richard Theiner ma non manca, nell'elegante bouvette del Kursaal meranese, di porre qualche distinguo. La Stella alpina del futuro non può prescindere dalla compattezza, ma la democrazia diretta, la gestione del rapporto con gli italiani e la possibile lotta alla successione di Durnwalder sono granelli sufficienti a inceppare il meccanismo monolite del partito di raccolta. Le parole dei delegati al congresso dei vari circondari, dunque, lasciano trapelare posizioni differenti su alcuni temi portanti, anche se non mancano posizioni concordanti sull'esagerazione delle ultime politiche per le Festa dell'Unità italiana e la scelta del rafforzamento dell'autonomia. «La Svp - comincia Peter Epp del Burgraviato - non può prescindere dall'anima di partito popolare, quindi la consultazione dei cittadini è uno strumento necessario. Durnwalder, invece, dovrebbe mantenere la sua posizione di presidente della Provincia: è ancora lui l'uomo ideale». Per la bolzanina Tanja Rainer «il referendum per l'aeroporto è già stato fatto e non si può pensare di sottoporre tutto al giudizio popolare. La rappresentanza politica è comunque frutto di un'elezione, quindi merita più fiducia. Delicata, invece, la questione monumenti nel capoluogo e credo che prima ancora di parlare di rimozione sia necessario cercare la strada dell'effettiva storicizzazione». Prova a immaginarsi il dopo Durnwalder il sindaco di Laion Stefan Leiter: «Posto che deve essere una decisione che arriva direttamente da lui, immagino che in caso di successione sia quantomeno necessaria una consultazione interna al partito tra i delegati. Non mi sembra praticabile, invece, la strada delle primarie come quelle fatte dal Pd. La democrazia diretta, invece, è un bel concetto, ma bene ha fatto l'Obmann a mettere dei paletti chiari: su certi temi non possiamo pensare di bloccare la politica, quindi l'innalzamento delle firme necessarie e l'abolizione del quorum sono certamente soluzioni di buon senso». Concorda l'assessore comunale di Castelrotto Martin Fill: «Non possiamo farci prendere dall'onda populistica della democrazia diretta ad ogni costo. Per il dopo Durnwalder, invece, credo ci siano alcune personalità in grado di guidare l'Alto Adige, ma solo con un'ampia consultazione elettorale interna possiamo dare delle chance anche agli outsider». Del tutto in linea con la strada tracciata da Theiner è Martin Alber dell'alta valle Isarco. «Oggi l'Obmann ha posto una forte candidatura per il futuro. Aumentare le competenze dell'autonomia, con un governo italiano disposto al dialogo, e limitare il referendum popolare solo alle grandi infrastrutture di impatto mi sembrano due concetti condivisibili». Tornano sulle recenti polemiche e i rapporti con il gruppo italiano Arnold Larcher di Cornedo e Stefan Egger del Burgraviato. «La vera questione non è l'adesione della Svp al 150esimo, ma il silenzio verso l'identico atteggiamento della Lega Nord: sono stati usati due pesi e due misure. Crediamo, comunque, che ormai per Durnwalder sia giunto il capolinea, ma chi subentrerà dovrà essere in grado di imporre una linea politica nuova perché imitarlo sarebbe fallimentare». Spingono i problemi italiani in un angolo, invece, Christof Brandt (Bolzano) e Ingrid Gartner (Merano): «La Stella alpina è abituata a ragionare in termini di Realpolitik e non a seguire le forzature, quindi ha più senso discutere dell'aumento delle competenze per rafforzare lo strumento autonomistico da tutti considerato ottimale. Il Landeshauptmann, nel frattempo, dovrebbe adoperarsi in prima persona per aiutarci nella scelta del successore». Assai meno conciliante, infine, la riflessione del pusterese Martin Krautgasser. «Speriamo che Durnwalder non lasci, già mi immagino i Bezirke in lotta aspra: eventualità da scongiurare in tempi in cui abbiamo bisogno più che mai di compattezza».
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sabato 26 marzo 2011
Applausi per gli alpini e il sindaco Svp
25 marzo 2011 — pagina 18 sezione: Cronaca
BOLZANO. Applausi per gli alpini e per il sindaco Svp presente in sala. Il concerto della fanfara degli alpini all’auditorium Haydn ieri ha celebrato a dovere il primo segnale di distensione nelle manifestazioni per il 150esimo dell’Unità d’Italia con la presenza, in prima fila al fianco del sindaco di Bolzano Luigi Spagnolli, del Presidente del Consorzio dei Comuni Arno Kompatscher eletto tra le fila dell’Svp. Un gesto distensivo ribadito dallo stesso Komptascher: «Un atto dovuto data la mia rappresentanza di tutti i Comuni dell’Alto Adige, anche quelli a maggioranza italiana che intendono celebrare doverosamente la ricorrenza». Una presenza particolarmente significativa proprio per la sua valenza istituzionale, molto apprezzata dai cittadini che hanno voluto partecipare all’evento organizzato dal Comune. Durante l’inno nazionale di chiusura, comunque, pur non cantandolo, Kompatscher non ha battuto ciglio nell’alzarsi in piedi come tutta la sala. Nessuna forzatura, quindi, ma una semplice partecipazione composta. Nelle prime file, oltre a Spagnolli, alcuni dei (pochi) sindaci italiani dell’Alto Adige: Liliana Di Fede (Laives), Bendetto Zito (Bronzolo), Alessandro Beati (Vadena) e Girogio Giacomozzi (Salorno).
Al termine dello spettacolo, il comandante delle truppe alpine Alberto Primicerj ha voluto salutare la città: «Siamo molto contenti di questo concerto che speriamo possa essere felice preludio alla prossima adunata del 2012. Gli alpini hanno sempre fatto molto per Bolzano. Non ci siamo mai tirati indietro». Insomma, una festa che non vuole offendere nessuno. Concetto ribadito da Spagnolli: «Le penne nere sono un esempio straordinario della nostra comunità multiforme. Non c’è traccia, come vedete, di rivendicazioni nazionaliste».
Il vero protagonista della mattinata, però, è stato Arno Kompatscher. Il suo gesto distensivo ha colpito - dopo l’atetggiamento muscolare di Durnwalder ed un 17 marzo festeggiato in sordina - è piaciuto molto ai bolzanini. «Il Risorgimento italiano nasce dai valori più puri della Rivoluzione Francese - spiega Maurizio Ruffo, ex alpino - e solo per questo andrebbe celebrato senza particolari distinzioni di bandiera. La presenza di Kompatscher è un atto intelligente e di vera cortesia». Angela Trolese e Fulvio Perucatti indicano con orgoglio Kompatscher: «Siamo cittadini di Fiè e siamo fieri di avere un sindaco così. Non dovrebbe essere il suo, comunque, l’atteggiamento insolito perché sarebbe stato davvero bello vedere anche il gruppo tedesco partecipare a queste feste. Non si tratta di andare contro nessuno e bisogna ammettere, comunque, che l’insofferenza è stata più politica che sociale». Elda Zaccherini ed Elisabetta Bertolucci, madre e figlia: «Finalmente pure la politica entra in sintonia con i desiderata della gente e un membro Svp ha deciso di partecipare alle manifestazioni. Diciamo che questo 150esimo è partito male, ma si sta riprendendo con il passare dei giorni, perlomeno a Bolzano. Qualcuno ha fatto il furbo e ha cercato di far passare queste manifestazioni come un movimento contro qualcosa, in realtà saremmo stati tutti molto contenti di vedere le bandiere tirolesi insieme a quelle italiane. Il nostro sindaco, infine, con l’atteggiamento dimesso che ha tenuto, non ha fatto altro che avvalorare questo clima» Presenti al concerto, logicamente, anche i vertici dell’Ana locale con il presidente ernando Scafariello e Giovanni Brotto: «C’è molta emozione nell’assistere, finalmente, a una manifestazione che sia in parte condivisa. Questo, chiaramente, aiuta pure la nostra adunata del 2012 che dovrà essere per tutti: italiani, tedeschi, ladini e stranieri. Le penne nere, infatti, non verranno qui a conquistare niente, ma solo per un evento importante e allegro. Bisogna ripeterlo con frequenza perché in questa Provincia c’è sempre il rischio della forzatura politica. Se c’è stato un successo, invece, della Festa dell’Unità d’Italia a Bolzano è sicuramente l’affetto popolare delle tante bandiere esposte ai balconi: noi l’abbiamo ancora appesa». Chiusura con Gruden Giovannini, internato militare italiano nei lager nazisti, 88 anni di amore per gli alpini e l’Italia: «Un sentimento che non poteva essere etichettato come semplice contrapposizione contro qualcun altro. Bene ha fatto Kompatscher a venire al concerto: ha onorato gli italiani e noi siamo pronti a fare lo stesso con il gruppo linguistico tedesco».
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Alan Conti
venerdì 25 marzo 2011
I residenti vogliono le telecamere antivandali al parco delle semirurali
24 marzo 2011 — pagina 17 sezione: Cronaca
BOLZANO. Telecamere per amor di parco. E’ un plebiscito quello che accompagna la proposta del consigliere di circoscrizione Don Bosco Marco Caruso (Unitalia) di accelerare i tempi per installare un sistema di videosorveglianza nel parco di Santa Maria in Augia per evitare vandalismi. Panchine spaccate, scritte con spray e pennarelli e danni ad auto e scooter. «Le telecamere - dice Luciano Benachio - possono funzionare come deterrente verso quegli atti di piccola criminalità che ogni tanto sentiamo. Sono favorevole, ma non facciamo di questo un motivo per etichettare la zona come il Bronx cittadino perché non è affatto così».
Mara Lenarduzzi guarda il parco: «E’ l’unica cosa bella realizzata per il quartiere negli ultimi anni, dobbiamo mobilitarci per salvaguardarla. La sua funzione sociale, come luogo di ritrovo per le famiglie o punto di spettacolo con l’auditorium all’aperto, non può essere messa in discussione da qualche ragazzino che ha voglia di divertirsi rompendo tutto. In quest’ottica siamo tutti favorevoli alla videosorveglianza, ma non guasterebbero nemmeno più controlli delle forze dell’ordine e un’illuminazione di via Alessandria accettabile». Giulio Garbin e Claudio Currò Dossi annuiscono: «D’accordo con la richiesta di accelerare i tempi per l’installazione delle telecamere». Tanti gli aneddoti raccolti dalla famiglia Favretto che, lavorando nel negozio di pianoforti “Saccuman”, gode di un punto di osservazione privilegiato. «Alcuni residenti del condominio - raccontano Claudio, Giulietta e il figlio Riccardo - assicurano di aver visto dei ragazzini che, muniti di grossi sassi, facevano il giro delle infrastrutture del parco per devastarle. Non solo, una volta abbiamo notato un motorino parcheggiato nelle vicinanze cui ogni notte veniva sottratto un pezzo diverso: abbiamo avvertito le forze dell’ordine e quando si sono mosse dello scooter era rimasto solo il telaio. Ecco, quindi, che oltre alla sorveglianza video andrebbe organizzato un programma di controlli più minuzioso, senza lasciar cadere nel vuoto la proposta di costruire una piccola stazione di polizia proprio nello spazio verde retrostante il parco. Sarebbe finalmente qualcosa di concreto dato che per ora, in quel lotto, non sono nemmeno riusciti a organizzare il museo delle semirurali». Seduto su una delle panchine tempestate di scritte troviamo Giuseppe Dalla Valle: «Fanno bene a volere le telecamere perché siamo stufi dell’inciviltà che troppo spesso accompagna i frequentatori del parco. I vandalismi sono noti a tutti, ma bisognerebbe partire dal punire le piccole contravvenzioni e anche qualche severa multa per i padroni dei cani che non raccolgono gli escrementi». Chiusura con Luigi Girardi: «L’altra sera ho parcheggiato in via Genova e la mattina ho trovato lo specchietto divelto con le mani».
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Alan Conti
Dagli scout utili fondi alla Comunità Papa Giovanni
24 marzo 2011 — pagina 34 sezione: Agenda
BOLZANO. Più di 20.000 euro per la casa famiglia dell’associazione “Comunità Papa Giovanni XXIII”: un bottino consistente, tutto merito dei ragazzi con il fazzolettone al collo. La cifra, infatti, è il risultato della colletta raccolta dagli scout Agesci realizzata in occasione dell’incontro al Brennero con i compagni di Innsbruck e dell’associazione scout tedesca altoatesina, per il ricevimento della luce di Betlemme prima di Natale. Tanti i bisognosi che riceveranno conforto dalla donazione di molte famiglie altoatesine: si va dai minorenni senza genitori ai disabili passando per gli adolescenti a rischio, persone con problemi psicologici o di dipendenza dalla droga e altro. «Grazie alla generosità della popolazione - annuncia il capo scout Serena Cucinato - abbiamo raggiunto quota 23.100 euro, così alcuni nostri rappresentanti hanno potuto incontrarsi con i responsabili dell’associazione per la consegna ufficiale (nella foto). Gli operatori ci hanno mostrato tutto il loro entusiasmo garantendoci l’impegno di utilizzare questi soldi per il miglioramento delle condizioni di tutti gli utenti della casa famiglia. Noi, dal canto nostro, non possiamo che ringraziare tutte le famiglie e i singoli altoatesini che hanno deciso di supportarci in questa iniziativa». (a.c.)
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Via Vanga, i residenti: "Troppo pericolosa e mancano i parcheggi
BOLZANO. E' tra le strade più strette del Centro eppure è una delle poche a doppio senso: è questo il primo paradosso che indispettisce commercianti e residenti di via dei Vanga, piccolo budello cittadino dove le scuole guida potrebbero insegnare l'importanza di rispettare la distanza dall'altra corsia. Il tutto, chiaramente, incide sulla sicurezza e la sua percezione se è vero che qualche mese fa era stata promossa una petizione per l'installazione di un dosso di rallentamento sulla strada. Oltre al traffico, però, via dei Vanga lamenta una difficile gestione nel parcheggio delle bici sui marciapiedi e una complessiva scarsa raggiungibilità a causa di un'offerta di posteggi per le macchine risibile. «Via dei Vanga è molto pericolosa - le parole di Jutta Perini di City Fitness - e per la poca larghezza che ha forse è davvero troppo continuare a permetterne il passaggio nei due sensi di marcia. Le bici sul marciapiede, poi, andrebbero gestite meglio perché se è un bene che molti bolzanini prendano le due ruote per spostarsi, è altrettanto importante permettere il transito senza difficoltà delle carrozzelle per mamme e disabili. Tempo fa, comunque, avevamo organizzato una petizione per richiedere l'installazione di un dosso rallentatore, ma non se ne fece mai nulla: le auto, infatti, continuano a passare a velocità scriteriata. L'ultimo appunto, infine, va fatto all'illuminazione, davvero troppo fioca alla sera per garantire un minimo di visibilità e aumentare la percezione di sicurezza». Paola Dalla Bona ed Evelyn Seebacher del vicino coiffeur Stile Libero concordano: «Camminando sul marciapiede bisogna prestare attenzione alle auto che transitano e non si tratta di un'esagerazione dato che più volte siamo state urtate fisicamente dagli specchietti. Via dei Vanga è certamente tra le vie più strette del centro eppure continua a sopportare il doppio senso di marcia. I nostri clienti, inoltre, sono costretti a venire sempre a piedi o in bici per l'impossibilità di trovare un posteggio». Dentro la lavanderia Aurora incontriamo Mahmood Zahid che ha fatto della lotta alle biciclette appoggiate alla vetrina un autentico cavallo di battaglia. «Ho messo un cartello perché la situazione stava diventando insostenibile. I pedoni erano sistematicamente costretti a scendere sulla carreggiata, rischiando parecchio in un punto cieco immediatamente dopo la strettoia. Si parla anche di bambini e persone anziane, non scherziamo. Quante volte, inoltre, mi è capitato di vedere grandi mezzi incastrati sulla strada per colpa delle auto in seconda fila. Le scuole, gli uffici e gli ambulatori, infatti, determinano un afflusso di traffico importante su una via impreparata». Molto meno preoccupato è Klaus Scherer, titolare della pasticceria della zona: «Il traffico non disturba più di tanto e, dobbiamo essere sinceri, aiuta a mantenere il rione movimentato e frequentato. Quello che dispiace, però, è il sentirsi costantemente tagliati fuori dal resto del centro. Parcheggi, iniziative e manifestazioni turistiche sono tutte questioni che non ci riguardano, pur trovandoci a pochi passi da piazza Walther. Una sensazione, oltretutto, che non è solo frutto del piagnisteo di qualche commerciante, ma che ci viene confermata dagli stessi clienti quando devono raggiungerci». Chiusura con il giudizio tagliente di Andrea Ravanelli: «La gestione del flusso del traffico su via dei Vanga è una vera schifezza che innalza il rischio di incidenti. Sarebbe bene trovare delle contromisure, in particolar modo nella zona della strettoia perché gli automobilisti che passano a velocità sostenuta sono sempre di più. La raccolta firme per il dosso, purtroppo, non ha portato ad alcun frutto concreto. Molte difficoltà, infine, nel trovare parcheggio e per rendere l'idea numerica del disagio basta dire che, tra gli altri, esiste un edificio composto da 60 appartamenti tutti senza posto auto garantito». (a.c.)
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I circoli italiani: delusi dai politici
di Alan Conti
zoom . BOLZANO. La sensazione di aver avuto qualcosa di prezioso tra le mani e di esserselo lasciato sfuggire. È questa la prima reazione di chi rappresenta i circoli culturali bolzanini dopo le cerimonie per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Da destra a sinistra, la linea di demarcazione tra quello che è piaciuto e quello che non è stato digerito è netta e la spartizione tutto sommato simile: pollice alto per le bandiere sui balconi e l'amore per il proprio Paese, delusione per le polemiche politiche e la gestione dei partiti. «Purtroppo non abbiamo fatto una gran bella figura - il commento di Maurizio Puglisi del circolo "Giovanni Gentile" - e si poteva gestire il tutto molto meglio. Al primo posto degli atteggiamenti ingiustificabili, comunque, metto il presidente della Provincia Durnwalder. Dopo aver chiesto tanto a Roma, poteva almeno stare zitto». Nemmeno i partiti italiani, però, hanno lanciato particolari segnali di compattezza: «È vero, ciascuno è andato per conto suo in modo disordinato ed è stato un peccato. Un appunto, però, vorrei farlo alla deputata Michaela Biancofiore: poteva evitare di coprire il Duce a cavallo di Piffrader». Interessante l'analisi di Sepp De Vivo, membro del direttivo del circolo "Masetti": «Poteva essere l'occasione per dimostrare il nostro orgoglio di essere italiani, senza per forza cadere nel nazionalismo. A Bolzano, ogni cosa diventa politicamente complicata: persino le dichiarazioni del sindaco rispondono a logiche di equilibri di giunta. Francamente mi sento italiano, sono orgoglioso di esserlo, ma non sono contro qualcun altro». Per nulla soddisfatto il presidente e fondatore del circolo "La Comune" Sandro Forcato: «Tutto molto sottotono. Mi ha profondamente stupito questo prendere le distanze da parte del Landeshauptmann perché, come ha detto il presidente Usa Barak Obama, i valori del Risorgimento sono un patrimonio dell'Umanità mondiale e non solo dell'Italia». Domanda velenosa quella che pone Pietro Marangoni, presidente del circolo "La Stanza", a Durnwalder: «Vorrei sapere qual è l'Austria che rimpiange. Se parla di repubblica austriaca, infatti, è evidente che l'Alto Adige non ne è mai stato parte, mentre la nostalgia per la monarchia degli Asburgo, francamente, pare un poco fuori luogo. Non si trattava, comunque, di una celebrazione o di un festeggiamento, ma del semplice riconoscimento di un patrimonio culturale che ci consente di esporre il tricolore non solo per i Mondiali di calcio o per le rivendicazioni nazionaliste. Ha sbagliato, comunque, la politica italiana a dare l'impressione di non voler disturbare il vicino e ha sbagliato, evidentemente, la politica tedesca prendendo le distanze in modo così netto. Come circolo, comunque, organizzeremo una mostra sui Savoia per dimostrare attraverso la cultura quanta vicinanza ci fosse tra i regnanti e gli stessi Asburgo. Il 150º doveva essere questo: un momento di conoscenza». Ci sarebbe stato maggior successo, forse, se tutti avessero avuto lo spirito di Emo Magosso del circolo culturale Don Bosco: «Il mio più grande rammarico? Non aver potuto correre con i bersaglieri a causa di un'indisposizione. Sarebbe stato, da italiano, un momento davvero emozionante».
mercoledì 23 marzo 2011
Detroit-Canukcs: profumo di playoff
E adesso il suono del puck sarà diverso e il peso della stecca crescerà di ingaggio in ingaggio. La parola playoff comincia a galleggiare sui ghiacci statunitensi e canadesi ed entrambe le Conference cominciano a guardare con speranza e preoccupazione alla post-season e relativi accoppiamenti. Il discorso, logicamente, vale anche per i Canucks che stasera, alla Joe Luis Arena, si godrà un ricco antipasto nella sfida con i padroni di casa dei Detroit Red Wings. L’incontro è, di fatto, quanto di meglio possa offrire la Western Conference al momento con Vancouver e la città della Gm saldamente in testa rispettivamente con 103 e 95 posti. Totale che, per ora, garantisce uno slot playoff matematico solamente ai canadesi (unici di tutta la lega assieme a Washington Capitals e Philadelphia Flyers ad esserselo già aggiudicato) ma che, verosimilmente, permetterà in proiezione futura a Detroit di entrare come seconda. La sfida di questa notte, quindi, potrebbe tranquillamente ripetersi nella finale di Conference, ma vedrà opporsi due roster abbastanza falcidiati da infortuni e rinunce precauzionali. E’ notizia di qualche giorno fa, infatti, il forfait per tutto il resto dela stagione del difensore dei Canucks Manny Malhotra, colpito all’occhio durante la partita e costretto a salvaguardare prima di tutto la propria vista. “Qui non parliamo di hockey – ha puntualizzato il coach Alain Vignault – ma di vita personale, del bene di Manny e di tutta la sua famiglia. Non può rientrare, quindi, questa defezione nei ragionamenti tecnici”. Discorso simile, però lieto, è l’occasione che lascia il top scorer Daniel Sedin giù dall’aereo diretto a Detroit: a breve la moglie darà alla luce un figlio. I biancorossi, dal canto loro, faranno a meno di Pavel Datsyuk, Johan Franzen, Jiri Hudler e Todd Bertuzzi, alcuni, come detto, anche a scopo precauzionale. “Durante la regular season esiste un team di specialisti che decide chi mandare sul ghiaccio – afferma il coach Mike Babcock – ma durante i playoff il medico sono io”. Fosse stata da dentro o fuori, insomma, più di qualche Red Wings sarebbe sceso in campo senza discutere. Sullo sfondo, nel frattempo, rimane la sfida per il President’s Trophy che vede al momento Vancouver nettamente in vantaggio , seguita da Philadelphia a 97 punti, Washington a 96 (sfidatesi ieri con vittoria dei capitolini agli SO per 5-4)e gli stessi Detroit : assolutamente probabile che il vincitore esca da questa quaterna.
Ragazzi down, dopo la scuola c’è il vuoto
22 marzo 2011 — pagina 17 sezione: Cronaca
BOLZANO. Nella giornata mondiale delle persone affette da sindrome di down Fabiana Molterer racconta le difficoltà di prospettive future del suo ragazzo, Francesco, che frequenta l’ultimo anno delle superiori. «Abbiamo chiesto a varie aziende, ci siamo rivolti ai laboratori protetti e abbiamo interpellato il settore pubblico: per ora nessuna risposta. Da una parte la crisi economica che taglia le possibilità e dall’altra le liste d’attesa di chi è senza lavoro non danno speranze». Fabiana - membro dell’associazione “Genitori di persone in situazioni di handicap” - parla con schiettezza. «Non voglio vedere la realtà per quella che non è ma ritengo che anche le persone affette da sindrome di down abbiano diritto ad un progetto di vita, ad una professione e ad una soddisfazione personale. Mio figlio, per esempio, ama la natura e sogna un impiego in un agriturismo ed io sto tentando in tutti i modi di aiutarlo a trovare la sua strada».
Il presidente dell’associazione Hansjörg Elsler spiega che il problema è importante: «Siamo di fronte ad una problematica che sempre più si diffonde nella nostra realtà e ne troviamo riscontro pure dai racconti dei nostri 700 soci. Non chiediamo corsie preferenziali ma garanzia per tutte le persone, conforme al proprio handicap, di poter trovare una collocazione legittima in Alto Adige nel mondo del lavoro». «Il sostegno del nostro sistema scuola - riprende Fabiana Molterer - è positivo. I problemi nei primi gradi della scuola primaria e delle medie sono pochi ma la questione cambia con il passaggio alle superiori. È lì, infatti, che il gap con il resto della classe comincia a demarcarsi e i nostri ragazzi sono costretti quasi sempre alle aule di sostegno. Alla luce di questo, oltretutto, non fa certo piacere ascoltare e riscontrare volontà di tagli nel settore dell’aiuto con relative, legittime, preoccupazioni dei dirigenti scolastici. Non è un problema di qualità, ma di risorse». La giornata mondiale delle persone con sindrome di down è anche occasione per immergersi nella vita non facile di chi ne è affetto.
Ma quali sono le emozioni di crescere un bambino down? «Sono contenta di poterlo raccontare senza troppe pacche sulle spalle perché Francesco è per me la possibilità di vivere appieno e nel profondo il significato di maternità. Francesco è il più giovane di tre fratelli che ho cresciuto allo stesso modo. Con il passare degli anni, poi, si tende a dimenticare la disabilità e a considerare solo le singole necessità del proprio figlio, come avviene per qualsiasi altro ragazzo “normale”. Certo la differenza sostanziale è che la prospettiva di maternità con Francesco non finirà mai. So che gli altri figli ad un certo punto taglieranno il cordone ombelicale ed andranno per la loro strada e so invece che Francesco avrà sempre bisogno di un sostegno. Dovrò sempre essere al suo fianco per aiutarlo e sostenerlo. Dargli una mano a trovargli un lavoro significherebbe incamminare lui e tutti quelli come lui sul percorso dell’autonomia. Di pari passo con i propri coetanei. E tutto questo è di per sé una conquista di proporzioni straordinarie». (a.c.)
Pacchi e raccomandate si ritirano in via Similaun. Cittadini esasperati
di Alan Conti
zoom . BOLZANO. Raccomandate e pacchi postali? Da tre mesi si ritirano solamente nell'ufficio postale di via Similaun, anche per chi abita a chilometri di distanza. La novità, varata da Poste italiane, riguarda per ora solo la zona di Don Bosco ed una parte del rione di Gries. Un riassetto dei servizi gran poco annunciato e parecchio discutibile che ha mandato su tutte le furie buona parte dei bolzanini, scocciati dalla scomodità di dover affrontare code chilometriche per il concentramento dell'utenza in un singolo punto. Il pensiero, oltretutto, va alle tante persone anziane che utilizzano i servizi postali e che si vedono costrette a trasferte improbabili. Gli stessi vertici delle Poste cercano di spiegare come possono le motivazioni di una scelta tanto impopolare. «E' stato deciso - fanno sapere dall'ufficio stampa di Venezia - di accorpare il servizio di ricezione di raccomandate e pacchi in un unico ufficio per snellire al meglio l'offerta dei numerosi altri servizi delle sedi di quartiere che sicuramente hanno frequenza più intensa. Il ritiro di pacchi e raccomandate, infatti, avviene molto più raramente di bollettini, pensioni o prodotti postali. La concentrazione in un solo luogo, inoltre, permette di ridurre il margine di errore e di dispersione». Le prospettive, inoltre, sono quelle di un allargamento della procedura di decentramento a tutta la città: soluzione non confermata ufficialmente ma considerata inevitabile da ambienti interni alle Poste. L'operazione, ribadiscono, è stata pensata anche per ridurre i margini di errore e perdita dei pacchi postali tra i vari uffici. «Quello che stanno facendo è un'autentica follia - spiega Renato Palaia - perché spostano un servizio importante in una zona lontana per molti e, oltretutto, molto difficile da trovare. Per chi, come me, abita in via Capri significa percorrere alcuni chilometri per ritirare una raccomandata, il che potrebbe essere molto difficoltoso per le persone anziane. Lo stesso personale dei nostri uffici di competenza si è schierato contro questa decisione». Alfonso Maddaluno, dal canto suo, è fortunato «perché abitando in via Bari non sono molto distante dal centro per i pacchi e le raccomandate, ma di certo non posso che essere solidale con gli anziani che si trovano spiazzati da una scelta difficilmente comprensibile». Non è affatto tenero il giudizio di Giovanni Tellan: «Poste non azzeccano una scelta che sia una e i disservizi si allargano ormai a macchia d'olio. Dovrebbero essere vicini ai cittadini, dato che si rivolgono pure alle categorie più delicate, e invece fanno scelte differenti. L'elenco delle scelte discutibili della sede centrale, comunque, sarebbe lungo e laborioso: lo spostamento delle raccomandate in via Similaun è solo la punta dell'iceberg». L'esempio concreto delle difficoltà di alcuni anziani arriva diretto da Tiziana Pruner: «Sono dovuta andare a ritirare una raccomandata per la mia mamma ed è stato un incubo. Prima di tutto trovare l'ufficio per chi non lo frequenta abitualmente è impresa ardua, poi la coda e il fastidio di una scomodità che si poteva evitare. Mi chiedo, poi, con quale ragione si sia deciso di andare in via Similaun quando si poteva scegliere la sede centrale o, perlomeno, quella di piazza Adriano». Edoardo Cagol e Ottaviano Bocconi sono sconsolati: «Ormai non ci stupiamo più di niente. E' davvero una soluzione scriteriata». Risoluto l'atteggiamento di Alferio Autieri mentre esce dagli sportelli di via Sorrento: «Bisogna fare qualcosa per fermare questo riassetto che danneggia i cittadini. Per quale motivo devo macinarmi i chilometri per ritirare una raccomandata o un pacco se ho avuto la sfortuna di non essere in caso quando doveva essere consegnata?». Da uno sportello cittadino, intanto, arriva la conferma dei possibili sviluppi: «Per ora la novità riguarda via Resia e via Sorrento, ma poi si estenderà a tutta la città». «Non ci piace per nulla quel che sta succedendo», sentenzia sintetica Jarka Schützova. Presi in contropiede, infine, i sindacati di categoria: «Non sapevamo nulla - ammette Antonio Poddesu della Slc-Cgil - ma l'azienda ha la facoltà di indire sperimentazioni senza comunicarcele per un lasso di trenta giorni. Certamente chiederemo delle spiegazioni perché la novità non è certo delle migliori». Tra gli anziani la preoccupazione è alle stelle.
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martedì 22 marzo 2011
Casa-albergo Tre Gobbi: struttura fatiscente. Gli ospiti: «Va a pezzi»
20 marzo 2011 — pagina 19 sezione: Cronaca
BOLZANO. Una facciata fatiscente, con gli infissi incapaci di proteggere dal freddo e in evidente contrasto con la manutenzione, comunque puntigliosa, degli interni. La situazione della casa-albergo per immigrati “Tre Gobbi” sembra essersi fermata nel tempo, colpa di alcune indecisioni politiche che si trascinano da mesi. L’edificio, di proprietà comunale, è affittato all’Ipes che, tuttavia, vanta un contratto della durata di soli due anni ancora, il che esclude ulteriori interventi di un certo rilievo».
Due, dunque, le strade prospettate dall’Istituto di via Milano: l’attribuzione da parte della Provincia di terreni per costruire una nuova casa oppure il prolungamento del contratto di affitto. Nel mezzo, però, restano gli utenti, ultimamente insofferenti anche al limite di cinque anni di ospitalità imposto dall’amministrazione e al divieto di portare ospiti nelle camere ai piani superiori della struttura.
A presentare una dettagliata radiografia della situazione dei “Tre Gobbi” è Makhtar Midini, custode della struttura da più di dieci anni. «Prima di tutto bisogna fare una premessa importante: per quanto riguarda la manutenzione interna l’Ipes è sempre piuttosto celere nell’intervenire ed aiutarci. Rimangono, però, alcune questioni aperte che tutti aspettiamo vengano risolte». La più visibile, chiaramente, è lo stato fatiscente della facciata: «Scrostata e in questo stato di degrado da anni. I “Tre Gobbi” è stato uno dei primi alberghi di un certo livello della città, ma da fuori l’edificio è rimasto lo stesso da sempre. Capisco, comunque, che l’Istituto non voglia effettuare lavori molto impattanti quando può contare unicamente su un contratto d’affitto di appena due anni. La casa è del Comune, quindi ci vuole un accordo tra le amministrazioni anche per decidere eventuali spostamenti: speriamo si faccia in fretta». Il problema, però, non è solo di carattere puramente estetico. «Affatto - continua Midini - se consideriamo che gli infissi vecchi lasciano entrare il freddo d’inverno. Il riscaldamento può anche continuare ad andare, ma difficilmente si ottiene qualcosa di concreto». Il tutto, chiaramente, comporta uno spreco. «Da matti - le parole di alcuni utenti che chiedono l’anonimato - e basta gettare un’occhiata dall’esterno per capire che nessuno può desiderare un posto in questa casa. Un peccato perché, a essere sinceri, non si vive troppo male in queste stanze. E’ incomprensibile, però, come ci possano essere delle camere vuote a fronte di decine di domande all’Ipes e il limite di cinque anni che ci viene imposto. Capita, purtroppo, che alcuni di noi dopo un lustro si trovino spiazzati senza sapere cosa fare. Lasciati soli per strada». Nella discussione interviene Moustafa Dahdi: «I servizi sono buoni e il quartiere ci tratta bene. Peccato per gli ospiti che non possiamo far entrare nelle camere». «Le nazionalità sono tante - risponde subito Midini - e gli ospiti 74, tutti con orari di lavoro ed esigenze diverse. Le regole devono essere ferree per mantenere l’ordine e la calma di tutti questi anni. Giusto che gli ospiti rimangano nella sala dedicata agli incontri».
Rimane, dunque, il degrado di infissi e facciata. «Capisco - risponde la responsabile Ipes Manuela Targa - il disagio, ma la questione riguarda gli accordi tra la dirigenza e le amministrazioni. Personalmente, però, posso testimoniare l’impegno dell’Istituto nella manutenzione degli interni». Voce in capitolo, chiaramente, ce l’ha il direttore Ipes Klaus Pircher.
«Ora come ora non possiamo fare interventi di simile portata. Abbiamo chiesto qualche mese fa un terreno per costruire una nuova struttura, mentre l’alternativa sarebbe il prolungamento del contratto d’affitto. Solo allo sblocco delle pratiche burocratiche possiamo pensare a mettere in piedi certi interventi». L’assessore comunale al sociale Mauro Randi, intanto, passa la palla all’assessorato al patrimonio: «Nei nostri uffici non esiste nulla legato alla struttura dei “Tre Gobbi”, probabile che si tratti di una questione di competenza dell’assessore Klaus Ladinser». Dagli uffici di quest’ultimo, però, non arriva risposta alcuna.
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Con “il gioco del piacere” e i giudizi sui vini nascosti Slow Food riavvia l’attività
20 marzo 2011 — pagina 37 sezione: Agenda
BOLZANO. Sarà una primavera di gusto, giochi e iniziative per i giovani quella programmata dalla condotta Slow Food di Bolzano, il “gruppo” locale dell’associazione nazionale che tutela, valorizza, esalta le ricchezze e le produzioni di nicchia enogastronomiche italiane. Dopo una pausa per la presentazione della guida “Slow Wine”, infatti, ora soci e appassionati possono cominciare a spulciare gli eventi programmati da qui a fine maggio.
Venerdì 25 marzo si comincia con un’autentica new entry: protagonista la trattoria “Anita” di piazza Erbe, da poco entrata nella guida “Osterie d’Italia”. Sarà qui, infatti, che verrà organizzato il gioco del piacere che si svolge durante una cena e prevede la degustazione di alcuni vini “coperti”, da giudicare secondo il proprio gusto personale (costo 40 euro per i soci, 50 per gli ospiti).
Imparare a cucinare direttamente dalle padelle del prestigioso chef bolzanino Luis Agostini, poi, è certamente occasione da cogliere al volo e per farlo è sufficiente iscriversi alle tre serate a tema organizzate al “Condito” di via Crispi, lo spazio - cucina dello stesso Agostini. L’incontro consiste nello “spadellamento” con lo chef e conseguente godimento delle pietanze. Gli appuntamenti, riservati ai soci, sono fissati per i giovedì 31 marzo, 21 aprile e 12 maggio, dedicati rispettivamente a pesce, carne e verdure e al costo di 60 euro ciascuna.
Poi in contemporanea con la celebre “Vinitaly” di Verona, dal 7 all’11 aprile ecco che presso l’azienda vinicola Alois Lageder di Magrè sarà organizzata “Summa”: una serie di incontri con alcuni tra i più importanti produttori enologici internazionali e nazionali rimasti fuori dalla porta della città di Romeo e Giulietta. Tra queste l’azienda tedesca “Kunstler” della zona del Reno organizzerà il 12 aprile una serata nella stube “Andreas Hofer” dell’Hotel Luna con un menù abbinato a nove interessanti e longevi Rhein Riesling (costo 75 per soci, 85 per ospiti).
Nell’ambito del Festival delle Resistenze organizzato dal Servizio giovani a ridosso del 25 aprile, invece, il 26 ci sarà un incontro tra i giovani delle superiori e il vicepresidente di Slow Food, Silvio Barbero sull’argomento alimentazione sana e responsabile. La cena serale, oltretutto, si baserà su un menù ricavato dai cosiddetti presìdi di Slow Food, prodotti enogastronomici che l’associazioni difende dal rischio estinzione. Se vogliamo, una resistenza a colpi di forchetta realizzata dai ragazzi della Scuola alberghiera di Merano e di economia domestica di Aslago.
Chiusura venerdì 27 maggio al Ristorante Kaiserkron con una cena con tanto di etilometro. Ogni ospite, infatti, potrà costantemente controllare il proprio tasso alcolemico in funzione della quantità di cibo e vino assunto alla presenza, sicuramente gradita dagli interessati, del sindaco Luigi Spagnolli e del comandante della polizia municipale Sergio Ronchetti (costo 60 euro per i soci e 70 per gli ospiti).
Per informazioni telefonare al numero 0471 - 272828.
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Alan Conti
Al «Sernesi» il macchiato è arte
19 marzo 2011 — pagina 36 sezione: Agenda
BOLZANO. Un “macchiatone” capace di tramandarsi fra generazioni. I bolzanini conoscono perfettamente il prodotto di punta del Cafè Sernesi, nell’omonima via e vicino all’omonima Galleria, e da anni se ne servono piuttosto numerosi, ma la vera particolarità che differenzia questo bar dalla stragrande maggioranza degli omologhi cittadini è stato l’indolore passaggio di consegne avvenuto un paio di anni fa. Il merito è delle sorelle Alina e Lorena Sandu. «Quando la vecchia gestione - racconta Lorena - ha deciso di passare la mano conoscevano già da qualche anno Alina e sapevano come si muoveva dietro al bancone. E’ stata la prima, quindi, cui hanno chiesto se voleva rilevare l’attività: un’opportunità che abbiamo deciso di cogliere al volo. Anche io, infatti, sono sempre stata impegnata in questo settore, quindi il passaggio è stato automatico».
A loro si è aggiunta Armida Mamaj, ma le variazioni, come detto, sono state davvero poche.
«Il “Sernesi” - continuano le due bariste - è da sempre un locale molto amato da chi frequenta il centro, in particolare per la buona nomea che accompagna i nostri cappuccini e macchiatoni. Ci è sembrato logico modificare il meno possibile di un’attività in grado di funzionare perfettamente, con quello che avevamo imparato sui segreti alla macchina del caffè».
La scelta, a giudicare dal costante affollamento, è sicuramente premiante e gradita dai clienti.
«Dal 1995 - si confida Jessica Bizzarri - vengo qui tutti i giorni. Il caffè è il migliore della città, non c’è dubbio. Alina, Lorena e Armida, dal canto loro, hanno portato una ventata di giovinezza ed entusiasmo che è un surplus».
Che l’attrazione del “Sernesi” sia magnetica lo conferma pure Silvia Coletti: «Non lavoro in zona, ma talvolta mi capita di passarci e allora non mi faccio sfuggire la possibilità di venire qui. Il caffè macchiato e le chiacchiere con le bariste sono impagabili».
Dall’altra parte della strada, proprio davanti al piccolo dehor lungo la strada, campeggia la sede dell’ateneo e più di qualche studente ha deciso di fare del “Sernesi” la propria pausa quotidiana. «E’ vero che abbiamo pure il bar interno - dicono i fratelli tedeschi Fabian e Lena Fricke - ma la qualità del caffè che troviamo qui non è paragonabile. Stando un po’ qui, è difficile non accorgersi come il macchiato migliore di Bolzano venga servito a questo bancone».
L’entusiasmo dietro alle tazzine, quindi, è contagioso e ben presto si apprezza quel filo rosso che unisce il presente alla tradizione: al di là di qualsiasi tecnica, forse, l’ingrediente segreto del macchiatone è proprio questo.
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Alan Conti
lunedì 21 marzo 2011
Euregio Tour: Upload oltre i confini
Upload quest'anno si accuccia lì, coricato tra due Nazioni, a cavallo tra il Tirolo e il Trentino con la testa in Alto Adige. Obiettivo, nemmeno troppo velato, quello di unire l'Euregio, prima concretamente e poi, semmai, nelle celebrazioni ufficiali. Già l'anno scorso, infatti, la vittoria finale dei tedeschi Sugar From Soul aveva spalancato le porte a una dimensione più europea del contest organizzato dal Servizio Giovani della Provincia di Bolzano, ma adesso il territorio dell'Euregio diventerà realmente campo di gioco per il festival. Non è un caso, infatti, che l'Upload Tour, che ha caratterizzato la provincia altoatesina nel 2010, diventi tra marzo e aprile punto di forza per questa edizione anche in Trentino e attorno a Innsbruck. Di fatto, quindi, l'iniziativa da una s'è fatta trina. Le stesse iscrizioni, balzate in pochi giorni alla vertiginosa cifra di 140, riflettono un cresciuto interesse per la manifestazione anche fuori dai confini strettamente natali. Prima dell'Upload Day del 14 maggio che porterà Bolzano al centro della musica,quindi, la rincorsa partirà dalle orbite parallele al capoluogo. Dalla Val di Non alla Val Ridanna, comunque, è evidente che i vari palcoscenici andranno riempiti con qualche band e i gruppi saranno scelti proprio tra gli iscritti al concorso, quindi esiste un motivo piuttosto valido per mettere mano alla testiera e andare su www.upload.bz.it
Gli Euregio tours, nel frattempo, continuano a procedere a ritmo incalzante e vale la pena di citare le prossime date da non perdere. Mercoledì 23 marzo, per esempio, allo Studentato San Bartolomeo di Trento alle ore 21 si esibiranno i Vetrozero, protagonisti della prima edizione di Upload, con alcune band già in lizza per la selezione 2011. Di là dal confine, invece, appuntamento per l'8 aprile con i bolzanini Little White Bunny pronti a suonare a Wörgl, sempre accompagnati a gruppi già iscritti. Largo ai gonnellini, infine, a casa nostra dove al Club Max d Bressanone andrà in scena venerdì 25 il Kid Kombo&Sikgirl Burlesque Show. Ce n'è per tutti i gusti, insomma, e mai come stavolta è proprio il caso di sottolinearlo.
Alan Conti
domenica 20 marzo 2011
«L'unica vera festa, i nostri tricolori»
di Alan Conti
zoom . BOLZANO. Il disagio italiano esiste ed a finire sul banco degli imputati sono i partiti italiani. Assodato e mai digerito il gran rifiuto di Durnwalder alla Festa del 150esimo dell'Unità d'Italia, ora la discussione si sposta sul futuro degli altoatesini che non accettano più un ruolo subalterno né sono pronti a giustificare chi spinge forte ed ossessivamente sul pedale del nazionalismo. Il tutto con la certezza che a Roma la questione non interessi un granchè, complice anche il discusso accordo sui monumenti tra il dimissionario ministro ai beni culturali Sandro Bondi e l'Svp. «C'è poco da fare - allarga le braccia Claudio Paolo Marin - noi italiani dobbiamo sempre sentirci un gradino al di sotto, soprattutto in ambito politico e istituzionale. Prendiamo la festa di ieri: com'è possibile che in tutta la città ci fossero le bandiere e in via Museo nemmeno lo straccio di un vessillo? Tutti i marchi internazionali dei negozi sotto i Portici, inoltre, perché non hanno avuto il coraggio di esporre il tricolore in uno dei luoghi simbolo della città?». «Sarebbe stato giusto essere tutti coinvolti - concorda Domenico Colella titolare del bar "Debby" in piazza Matteotti - e regalare una giornata di piena convivenza alla nostra terra». Netto, invece, il giudizio di Assuero Cabassa: «Siamo svuotati praticamente a tutti i livelli di potere e la parte del leone, logicamente, la fa la politica. Da una parte, infatti, si continua a seguire la strada di un nazionalismo che non ha mai portato a grossi vantaggi né grandi considerazioni da Roma, ma dall'altra manca un'autentica alternativa forte. In mezzo ci siamo noi e la convivenza, forse, funziona molto più nella vita sociale di tutti i giorni che non in quella istituzionale». Tirata d'orecchie da Luca Bonato del bar "Romagnolo". «Nel resto d'Italia abbiamo visto organizzare concerti, feste e manifestazioni di un certo rilievo. L'anniversario era di quelli importanti e a Bolzano, in una piazza Matteotti imbandierata, a nessuno è passato per la testa di organizzare qualcosa. Proprio i vessilli, infatti, testimoniano come la ricorrenza fosse sentita nel cuore popolare della città». Si rivolge direttamente al governo centrale, invece, Silvano Tiozzo. «Basta riflettere sugli ultimi avvenimenti per rendersi conto che gli altoatesini a Roma contano e interessano poco. E' evidente, infatti, che qualcuno trovi più vantaggioso assecondare il potere tedesco in grado, politicamente, di pesare molto di più». Interessante l'analisi proposta da Davide Marinovich, residente al Renon da una quindicina d'anni. «In un contesto tedesco si può tranquillamente vivere bene e con soddisfazione: non creiamo contrapposizioni eccessive. Logico, comunque, come con l'atteggiamento dei Biancofiore o degli Urzì sia molto difficile integrarsi, ma se si riesce ad allargare i propri orizzonti di pensiero ecco che non si incontrano particolari difficoltà o resistenze». Critico con l'intero sistema Italia è Luciano Groppo. «Non voglio banalizzare, ma onestamente l'unità non è esattamente la prima virtù del nostro Paese. Personalmente, comunque, mi sento altoatesino, quindi cerco di trovare elementi di convivenza concreta e reale cercando di superare tutte le divisioni». Bruna Coli ancora non ha metabolizzato le uscite del presidente della Provincia: «Non mi sento rappresentata al 100% da un politico che fa determinate sparate. Capisco che si senta in dovere di difendere il suo elettorato tedesco, ma forse c'erano modi più rispettosi di farlo». «Questo è territorio italiano - le fa eco Rosalba Tutino - quindi è bene che i contrari si rassegnino. Capisco, però, che chi è cresciuto con una cultura austriaca possa avere sensazioni e idee differenti dalle mie». Italo Marcantonio è di poche parole, ma concetti arguti: «Raggiunto un certo obiettivo i nostri politici se ne fregano. La festa, comunque, è stata molto bella e vedere tutte le bandiere ai balconi ha regalato gioia». Flora Morandi circoscrive il disagio «alla sfera politica e dei finanziamenti. Nella vita di tutti i giorni, invece, i rapporti sono buoni e certe divisioni non sono così nette come si vorrebbe far credere». Simone Buonaspina invita all'Unità anche dopo le celebrazioni: «Troppo spesso gli italiani si sfaldano, soprattutto su questioni che dovrebbero vederci compatti. Non parlo solo a chi è nato in Italia, ma mi rivolgo pure a tutti quegli stranieri che hanno ottenuto la cittadinanza, e che si riconoscono nei valori della nostra comunità. E' questa la nuova frontiera dell'Alto Adige».
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In piazza Municipio bolzanini delusi «Una cerimonia in tono dimesso»
di Alan Conti
zoom . BOLZANO. L'avevano promesso e hanno mantenuto la parola: i bolzanini sono scesi numerosi nelle piazze cittadine per onorare i 150 anni dell'Unità d'Italia e lo hanno fatto con la voglia di portare alla ribalta i valori profondi della Nazione. Da piazza Municipio - dove si è tenuto l'alzabandiera - a piazza Adriano. Rimane però il convitato di pietra delle polemiche politiche che entrano spesso nei discorsi e nelle riflessioni di chi si sarebbe aspettato una qualche presenza istituzionale del mondo tedesco, ma anche un maggiore grado di incisività da parte della autorità italiane e, soprattutto, comunali. Proprio in piazza Municipio, di prima mattina e sotto una pioggia battente, spunta la delusione dei cittadini per una cerimonia dell'alzabandiera, forse il momento più profondamente ufficiale della Festa, frettolosa e al di sotto delle aspettative. Nella cornice di pubblico che assiste all'innalzamento del tricolore sui pennoni davanti al Municipio troviamo un gruppo di alpini dell'Ana Bolzano. «Basta guardare la nostra penna - le parole di Serafino Pisoni, Silvano Perini e Gianfranco Gastaldo - per capire quale sia il motivo che ci spinge in questa piazza a festeggiare. E' importante esserci per testimoniare il calore con cui va accolto l'anniversario del nostro Paese». Sulla questione interviene anche Claudio Maccagnan: «Le polemiche montate ad arte dal presidente della Provincia sono state qualcosa di estremamente sbagliato, di cui l'Alto Adige, francamente, non aveva bisogno. Evidentemente si è cercato di creare delle divisioni artificiali che nella realtà non esistono». Tante le famiglie alzatesi di buon'ora per portare i propri figli alla cerimonia e festeggiare insieme un momento particolare. «Non solo è importante essere qui - spiegano Claudio Favali e Cinzia Terrin
con la figlia Martina Favali - ma rappresenta pure un orgoglio. Sappiamo di vivere in una terra in cui tutto questo viene sempre passato sotto la lente del dualismo etnico, ma francamente siamo italiani e oggi dobbiamo essere fieri della nostra terra senza troppe discussioni. Siamo sempre costretti a fare i conti con un dualismo esasperato tutti i giorni: oggi chiediamo solo di poter essere felici, senza urtare la sensibilità di nessuno». Incoraggiante quadretto familiare è anche quello offerto da Daniela Tezzele, Andrea Busin e prole al seguito: «È bello che anche i bambini imparino cosa significhi festeggiare una Nazione. Oggi non siamo in piazza per particolari rivendicazioni politiche, ma semplicemente per rendere onore ai valori più importanti della nostra Italia. Quali sono? Per trovarli basta leggersi la Costituzione che l'Alto Adige ci ha regalato questa mattina (ieri per chi legge, ndr)». Una punta di malcontento, come detto, è seguita alla cerimonia dell'alzabandiera: «Davvero frettolosa e poco curata - le parole di Cristina Bombonato - per un momento che meritava maggiore solennità. Sono rimasta molto delusa dalla gestione dell'unica commemorazione veramente istituzionale». Identico fastidio nelle dichiarazioni di Marisa Bertoldi e Maria Di Noto: «Ci saremmo aspettati un piccolo discorso del nostro sindaco o semplicemente l'esecuzione completa dell'inno. Abbiamo assistito, invece, a una scenetta dimessa, quasi fossimo di troppo disturbo per farci sentire in maniera convinta. Il Comune, quindi, non si è limitato solo a non realizzare nulla di concreto per il 150esimo, ma sembra quasi vergognarsi dell'alzabandiera davanti alla sua sede principale». Posizione particolare per Erika Leitner: «Sono di madrelingua tedesca e con la mia presenza voglio testimoniare davvero come tutti gli altoatesini possano sentirsi uniti in questa festa».
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Tar: sempre meno ricorsi
BOLZANO. Diminuiscono i ricorsi, giunti al minimo storico; calano le pendenze e si potenzia il sistema informatico per velocizzare le procedure: è il quadro che esce dall'apertura dell'anno giudiziario del Tar. Non mancano, però, le critiche della presidente Margit Falk Ebner, che vede una legge urbanistica provinciale ancora troppo nebulosa e una norma locale sugli appalti pubblici che va riparametrata tenendo in considerazione le istanze europee e i bisogni della comunità locale. Nell'anno del nuovo codice nazionale del processo amministrativo, inoltre, non possono mancare puntualizzazioni della sezione bolzanina. Le statistiche, come detto, parlano di 316 ricorsi presentati nel 2010, con una diminuzione di 26 unità rispetto all'anno precedente, e una evasione di 33 di questi, pari al 10,44% del totale. La percentuale totale delle procedure archiviate si attesta, invece, a un onorevole 93,84%: cifra tra le migliori su scala nazionale. «La diminuzione dei ricorsi - Falk Ebner - è legata al buon lavoro delle amministrazioni locali, alla giurisprudenza costante del Tar e alla crisi economica che scoraggia le famiglie nell'affrontare spese aggiuntive come quelle legali». L'edilizia e l'urbanistica sono di gran lunga l'ambito maggiormente sensibile alle controversie, che toccano quota 143. «La legge urbanistica provinciale non è sempre di agevole interpretazione e talvolta ostacola la certezza del diritto. Ci vuole una legislazione più chiara e comprensibile per tutti». Tra i settori coinvolti seguono a ruota i lavori pubblici (67) e l'industria, commercio e artigianato (26). «Sugli appalti - prosegue - bisogna promulgare una nuova norma che tenga conto delle direttive Ue e delle esigenze del territorio locale, in particolare in riferimento al frazionamento dei lavori e alla soglia». Entrando nel dettaglio dell'attività annuale, comunque, si contano 354 sentenze, 212 ordinanze cautelari, 71 ordinanze collaterali, un'ordinanza presidenziale, 16 dispositivi e 4536 atti. «Aggiungendo ai ricorsi anche i 58 motivi aggiunti, che una volta venivano scorporati, otteniamo la radiografia di un tribunale amministrativo che lavora con un buon ritmo, capace di erodere il monte pendenze in costante calo dal 2001 e oggi fermo a 597 ricorsi». Delle 316 pratiche aperte, comunque, 94 sono tedesche, pari al 29,74%. «Percentuale fluttuante - spiega Falk Ebner - ma se entro l'anno, come promesso, dovesse giungerci da Roma la versione tedesca del programma informatico che utilizziamo per i ricorsi italiani ecco che potremmo snellire pure questa procedura». Il 2010, però, è stato anche l'anno del nuovo codice amministrativo nazionale: «Fortemente voluto - conclude la presidente - con l'obiettivo di velocizzare le pratiche con una giustizia piena, ma che presenta alcune pecche. Le verifiche sulla competenza, infatti, rischiano di allungare i tempi. Ci sono, però, aspetti positivi che solo il tempo dirà se saranno pure funzionali». (a.c.)
Lo slang bolzanino impazza su un «gruppo Facebook»
BOLZANO. Da "Sciangai" alle "vasche" di via Museo, passando per gli "scaveioni" e i boci che fanno "blaun". Hai voglia a dire che Bolzano è immersa in una realtà bilingue quando bastano appena tre giorni di apertura del gruppo su Facebook denominato «Lo slang di Bolzano» per rispolverare un linguaggio tipicamente cittadino che strappa sorrisi e ricordi e che sta coinvolgendo decine e decine di persone. L'idea, molto semplice quanto apprezzata, è venuta a Paolo Cagnan, giornalista dell'"Alto Adige": invitare i concittadini a raccogliere vocaboli, lessico e modi di dire tipici della nostra conca. In poche ore, come detto, l'entusiasmo si è tradotto in centinaia di post: un autentico diluvio di interventi che ha già permesso la pubblicazione di una prima parte del vocabolario e successiva integrazione. Un elenco che, di fatto, ripercorre la storia della città dai balli "sbregamutande" fino alle ubriacature contemporanee identificate, tra le altre, con un "tirarsi la pezza". Il tutto, ovviamente, è aperto anche al gruppo linguistico tedesco perché lo slang è chiaramente influenzato pure dalla contaminazione etnica. A guardare gran parte degli interventi, comunque, ci si può concedere una prima lampante riflessione: l'italiano dei bolzanini è figlio diretto del veneto e l'immigrazione dei connazionali ha avuto lo stesso incessante ritmo nei quartieri popolari come Don Bosco ed Europa e nei modi di dire. Vale la pena, dunque, prendersi qualche minuto, cercare il gruppo e scorrere i post per scoprire anche come ci si divertiva nella Bolzano passata circumnavigando, chiaramente, le terre dove più facilmente attecchisce lo slang come il mondo giovanile, gli insulti, il sesso, le prese in giro o i semplici proverbi. Difficile tracciare una linea di demarcazione netta, ma un piccolo consiglio per chi cerca nuovi interventi può essere quello di cercare nella propria memoria quelle espressioni che amici non bolzanini non hanno mancato di farvi notare. C'è spazio, comunque, anche per appunti storici molto interessanti come quel proposto da Massimo Sputore: «Fino agli anni Settanta, Bolzano era ancora divisa per quartieri e le compagnie stavano ognuna nel proprio, spartite grosso modo in Piani, Gries, Piazza Matteotti, Oltrisarco, Via Resia e Don Bosco. Ognuno, quindi, ha sviluppato un proprio slang che poi si sono mescolati in locali come il New Pub creando il linguaggio giovanile unico di Bolzano». Noi bolzanini che sosteniamo di non avere un dialetto. (a.c.)
"La Resistenza il secondo Risorgimento d'Italia"
Festeggiare i valori italiani esaltando i principi fondamentali della Costituzione. Questa la chiave di lettura del 150esimo dell’Unità d’Italia fornita dall’Anpi nella sua manifestazione che ieri, nonostante la pioggia battente, ha coinvolto decine di bolzanini in piazza Adriano di fronte al Monumento ai caduti per la libertà. Uno dei tanti appuntamenti disseminati per la città e che ha visto le forze politiche locali dividersi: non sono mancati, quindi, accenni e punzecchiature sull’onda delle recentissime polemiche. "Oggi più che mai – le parole del consigliere comunale di Sel Guido Margheri – gli assenti hanno avuto torto, così come ha sbagliato Durnwalder ad esprimersi nei termini che ha usato perché la stessa autonomia è figlia di quella Costituzione che garantisce diritti e sviluppo a quelle popolazioni che vivono in condizioni di minoranza linguistica. L’Italia andava celebrata anche per questo". Il rappresentante di Sel, poi, si rivolge al comitato per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia. "Le dichiarazioni di Sgarbi sono state un insulto alla democrazia, alla Costituzione, alle vittime dell’olocausto e a tutti i cittadini dell’Alto Adige. Una ferita che si poteva tranquillamente evitare, senza caricare queste celebrazioni di significati politici che non dovrebbero avere". Pronta la replica anche alle accuse di poca partecipazione dell’amministrazione comunale: "Il Comune ha fatto il suo dovere concedendo l’auditorium, organizzando l’alzabandiera e garantendo il proprio sostegno a tutte quelle manifestazioni che rispettano i principi democratici e della nostra autonomia". Cerimoniere della manifestazione, scandita dai cori dell’inno di Mameli e “Bella Ciao” del Coro Castel Flavon, è stato il presidente dell’Anpi Lionello Bertoldi. "La Resistenza partigiana è stata il secondo Risorgimento d’Italia e a loro dobbiamo la grande ricchezza della Costituzione. Oggi l’Italia festeggia questi valori, fatti di libertà, solidarietà e diritti allo studio, al lavoro e alla giustizia: tutti dobbiamo conquistarceli di giorno in giorno". Da Bertoldi, inoltre, parte un avvertimento alla deriva nazionalista di certi festeggiamenti: "Ho sempre combattuto il nazionalismo pernicioso e dobbiamo essere in grado di distinguerlo dalla coscienza nazionale che cerchiamo di costruire anche attraverso queste iniziative e manifestazioni estremamente importanti". Ai piedi dei Monumento, comunque, è stata deposta una corona cui il vicepresidente del consiglio comunale Matteo Degli Agostini (Idv) ha voluto aggiungere una copia della Costituzione regalata ieri dal nostro giornale: "Un monito dei pilastri che sorreggono il nostro Paese e che non devono essere sgualciti". Qualcun altro, dal canto suo, ha trascorso l’intera celebrazione brandendo in aria la stessa carta dei diritti fondamentali. Tra le persone che hanno preso parte alla celebrazione, comunque, spunta pure un vessillo dell’aquila provinciale con la scritta “Südtirol”: testimonianza diretta della partecipazione di parte della popolazione tedesca ai festeggiamenti. Presenti, inoltre, rappresentanti dei Verdi, Pd, Idv, Sel, Arci, Pax Christi, circolo Centaurus e dei sindacati. Proprio il segretario della Cgil Lorenzo Sola ha preso il megafono, in chiusura, per alcune puntualizzazioni: "L’autonomia è un frutto prezioso di questo Paese e andrebbe celebrata. Condanniamo, quindi, le dichiarazioni del Landeshauptmann Luis Durnwalder, ma ancora di più stigmatizziamo l’atteggiamento di chi viene a Bolzano a pontificare sull’italianità senza avere nemmeno il coraggio di imporre questa festa ai propri alleati a Roma. Nessuno, infatti, ha imposto alla Lega di festeggiare. Nemmeno l’onorevole Biancofiore".
Alzabandiera in tono dimesso
Nonostante il giorno di festa, per molti bolzanini il tricolore ha meritato la sveglia presto per assistere alla cerimonia dell’alzabandiera in piazza Municipio. Tra i rappresentanti istituzionali e delle forze dell’ordine, infatti, tanti i cittadini che hanno voluto concedersi un momento particolare di solenne riflessione con l’alzarsi sui pennoni dei vessilli italiani ed europei. Il tutto, chiaramente, condito dall’inno italiano suonato dagli alpini paracadutisti. Molti, logicamente, i politici che hanno voluto presenziare e che, diligentemente, si sono schierati in bella mostra in mezzo alla piazza durante la celebrazione, in compagnia del comandante della polizia municipale Sergio Ronchetti e del questore di Bolzano Dario Rotondi. Tra i tanti, chiaramente, il sindaco di Bolzano Luigi Spagnolli e il vicepresidente della Provincia Christian Tommasini, intervenuti prima della partenza per Roma, dove hanno partecipato in veste istituzionale alla festa con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. "Oggi non c’è più spazio per fare polemica – ha dichiarato l’assessore Tommasini incalzato dalle domande dei giornalisti – e andiamo a Roma con l’obiettivo di celebrare al meglio i valori e le ricchezze dell’Italia". Ha lasciato l’amaro in bocca a molti, comunque, il fatto che nessuno dei due rappresentanti più autorevoli del gruppo italiano abbia trovato un minuto per salutare con un discorso ufficiale la festa di Bolzano. Diversi, quindi, i bolzanini poco soddisfatti del semplice presenzialismo: "Ancora una volta – opinione diffusa – si ha la sensazione di dover celebrare una festa nazionale in tono sommesso per non disturbare l’ingombrante vicino". Evidente l’allusione alle polemiche politiche innescate dal presidente della Provincia Luis Durnwalder. Confusi tra i partecipanti, inoltre, si sono visti l’assessore provinciale Roberto Bizzo, il deputato Giorgio Holzmann, il consigliere provinciale Donato Seppi con tanto di cappello da alpino, i consiglieri comunali Enrico Lillo e Guido Margheri, il presidente dell’Anpi Lionello Bertoldi e il presidente della Circoscrizione Europa-Novacella Carlo Visigalli. La cerimonia, sferzata da una pioggia battente, è durata in tutto poco più di una decina di minuti, con tanto di inno di Mameli accorciato: evidente, dunque, la sorpresa sui volti di molti cittadini al rompete le righe. Cornice tanto incoraggiante, forse, meritava un quadro più curato.
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