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martedì 22 marzo 2011
Casa-albergo Tre Gobbi: struttura fatiscente. Gli ospiti: «Va a pezzi»
20 marzo 2011 — pagina 19 sezione: Cronaca
BOLZANO. Una facciata fatiscente, con gli infissi incapaci di proteggere dal freddo e in evidente contrasto con la manutenzione, comunque puntigliosa, degli interni. La situazione della casa-albergo per immigrati “Tre Gobbi” sembra essersi fermata nel tempo, colpa di alcune indecisioni politiche che si trascinano da mesi. L’edificio, di proprietà comunale, è affittato all’Ipes che, tuttavia, vanta un contratto della durata di soli due anni ancora, il che esclude ulteriori interventi di un certo rilievo».
Due, dunque, le strade prospettate dall’Istituto di via Milano: l’attribuzione da parte della Provincia di terreni per costruire una nuova casa oppure il prolungamento del contratto di affitto. Nel mezzo, però, restano gli utenti, ultimamente insofferenti anche al limite di cinque anni di ospitalità imposto dall’amministrazione e al divieto di portare ospiti nelle camere ai piani superiori della struttura.
A presentare una dettagliata radiografia della situazione dei “Tre Gobbi” è Makhtar Midini, custode della struttura da più di dieci anni. «Prima di tutto bisogna fare una premessa importante: per quanto riguarda la manutenzione interna l’Ipes è sempre piuttosto celere nell’intervenire ed aiutarci. Rimangono, però, alcune questioni aperte che tutti aspettiamo vengano risolte». La più visibile, chiaramente, è lo stato fatiscente della facciata: «Scrostata e in questo stato di degrado da anni. I “Tre Gobbi” è stato uno dei primi alberghi di un certo livello della città, ma da fuori l’edificio è rimasto lo stesso da sempre. Capisco, comunque, che l’Istituto non voglia effettuare lavori molto impattanti quando può contare unicamente su un contratto d’affitto di appena due anni. La casa è del Comune, quindi ci vuole un accordo tra le amministrazioni anche per decidere eventuali spostamenti: speriamo si faccia in fretta». Il problema, però, non è solo di carattere puramente estetico. «Affatto - continua Midini - se consideriamo che gli infissi vecchi lasciano entrare il freddo d’inverno. Il riscaldamento può anche continuare ad andare, ma difficilmente si ottiene qualcosa di concreto». Il tutto, chiaramente, comporta uno spreco. «Da matti - le parole di alcuni utenti che chiedono l’anonimato - e basta gettare un’occhiata dall’esterno per capire che nessuno può desiderare un posto in questa casa. Un peccato perché, a essere sinceri, non si vive troppo male in queste stanze. E’ incomprensibile, però, come ci possano essere delle camere vuote a fronte di decine di domande all’Ipes e il limite di cinque anni che ci viene imposto. Capita, purtroppo, che alcuni di noi dopo un lustro si trovino spiazzati senza sapere cosa fare. Lasciati soli per strada». Nella discussione interviene Moustafa Dahdi: «I servizi sono buoni e il quartiere ci tratta bene. Peccato per gli ospiti che non possiamo far entrare nelle camere». «Le nazionalità sono tante - risponde subito Midini - e gli ospiti 74, tutti con orari di lavoro ed esigenze diverse. Le regole devono essere ferree per mantenere l’ordine e la calma di tutti questi anni. Giusto che gli ospiti rimangano nella sala dedicata agli incontri».
Rimane, dunque, il degrado di infissi e facciata. «Capisco - risponde la responsabile Ipes Manuela Targa - il disagio, ma la questione riguarda gli accordi tra la dirigenza e le amministrazioni. Personalmente, però, posso testimoniare l’impegno dell’Istituto nella manutenzione degli interni». Voce in capitolo, chiaramente, ce l’ha il direttore Ipes Klaus Pircher.
«Ora come ora non possiamo fare interventi di simile portata. Abbiamo chiesto qualche mese fa un terreno per costruire una nuova struttura, mentre l’alternativa sarebbe il prolungamento del contratto d’affitto. Solo allo sblocco delle pratiche burocratiche possiamo pensare a mettere in piedi certi interventi». L’assessore comunale al sociale Mauro Randi, intanto, passa la palla all’assessorato al patrimonio: «Nei nostri uffici non esiste nulla legato alla struttura dei “Tre Gobbi”, probabile che si tratti di una questione di competenza dell’assessore Klaus Ladinser». Dagli uffici di quest’ultimo, però, non arriva risposta alcuna.
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