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giovedì 17 marzo 2011

A Don Bosco si festeggia con le bandiere appese «Dobbiamo essere uniti»


A Don Bosco si festeggia con le bandiere appese «Dobbiamo essere uniti»
16 marzo 2011 — pagina 16 sezione: Cronaca


BOLZANO. I bolzanini festeggeranno il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia in modo compatto. Se la moltiplicazione dei balconi imbandierati col tricolore era già un forte indizio, la conferma arriva dalle dichiarazioni dei cittadini raccolte a Don Bosco.
«Eccome se festeggerò - l’esordio entusiasta di Carmelo Pignatta - ed esporrò con orgoglio la bandiera dalla finestra. È importante prendere parte a questa celebrazione, soprattutto in un momento storico e politico come questo. Sarebbe stato meglio, comunque, che la necessità di sentirsi uniti l’avessero avvertita pure i nostri partiti, come al solito totalmente lontani dai sentimenti della gente presi come sono dai loro interessi di bottega». Angelo Cinà e Annamaria Altafini annuiscono convinti: «Vogliamo sentirci liberi di festeggiare una data importante per la nostra storia nazionale, senza condizionamenti. E’ giusto esserci con il cuore e che bel gesto di comprensione e convivenza sarebbe stato quello di festeggiare al fianco del gruppo tedesco. Si è scelto il muro contro muro, peccato...».
«Ci vuole più rispetto per tutte le sensibilità - interviene Giovanna Basta - e se qualcuno ha piacere di celebrare il proprio Paese non vedo perché ci si debba mettere di traverso. La risposta alla festa, infatti, è particolarmente bella in città ed è giusto che sia così». Renzo Padovan è pronto a seguire «quante più manifestazioni possibili in una giornata da ricordare. Peccato che il solito degrado politico italiano si traduca in una frammentazione di celebrazioni che ha del ridicolo in una festa dedicata proprio all’unità nazionale. Poco comprensibile, a dirla tutta, è stato pure l’atteggiamento di parte della popolazione tedesca: sarebbe stata preferibile l’indifferenza piuttosto che la denigrazione sistematica portata avanti dal presidente di mezzo Alto Adige Luis Durnwalder».
Dal bancone del bar “Le Petit” di via Bari prendono la parola Marco e Maria Rita Baraldi: «Le feste sono sempre belle da celebrare. A livello professionale ci limiteremo probabilmente all’esposizione della bandiera perché molti residenti tenderanno a spostarsi verso il Centro, ma sul piano umano fa certamente piacere vedere Bolzano che festeggia».
L’occasione vale una riflessione sulla condizione del gruppo italiano «sempre subalterno al potere tedesco - come puntualizza Cristiano Vaccaro - e impossibilitato ad incidere veramente».
Interessante tastare il polso anche a chi è cresciuto parlando il tedesco: «Sinceramente - dice Renate Schwienbacher - non sento per nulla una festa che hanno stabilito da un giorno e all’altro e che mi vedrà, come al solito, lavorare all’ospedale. Detto questo, però, non credo sia nemmeno giusto condannare chi vuole celebrare la ricorrenza: il teatrino politico di queste settimane è stato stucchevole perché è mancata a tutti un po’ di maturità». Stessa linea di pensiero per Rodolfo Keim: «Bisogna interrogarsi su quanto ci sia di politico in tutta questa vicenda. Sarebbe davvero bello scoprire un sentimento così forte di amore verso il proprio Paese da parte degli italiani ma, purtroppo, credo che molte di quelle bandiere siano esposte più che altro per contrapposizione politica». Idea simile per Carlo Fiori: «Ci riempiamo la bocca di convivenza - spiega -, ma poi basta un anniversario per mettere in evidenza quanto siamo ancora lontani da questo traguardo».

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Alan Conti

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