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martedì 12 luglio 2011

I Piani vogliono «entrare» in città


di Alan Conti
zoom

BOLZANO. Inserire i Piani nella città e portare la città ai Piani. È un gioco di parole il sogno che i residenti del rione oltre via Renon ripongono nel cassetto con l'etichetta "Areale ferroviario". Una zona che al momento lamenta un sostanziale isolamento dal resto di Bolzano, vicina geograficamente al Centro, ma concettualmente distante anni luce nella mancanza di servizi, attrazioni, commercio e collegamenti. I negozi e i nuovi complessi residenziali, infatti, rappresentano per gli abitanti la base da cui muovere lo sviluppo che andrà poi alimentato con il decentramento di punti di ritrovo e l'infittirsi di eventi e manifestazioni. Imprescindibile, inoltre, una svolta viabilistica perché se via Renon già oggi fatica a reggere l'urto dei nuovi palazzi provinciali, difficilmente si può pensare di farne un'arteria fondamentale. Il tutto, composizione del cda di Arbo permettendo, ha un respiro decennale, ma le richieste dei cittadini trovano anche applicazione più immediata. Che fine ha fatto, per esempio, la farmacia che sembrava di imminente apertura durante la campagna elettorale comunale? E quanto dovrà aspettare il rione per disporre di una vera piazza aggregante come quella progettata sopra il Park Dolomiti? L'occasione per una riflessione approfondita è la festa organizzata in via Esperanto dal "Gruppo Alpini Piani" che, tra balli, sport e giochi attirerà bolzanini e residenti fino a domenica sera. «Abbiamo delle esigenze immediate - chiarisce Mario Guadagnini - come l'apertura della farmacia e la realizzazione della piazza in via Dolomiti. Sarebbe ora di intervenire. Commercialmente, invece, siamo a posto con la grande distribuzione, mentre andrebbero implementati i negozi di vicinato. È importante, comunque, che il progetto dell'Areale preveda delle contromisure al traffico crescente». Astrid Weis dal bancone del bar "Steak House" accende i riflettori su un'altra annosa criticità dei Piani: «Alla sera la prostituzione non è più tollerabile. Si fa fatica a rispondere ai nostri figli che ci chiedono cosa stiano facendo quelle ragazze ai bordi del marciapiede. In ottica futura, invece, si dovrà trovare il modo di rendere questo rione più vivo perché al sabato, per esempio, sembra un deserto abbandonato. Mancano punti di aggregazione e una gestione più oculata dei flussi di traffico». Cristina Carlet e Claudia Rizzi partono dalla questione sicurezza: «Qualche controllo in più da parte delle forze dell'ordine sarebbe auspicabile. La rinascita dei Piani, poi, si può costruire partendo dalle piccole cose come la cura delle strutture dei parchi, qualche operatore in più al centro Premstallerhof o l'arrivo di servizi attesi da tempo come la farmacia. A livello di viabilità, invece, ci sono tante piccole imperfezioni da correggere: sarebbe opportuno, per esempio, installare un semaforo a chiamata che permetta l'immissione in via Piani d'Isarco durante le ore di punta. Si rischia, infatti, di passare decine di minuti senza possibilità di entrare in corsia. La rotonda dopo ponte Campiglio verso la funivia del Colle, infine, è vetusta e priva di qualsiasi arredo». Franco Piccin e Walter Berardo sono tra le anime della festa organizzata dagli Alpini e, da residenti, hanno le idee chiare sul rione. «Prendiamo la domenica: tutto desolatamente vuoto e chiuso. Manca la minima attività e la stessa Sasa prevede corse degli autobus ogni ora, tutto questo è la misura di come i Piani siano relegati ai margini di Bolzano. La rivisitazione dell'Areale ferroviario può restituirci qualche speranza, ma abbiamo bisogno dei primi segni tangibili e di una politica che non si perda in discussioni circa la composizione dei cda, ma badi al concreto. Sicuramente l'arrivo di nuovi condomini comporterà qualche cambiamento in termini di animazione e necessità, quindi l'insediamento residenziale va salutato con favore, ma di pari passo vanno implementati i servizi». Il rischio Casanova, insomma, è dietro l'angolo. «Già, quindi cominciamo con l'aprire una farmacia, aumentare la sorveglianza e tenere sotto controllo l'andamento del traffico con l'arrivo delle nuove famiglie». Alex Bernagozzi, dal canto suo, guarda ai giovani e auspica «qualche punto di ritrovo in più che ravvivi queste strade». Chiusura sintetica affidata alle parole di Daniele Benvegnù: «L'Areale vedrà la luce, se tutto procede spedito, tra almeno 10 anni, ma fino ad allora ci accontenteremmo di godere di più considerazione tra le istituzioni. Basterebbe qualche piccolo gesto».
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