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sabato 16 luglio 2011
Via Museo: dai macellai al franchising
BOLZANO. La strada più glamour e rinomata di Bolzano? Via dei macellai. Nessun errore, ma solo una spolverata alla patina che il tempo ha depositato sull'odierna via Museo che, un tempo, si chiamava appunto "Fleischgasse". In un Centro che vedeva la sua odonomastica caratterizzata dalle attività che si affacciavano in serie sulle singole strade, è evidente come i tranci di carne avevano una precisa collocazione dopo ponte Talvera. E' proprio il commercio a segnare ancora oggi in modo lampante la distanza secolare della moderna via Museo da quella di un secolo o anche solo di venti anni fa. Se il primo cambiamento di un certo spessore è stata l'introduzione della varietà d'offerta con l'arrivo di piccoli alimentari, panifici e articoli vari, la rivoluzione copernicana degli ultimi anni è senz'altro da ascrivere alla proliferazione di franchising e grande distribuzione. All'orizzonte, inoltre, si profilano giganti della globalizzazione come H&M e se la modernizzazione delle grandi catene è richiesta dagli stessi cittadini sull'altro piatto della bilancia bisogna mettere in conto una perdita dell'elemento storico e tradizionale. Come ponte tra i decenni scegliamo una fonte sicura affidandoci alle parole di Elmar Streitberger, titolare dell'omonimo locale di via Museo ed erede di una famiglia che ottenne la licenza per bar pasticceria nel 1919, esattamente nell'anno di passaggio dell'Alto Adige in Italia. La licenza scritta in tedesco a matita del Regno austro-ungarico che espone nel suo piccolo museo dei ricordi nella sala interna del bar è documento sufficiente ad accreditarne la memoria storica. «Dei commercianti di lunghissima tradizione in via Museo - comincia Streitberger - siamo rimasti in pochissimi. Noi dal 1919, la gioielleria Ranzi dal 1884, la pasticceria Hofer e i casalinghi Pickel che hanno festeggiato da poco il 150esimo. Tutto è cambiato in questa strada, ma io continuo scherzosamente a chiamarla la Fifth Avenue dell'Alto Adige». I generi alimentari, forse, sono il settore in cui il commercio si è modificato di più strutturalmente e via Museo ne è esempio perfetto: le tante botteghe specializzate oggi sono sintetizzate nel solo Despar all'angolo con piazza Erbe. Proprio vicino all'attuale supermercato, per esempio, trovava spazio la rivendita mista Schaller, Hackhofer, il Caffè Meinl e all'angolo con vicolo Erbe, in passato chiamata via Cavallari per la specializzazione in carne equina, si affacciava la casa del caffè Hausbrand di proprietà di un triestino. Alimentari generali anche scendendo le scale dell'attuale negozio di abbigliamento Giro del Mondo di fronte all'entrata del museo archeologico, mentre tra le storiche botteghe rientrava la salumeria Sartori di cui ci racconta tutto Cecilia Sartori. «Abbiamo tenuto le serrande aperte al civico 40, al posto dell'attuale Kiro's, per 38 anni tra il 1950 ed il 1988 ma era una via Museo totalmente differente. Ciascuno aveva una cura maniacale della propria bottega, senza il massimalismo che contraddistingue alcune grandi catene moderne. Ogni salamella poteva essere decisiva per noi e meritava il massimo dell'attenzione. Il sistema alimentare era differente e dove oggi c'è Ratschiller, per esempio, trovava posto la Casa del Formaggio gestita da un veronese». Va citato, inoltre, lo storico panificio Plattner che oggi ha lasciato il posto a Exom. Cambiata pure la ristorazione: «Al posto di Bruschi - continua Streitberger - c'era il bar Milano che coagulava al suo interno la gioventù italiana, mentre da me venivano più i tedeschi. Il ristorante Uva Bianca, invece, prima si affacciava con la sala direttamente sulla strada e oggi è indietreggiato». Qua e là spuntano, tra i tanti, i ricordi di vecchi negozi: «Al posto di Intimissimi trovava spazio l'ottico Leitner che si è poi spostato di fronte occupando i locali della rivendita di confezioni Gruber. Nell'odierno Despar, invece, lavorava il bar Holzner e dall'altra parte, dove oggi troviamo Spizzico, brillavano i gioielli del conosciuto Tschager». Poi non vanno dimenticati il negozio di giocattoli Bambie (nell'odierno Max&Co) o lo storico Coin, dove oggi campeggia un negozio di abbigliamento cinese e nel tempo si sono susseguiti gli sportivi Tacconi e Giacomelli. Nella zona alta della strada hanno fatto storia pure i tessuti Dalle Lucche, la pellicceria vicina alla storica sede della Banca d'Italia oppure, al civico 38, il tappezziere che aprì la serranda per la prima volta nel 1800. Oggi, in conclusione, è chi resiste ad andare controtendenza. «Al mio posto - continua Streitberger - poteva venire McDonald's, ma mi sono opposto. La speranza è di trasmettere la passione anche a mio figlio». Dell'antica via dei Macellai oggi rimane il piccolo avamposto gestito da Daniele Pinzerato di fronte alla pasticceria Hofer. «Siamo operativi dal 1959 e qui tutto cambia molto in fretta, ma la costante di un passaggio continuo, fortunatamente, non è mai venuta a mancare. Il nostro zoccolo duro, comunque, è sempre stato legato ai bolzanini, quindi abbiamo potuto mantenere con soddisfazione la nostra attività nel tempo». Chi ha aperto da poco, invece, è il negozio dedicato al cashmere Duca di Valtorta, dove troviamo Renate Rosendorfer: «Forse siamo tra i pochi che ancora tentiamo l'avventura senza grossi marchi alle spalle. Via Museo, però, merita l'investimento, anche perché commercialmente resta molto appetibile».
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Grazie! Ho trovato un sacco di informazioni sulla via Museo a cui non riuscivo a risalire.
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