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martedì 20 dicembre 2011

50 anni di Chini, la scuola che ha fatto scuola


Un'immagine della festa alle Chini (DigitalLife)

BOLZANO. Una scuola che ha fatto scuola meritava l’abbraccio del suo quartiere allo scoccare della cinquantesima campanella. Erano un centinaio, ieri pomeriggio, i partecipanti alla cerimonia organizzata dalla scuola primaria “Chini” per festeggiare i suoi primi 50 anni. Maestre e bambini di oggi e di ieri, dirigenti e presidi, istituzioni, genitori, semplice gente dei Piani: per la festa hanno voluto esserci in tanti, a dispetto di un cielo plumbeo. Una celebrazione semplice, carica di simbologia nella sua sfilata per le vie del rione: raramente un istituto scolastico si identifica così visceralmente con il proprio territorio di riferimento. Un valore che sembra figlio di antiche tradizioni di paese, ma che qui trova respiro futuro in una Bolzano che dovrebbe valorizzare sempre più i Piani. Nel mezzo i bambini con i loro flauti, le canzoni di Michael Jackson e le letture a ripercorrere la storia della scuola capaci di creare un ponte intergenerazionale. Un racconto di cinquant’anni che passa attraverso le innovazioni: le Chini, infatti, furono le prime a sperimentare le classi miste tra maschi e femmine, il tempo pieno, l’inclusione di disabili e nomadi nelle sezioni tradizionali e a sfruttare lo stretto rapporto con la sezione tedesca che coabita nello stesso edificio. Proprio la sinergia che si crea con i “vicini” consente un passo in più sulla strada del bilinguismo, rafforzando l’importante aspetto dei rapporti extrascolastici.
 Ricerca, quindi, la parola d’ordine in via Dolomiti "che continueremo a seguire e rispettare – spiega la dirigente dell’Istituto Comprensivo Bolzano 1 Laura Portesi – anche in futuro. I pilastri sui quali si appoggia la didattica delle Chini sono quelli dell’educazione, della civiltà, del plurilinguismo e delle nuove tecnologie. Oggi le sfide da vincere nel mondo scolastico sono queste". Orgoglioso pure l’ex dirigente Giulio Clamer che da pochi mesi ha lasciato la presidenza delle Chini: "Ho sempre trovato molto bello il rapporto che questa scuola ha saputo stringere con il proprio quartiere. E’ davvero un simbolo dei Piani e come tale va considerato e valutato. Dimensioni e capacità umane, inoltre, ne hanno fatto da sempre un importante laboratorio didattico". Per farsi raccontare le Chini di ieri, però, bisogna rivolgersi a Bruno Carli e Luciano Marchioro. "Nei primi anni’70, grazie all’impulso del preside Remo Ferretti, abbiamo accettato la difficile sfida dell’inclusione di nomadi e disabili. Era la Bolzano post ’68, dove la politica entrava dappertutto, quindi subito fummo etichettati come la scuola comunista rivoluzionaria. Noi, però, credevamo a un progetto che oggi si è rivelato vincente. Non era ammissibile, infatti, che i nomadi arrivassero a scuola scortati dalle forze dell’ordine perché la gente non li voleva oppure che i disabili fossero confinati in aule separate". Tutto, però, sarebbe stato vano senza l’adozione di uno strumento organizzativo basilare. "Per primi adottammo il tempo pieno che ci permise di articolare meglio i piani orari. Così facendo potevamo permetterci di aspettare gli alunni con più difficoltà e pianificare. Non tutte le famiglie ci appoggiarono immediatamente, ma con il tempo e i risultati riuscimmo a imporre un nuovo modo di vedere la scuola". Un pubblico talmente interessato che l’aula magna non bastava più a contenere tutti nelle riunioni. "Il parroco don Luigi Bertoldi – chiudono Marchioro e Carli – ci aprì la parrocchia e ci permise di tenere lì gli incontri stringendo ancor di più il legame con il rione. Siamo stati molto criticati, vero, ma ci siamo tolti anche tante soddisfazioni".  Cede all’amarcord anche la sovrintendente Nicoletta Minnei: "Ricordo che negli anni ’80 per noi insegnanti bolzanini le “Chini” rappresentavano davvero un laboratorio di sperimentazione molto interessante al quale ispirarsi". Significativa, inoltre, la presenza di Claudio Ianes, studente delle primarie negli anni ’80 e oggi residente a Trento sceso a Bolzano proprio per la festa. "Ho voluto esserci perché, anche se molto è cambiato, mi sento ancora molto legato ai Piani e a uno dei suoi simboli come le Chini".
Immancabili le presenze istituzionali degli assessori provinciali alla scuola Sabine Kasslatter Mur e Christian Tommasini, l’omologo comunale Judith Kofler Peitner, il presidente della Circoscrizione Rainer Steger, il parroco don Mario Gretter oltre alla dirigente delle classi tedesche Angelika Ebner Kollmann. Tutti a imparare da una scuola che fa scuola. 
Alan Conti

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