Regina Pacisa gremita per l'ultimo saluto di Andriolo (DLife) |
BOLZANO. Già mezz’ora prima dell’inizio della funzione la fila di persone in attesa di benedizione e condoglianze arriva oltre l’ingresso della chiesa. La famiglia Andriolo ha un sorriso e un ringraziamento per tutti: sembra quasi siano loro a consolare le lacrime di chi si avvicina. Ti aspetti rabbia per un incidente inspiegabile e invece ammiri una forza incredibile che si traduce nelle parole pronunciate dal figlio Alessandro. "Non chiediamo al Signore perché ci è mancato, ma lo ringraziamo per avercelo donato. Alla fine della sua parabola terrena voglio fare a mio padre il complimento più bello che ci possa essere: sei stato una brava persona". La moglie Giovanna accarezza il feretro come aveva fatto con la mano del marito che scivolava via pochi minuti dopo l’incidente, poi durante i saluti si siede sulla panca incredula. I nipoti che nonno Guglielmo andava a prendere a scuola hanno lo sguardo fisso e l’occhio lucido ma anche loro, poco più che bambini, ringraziano tutti senza distinzione.
Sull’altare a officiare alla funzione arrivano anche i vicari della diocesi di Bolzano Giuseppe Rizzi e Josef Matzneller che si affiancano al parroco di Regina Pacis don Olivo Ghezzi: è un segnale forte e un attestato all’impegno profuso da Guglielmo nel mondo cattolico. Non è un funerale normale nemmeno per don Olivo che di Andriolo era amico e confidente. "Non avrei mai voluto adempire al dovere di prendere la parola nell’ultimo saluto di Guglielmo – ammette commosso nell’omelia - né mi sarei aspettato di farlo così presto. Attendiamo di rivederlo nell’eternità quando ogni lacrima sarà asciugata, però dobbiamo essere in grado di provare la gioia di averlo avuto con noi. Era un uomo competente, disponibile in ogni ambito della società civile e della comunità cattolica: visse costantemente nell’ansia di essere cristiano e di esserlo limpidamente, seguendo una fede timida e profonda. Onoriamone la memoria imitandolo nella vita di tutti i giorni". "Siamo ancora increduli e sconvolti per come ci è stato strappato via – le parole del vicario generale Rizzi – ma chiediamo al Signore di accoglierlo per i suoi grandi meriti". I canti della funzione, intanto, vengono affidati al coro “Note di Classe” della scuola primaria Manzoni e, come detto, al “Mascagni”: una collaborazione simbolo dei ponti intergenerazionali che Guglielmo ha saputo costruire anche attraverso diverse iniziative per i bambini come la Colonia 12 stelle di Cesenatico.
Alla fine della cerimonia la lunga coda per i saluti si ricompone ordinata: si riconoscono molte facce del quartiere. Vicini di casa, titolari dei negozi frequentati da Guglielmo o semplici residenti che hanno voluto rendere omaggio al feretro sul quale campeggiava una corona di fiori appoggiata da “i compagni di gioventù”. In tanti l’hanno seguito per la definitiva tumulazione al Cimitero cittadino. Un addio terreno e un arrivederci cattolico composto, dignitoso, senza esagerazioni o rancori: Guglielmo lo avrebbe voluto così.
Alan Conti
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