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martedì 13 dicembre 2011

Scuola Chini: 50 anni sempre un passo avanti

La scuola Chini ai Piani

BOLZANO. Sempre un passo avanti in un rione che troppo spesso ha dovuto prendere la rincorsa. Non è banale la storia della scuola primaria Chini che venerdì 16 dicembre festeggerà i primi 50 anni di vita. Un istituto che non è solo simbolico avamposto culturale e formativo dei Piani, ma è anche il primo in città ad aver inserito i disabili nelle classi regolari, mischiato maschi e femmine, affiancato scuola italiana e tedesca, sperimentato l’orario posticipato e approfondito l’insegnamento linguistico veicolare. Giusto, quindi, che la città celebri a dovere un’istituzione che è stata capace di entrare nella pelle del proprio quartiere senza perdere la voglia di sperimentare.
 Riavvolgendo il nastro della storia si arriva al 1945 quando nella Bolzano post bellica i due sacerdoti don Vittorio Franzoi e don Guido Perotti decidono di fare dell’ex caserma Gorio in via Macello, oggi centro di accoglienza per profughi, il cuore pulsante del rione. Ecco, quindi, che i locali vengono adibiti in parte a chiesa e sala teatro e in parte a scuola e asilo. E’ l’embrione delle Chini che vedranno poi luce definitiva nella sede di via Dolomiti il 17 marzo 1961. Già nel 1956, comunque, si scorge la natura innovativa della scuola quando la maestra Anna Felis decide mescolare maschi e femmine nella stessa classe e applicare il metodo Montessori: per gli anni due autentiche rivoluzioni didattiche. Nel ’61, come detto, il trasferimento nell’edificio di oggi e immediatamente con le sezioni  distaccate dell’elementare tedesca “Wolff” di Rencio come vicine di casa. Una simbiosi, ai tempi, più unica che rara e che ancora oggi continua a essere coccarda distintiva sulla giacchetta della scuola. Il nome Chini, invece, è omaggio al grande missionario noneso Padre Eusebio Francesco Chini voluto dal bibliotecario di allora maestro Martintoni. Nel 1963 le Chini arrivano prime pure sul fronte interculturale con la predisposizione di due classi per i nomadi, ma è nel ’70 che il direttore didattico Remo Ferretti, poi assessore provinciale, imposta una sterzata epocale per la didattica di tutta la città. I bambini disabili, infatti, fino ad allora erano inseriti in classi separate, mentre la figura dell’insegnante di sostegno era ancora lungi dall’essere inventata. Bene, Ferretti pretese l’integrazione dei disabili nelle normali classi delle elementari e, con l’aiuto dei docenti, impostò un duro lavoro di programmazione e ricerca dell’inclusione. Oggi pare assoluta normalità, ma di fatto si trattò di una svolta mentale. Rivoluzionaria fu anche la didattica impostata su continui riferimenti agli eventi quotidiani e alla società che circondava gli alunni di allora: la scuola usciva delle torri di avorio e scendeva in strada. Saltando al 1986 piombiamo nel travaglio che le Chini dovettero subire per ottenere una scuola ristrutturata. I ragazzi furono rimbalzati tra via Claudia Augusta e via Cassa di Risparmio in seguito a intoppi politico-burocratici che impedivano la partenza dei lavori di ristrutturazione in via Dolomiti. Curiosamente sembra di leggere la cronaca attuale dell’omonima piazza che nei prossimi mesi dovrebbe abbellire la strada della scuola. E’ da qui, però, che nasce l’insolito orario di inizio delle lezioni ancora oggi fissato alle 8.30. Gli autisti del servizio pubblico, infatti, non avevano alcuna intenzione di trasportare gli alunni dal Centro ai Piani alle 7.30. Il loro turno, infatti, cominciava alle 8 e il veto fu talmente perentorio che la scuola si adeguò spostando l’orario di ingresso alle 8.30. Una scelta che, per ragioni di traffico e lontananza, fu considerata talmente azzeccata da mantenerla nei decenni: un aneddoto da raccontare all’assessore provinciale Sabine Kasslatter Mur assai impegnata nella battaglia per l’unificazione di tempi e calendari. Nel 1983, comunque, i bambini possono tornare in via Dolomiti per non spostarsi più fino ai giorni nostri. Gli ultimi anni sono caratterizzati dalle sperimentazioni linguistiche, le tante gite e le molteplici attività di un istituto che non sta mai fermo e ormai è molto amato da tutti i residenti dei Piani.
 "Il passato merita di essere raccontato – spiega la dirigente dell’Istituto Comprensivo Bolzano I Laura Portesi – ma il nostro sguardo è rivolto al futuro. La speranza è di rendere questa scuola sempre più un motivo di vanto per il rione insistendo sui tasti del plurilinguismo e delle conoscenze tecnologiche che rappresentano ormai lo sviluppo".
Alan Conti
 
LA FESTA.
 I cinquant’anni della scuola Chini saranno celebrati venerdì 16 dicembre con una cerimonia fissata per le ore 14 nel cortile della scuola in via Dolomiti 12. Per l’occasione sarà allestita una mostra con foto significative nella storia dell’istituto che rimarrà aperta anche nella giornata di sabato dalle 9 alle 12. Il programma, inoltre, prevede una sfilata attraverso il quartiere, il saluto delle autorità, uno spettacolo nel cortile, il vernissage della mostra interna, letture e canti. 


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