Illegittimità costituzionale. Due parole e un macigno sulla legge provinciale del commercio al dettaglio e le sue distinzioni in zona industriale. Il dispositivo della Corte Costituzionale è stato depositato oggi e fa, chiaramente, riferimento alla norma impugnata da Palazzo Widmann sulle liberalizzazioni. La Provincia, è noto, puntava a farsi riconoscere il diritto di porre dei limiti alla vendita nelle zone produttive. Nelle intenzioni dell’esecutivo altoatesino, dunque, il dettaglio sarebbe stato limitato solo a quelle merci che per difficoltà legate alla loro movimentazione devono per forza stare in zone periferiche e relativi accessori specificatamente delimitati dalla giunta. Eccezioni solo per quelle strutture, come il Twenty o il Galvani Center, che già godono di autorizzazioni precedenti ma con il divieto di espansione e soppressione del diritto una volta cessata l’attività. Tutto questo, però, ora viene gettato a mare e l’illegittimità costituzionale, di fatto, spalanca le porte a una libertà piuttosto diffusa. Nel vortice di questa decisione, per esempio, finisce risucchiato dritto dritto, per esempio, qualsiasi discorso relativo ai centri commerciali: i pulsanti di comando, di fatto, non stanno più nelle stanze dei bottoni di Palazzo Widmann e certi imprimatur non hanno più ragione d’essere. Non a caso una delle basi del patto politico elettorale targato Pd e Svp era proprio la ricusazione di questa liberalizzazione che ora, però, è arrivata a conclusione di quell’iter che da più parti non si voleva alle nostre latitudini. A festeggiare, però, molti sostenitori della libera attività che nella concorrenza forse aumentata vedono delle possibilità di abbattimento del costo della vita. Trema, invece, il commercio al dettaglio che vede chiudersi dietro di sé un importante scudo paravento. In zona produttiva e sul territorio, dunque, dalla Corte Costituzionale arriva un sonoro libera tutti. Resta da capire chi rischia di rimanere alla conta.
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