Cinque corsi di laurea in meno entro l’anno accademico 2016/2017. E’ questa la tagliola numerica che si abbatterà sulla Libera Università di Bolzano in seguito all’applicazione di uno dei decreti attuativi della riforma Gelmini. Si tratta, infatti, del documento che stila i requisiti necessari per ottenere l’accreditamento e che prevede per ogni corso di laurea parametri ferrei per essere riconosciuto. Chiaramente non si tratta solo di un passaggio formale, ma di una misura estremamente concreta dato che senza accreditamento i corsi sono poco più che attestazioni di merito. Declinando l’imposizione di un minimo di quattro docenti per ruolo, dunque, Gianni Trovati sul Sole 24 Ore ha individuato in 4,8 i corsi in eccesso per l’ateneo bolzanino. A fronte di 108 professori in organico, infatti, a partire da settembre 2016 ne serviranno 144: la Provincia, insomma, si dovrà attrezzare per scovare risorse per 36 nuove cattedre se non vuole impugnare le forbici. Le più colpite, in effetti, saranno le università telematiche ma nel confronto con il resto d’Italia, a differenza di altre statistiche, Bolzano non ne esce affatto bene. Meglio del capoluogo, infatti, fanno i vicini di Trento, ma anche realtà piccole come Aosta o atenei di più grande e difficile organizzazione come Torino, Milano, Roma, Verona, Padova , Catania e Palermo. Senza eccessiva fretta, ma la Lub necessita di interventi ragionati perché l’accreditamento non si cura di alcuna autonomia.
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