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martedì 16 marzo 2010
Case in multiproprietà, arriva la beffa per trecento bolzanini
Case in multiproprietà arriva la beffa per trecento altoatesini
Alto Adige — 15 marzo 2010 pagina 10 sezione: CRONACA
BOLZANO. Multiproprietà ambito di lavoro per chi cerca soldi facili sulla pelle dei consumatori meno avveduti. A denunciare quello che è un sistema poco limpido, ma in punta di diritto dentro la legalità, è il Centro europeo consumatori che in tre anni ha assistito circa 300 altoatesini strozzati da un circuito che parte dalla vendita degli immobili. «Oggi - spiega Monica Nardo del Centro europeo consumatori - questo mercato è praticamente morto. I conti sono presto fatti: non è più conveniente comprare una parte di proprietà a 7.500 euro, con un contratto ventennale di alloggio per una settimana dell’anno stabilita, in un’abitazione a Tenerife, piuttosto che in Africa o Europa. Ogni anno, inoltre, vanno scuciti intorno ai 500 euro di spese di gestione o condominiali». È qui, però, che si apre il pertugio per gli affaristi. «In molti, logicamente, non vedono l’ora di liberarsi della microproprietà e alcune società si propongono di occuparsi della vendita. Agganciano i possibili clienti direttamente per telefono, sostenendo di attingere a un registro in realtà inesistente, oppure si presentano direttamente sul luogo di villeggiatura o, ancora, organizzano falsi giochi a premi in cui, per ritirare la vincita, spesso un viaggio, bisogna firmare un contratto», ancora il Centro europeo consumatori. Basandosi su capacità dialettiche e poca attenzione delle vittime scatta la scucitura del portafoglio: «Si pagano circa 2.000 euro per il mandato alla vendita. In cambio, però, si garantisce solo il tentativo di piazzare la proprietà, a volte a cifre più alte di quelle pagate per l’acquisto. Nel caso della chiusura dell’affare, però, la somma guadagnata non viene versata in contanti». Cosa succede? «Si attiva il meccanismo dei “punti-vacanza” del sistema “Holiday Club”. Una rendita di 8.000 euro, per esempio, viene commutata in punti incassabili solo come decurtazioni da pacchetti per le ferie venduti su appositi portali web». Sostanzialmente uno scambio? «No - replica Nardo - perché per entrare nel sistema è necessario pagare una quota d’iscrizione di altri 2.000 euro circa, a volte un canone di 104 euro l’anno. Non solo, la promessa di usufruire di sconti, tour operatori, voli e villeggiature di top-class viene disattesa e i pacchetti non sono acquistabili totalmente con il saldo dei punti-vacanza, ma solo una percentuale di questi tra il 20 e il 70%. Il resto, ovviamente, è altro contante. Il tutto viene, ovviamente, contrattualizzato, anche se con formule generiche». Tutto il sistema, comunque, presenta in Alto Adige una casistica ampia e nebulosa. «Una signora - racconta Nardo - è venuta in lacrime da noi. Aveva acquistato una multi-proprietà a rate per 15 milioni di lire a Tenerife, ma aveva smesso di pagare dopo due anni. Era morosa, ma una società di rivendita l’ha contattata promettendo un ricavo di 18 mila euro, a fronte di un versamento anticipato di 4.000. Teniamo presente che, non pagando le rate, non era nemmeno micro-proprietaria dell’immobile». Ci sono margini legali d’intervento? «Difficile, perché spesso si tratta di società con sedi legali esotiche e fori competenti altrettanto lontani. Esiste una normativa europea dal ’99 che vale per le microproprietà di durata triennale o più, ma non parla di punti-vacanza. Qualcuno, addirittura, elude il sistema proponendo contratti da 2 anni e 11 mesi». Essere più attenti e rassegnarsi all’evidenza il consiglio del Centro europeo consumatori. «Chi vuole rinunciare alla proprietà è bene che pensi di farlo gratuitamente, liberandosi delle spese di gestione, perché il mercato non le assorbe più. Chi è invischiato nei punti vacanza contesti tutte le mancanze per iscritto. Evitate, comunque, questa formula per la vacanza: se pensiamo che, su base annua, ogni appartamento costa alle famiglie micro-proprietarie, nel complesso, 26.000 euro di spese condominiali è evidente che qualcosa non funzioni». L’ultimo consiglio? Attenzione a non avere la firma facile. © RIPRODUZIONE RISERVATA - Alan Conti
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