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lunedì 8 marzo 2010
Cgil: pensioni svalutate del 25%
Alto Adige — 07 marzo 2010 pagina 11 sezione: CRONACA
BOLZANO. Prezzi troppo alti in Alto Adige per pensioni rivalutate sull’inflazione nazionale. Risultato: una perdita del potere d’acquisto negli anni del 25%. I dati sono stati snocciolati al congresso dei pensionati Cgil, 14 mila iscritti in continua crescita. «Gli anziani hanno bisogno di chi li difenda». Potere d’acquisto in picchiata e carovita altoatesino in costante decollo: il risultato? L’inadeguatezza, ormai cronica, delle pensioni. La denuncia arriva direttamente dal congresso del sindacato Pensionati della Cgil (Spi-Lgr) tenutosi ieri. Dalle parole della relazione del segretario generale riconfermato Alfred Ebner e dalle testimonianze dei pensionati emergono tutte le difficoltà nell’arrivare alla fine del mese. Da una parte i tecnicismi politici che limitano l’assegno mensile, dall’altra i racconti di vita quotidiana di chi se la cava a pianificare la classica spesa alimentare, ma boccheggia di fronte agli esborsi straordinari, prevalentemente di carattere sanitario. Uno scenario che spiega la quota di 14mila iscritti Spi con un trend di crescita continua. «Le pensioni - esordisce Ebner - soffrono di un agganciamento all’inflazione nazionale che è penalizzante per gli altoatesini. A fronte di un adeguamento dello 0,7%, infatti, nella nostra provincia registriamo un aumento del paniere pari a 2,3%: significa che negli ultimi anni si è avuta una perdita di potere d’acquisto del 25%. Lo stesso paniere, poi, andrebbe ripensato quando si rapporta alle pensioni: che senso ha dare un peso relativo alle spese alimentari e tenere ampiamente conto di computer, tecnologie, pizzerie e ristoranti? Tutti conosciamo lo stile di vita dei nostri anziani, tranne chi governa questi calcoli. Altra questione importante è l’apprendimento permanente dei pensionati, specialmente nei rudimenti d’informatica. La vita quotidiana, intanto, è difficile e in tanti vengono a raccontarci le loro fatiche, spesso sconfiggendo un sottile velo di vergogna». Walter Bernardi auspica cambiamenti nel meccanismo politico: «Dal ‘93 le pensioni non vengono rivalutate, ma solo adeguate all’inflazione programmata, nemmeno reale. Solo in Italia, poi, il carico Irpef e la tassazione partono dai 7.500 annui, mentre in altri paesi europei redditi fino ai 10 o 12mila euro sono esentasse. Chiaro che così veniamo strozzati». Fabio Degaudenz inquadra la situazione altoatesina: «Nella nostra provincia abbiamo il dato record del 40% di pensioni al minimo. Abbinatelo al carovita bolzanino e la situazione di sofferenza è già spiegata». Gianluigi Marchi, infine, racconta il mondo degli anziani: «Da noi vengono spesso a lamentarsi. Se si tratta della spesa alimentare mensile riescono a pianificare bene le uscite, ma se subentrano complicazioni sanitarie diventa davvero difficile. E’ vero che la sanità provinciale è tra le migliori per assistenza, ma alcuni pagamenti vanno fatti comunque, le liste d’attesa sono lunghe e quelle private non stiamo nemmeno a parlarne. Si fatica persino per una visita dentistica». Nel paniere, intanto, si conteggiano notebook, auto nuove, pizze e cene in compagnia. © RIPRODUZIONE RISERVATA - Alan Conti
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La svalutazione delle pensioni, cosi come l'introduzione di nuove imposte, non aiutano i mercati e sono provvedimenti recessivi. Lo Stato preferisce non rivalutare salari e pensioni, per poi pagare decine di migliaia di disoccupati a causa della chiusura di attività produttive e negozi.Di questo passo l'Italia sta diventando un paese di poveri e di miserabili. Il problema peró non è solo economico, ma politico: in Italia gli economisti non possono rilasciare troppe interviste, ma ripetutamente ascoltiamo il raglio dei rappresentanti dei partiti. Gian Pietro Bontempi
RispondiEliminaCon l'introduzione dell'euro salari e pensioni hanno perso valore. La perequazione annuale è una burla perché non rispecchia il reale aumento del costo della vita. Tutto questo provoca sempre una minore circoazione di denaro. Conseguentemente, le aziende vedono diminuire i profitti o chiudono per sempre. La classe politica finge di non sapere e persegue una politica economica predatoria, difendendo solamente o propri, assurdi privilegi.
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