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lunedì 15 marzo 2010

Gioco d'azzardo, una malattia sempre più diffusa


Uomini, indifferentemente tedeschi o italiani, spesso soli, ammaliati dal fascino sinistro delle macchinette e che ammettono di avere un problema col gioco solo dopo dieci anni di dipendenza. Ecco l’identikit tracciato dai dati distribuiti ieri dal Forum Prevenzione nell’ambito della presentazione della brochure “Gioco d’azzardo: informazioni e rischi” curata dal gruppo di lavoro “Gioco d’azzardo patologico”. I numeri descrivono la realtà altoatesina riferendosi all’attività del servizio ambulatoriale e del Centro di Terapia Residenziale “Bad Bachgart” del Comprensorio Sanitario brissinese.
Tra il 2006 e il 2008, quindi, sono state 130 le persone che si sono rivolte al Sert, di cui l’86% sono uomini e il 14% donne. Allargando al 2009, invece, si contano 60 ricoveri al “Bad Bachgart” con un 10% di dipendenze dai giochi d’azzardo. Tra queste, il 90% sono uomini. Lo stato di famiglia, invece, rivela come il 60% siano non sposati, divorziati o separati e il 40% con moglie e marito. Nel centro di Terapia, invece, le percentuali si suddividono rispettivamente in 75% e 25%. I dati del Sert, inoltre, evidenziano il ruolo principale delle “macchinette” che coinvolge il 41% dei dipendenti, il 12% si rifugia nei Casinò, mentre è difficile stabilire una cifra precisa per la febbre da “Gratta e vinci”. Specifiche interessanti arrivano anche dai dati più dettagliati di “Bad Bachgart”. Italiani e tedeschi si dividono perfettamente al 50%, con il gruppo ladino accorpato a quello italiano e con le “macchinette” regine anche qui con una quota del 60% di dipendenze. Ci vuole del tempo, comunque, per accettare lo status di malato del gioco se si considera che il primo ricovero avviene mediamente dopo 10 anni di gioco, mentre solo il 18% si rivolge alla struttura dopo 5 anni di attività. Da notare le patologie correlate che nel 50% dei giocatori portano all’alcoldipendenza oppure a disturbi psichici come la depressione.
“La nostra realtà – spiega la responsabile Christa Ladurner – è ormai tempestata dall’offerta di giochi di ogni tipo o natura. Su internet si ha solo l’imbarazzo della scelta sui portali del poker, le ricevitorie si moltiplicano, nascono nuovi concorsi e le macchinette vengono posizionate ovunque. Il fatturato statale dei giochi è aumentato nel 2009 del 13% rispetto a quello del 2008 per un totale di 50 miliardi di Euro che rendono allo Stato circa 9 miliardi di entrare fiscali. Il business è incredibile e proprio per questo c’è grande libertà per le nuove proposte, ma uno stretto controllo sul rispetto delle regole del Monopolio”. Un’analisi in profondità, dunque, quella redatta dal gruppo di lavoro formato da rappresentanti dei quattro SerD, dell’associazione “Hands”, della Caritas di Silandro, del Forum Prevenzione e del Centro “Bad Bachgart”. “Il primo contatto – continua Ladurner – avviene solitamente con la televisione. Il fenomeno, comunque, interessa tutta Europa, ma ci sono legislazioni dalle quali si può imparare. In Svizzera, per esempio, è vietata la presenza di macchinette nei bar e in Olanda la scelta è demandata ai singoli Comuni”. Commenta i risultati l’assessore provinciale alla Sanità Richard Theiner: “Una piaga, figlia anche della crisi, che preoccupa e coinvolge tutta la famiglia. Ci sono persone che hanno perso tutto”. Quello che i dati non dicono, però, è che in seguito al nuovo accordo finanziario tra Stato e Provincia i 9/10 di alcune tasse, tra le quali quelle sul gioco, entrano direttamente nelle casse provinciali. Ciclicamente, inoltre, rispunta il tormentone dell’apertura di un Casinò a Merano: quale la posizione dell’amministrazione? “In giunta – taglia corto Theiner – non ne abbiamo mai parlato. Personalmente, comunque, sono contrarissimo”.

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