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giovedì 4 marzo 2010

Centri giovanili in crescita


Alto Adige — 03 marzo 2010 pagina 29 sezione: AGENDA

BOLZANO. Un ragazzo altoatesino su cinque frequenta i centri giovanili perché si trova bene e cerca occasioni di svago al di fuori della scuola. Un’abitudine ben accetta dai genitori che vedono in questi centri la classica ora d’aria, ma che si aspettano anche opportunità culturali e, in parte, sostegno scolastico. Tra gli operatori è forte il coinvolgimento, tanta l’attenzione ai giochi, da sviluppare ulteriormente quella sulle attività culturali, scolastiche e ricreative. Buono il dialogo con le istituzioni, latitante quello con le scuole. Per sommi capi sono questi i dati più significativi che emergono da uno studio affidato alla Lub dall’assessorato provinciale alla cultura e scuola italiana per sondare in profondità il mondo dei centri giovanili. Una pubblicazione di 50 pagine che si basa sui dati Istat, Astat e sulle nuove rilevazioni della Lub. Una pioggia di numeri che aiuta a capire meglio il mondo dei nostri ragazzi. Tra il 21 e il 24% dei giovani italiani, dunque, frequenta uno dei 23 centri giovanili in oggetto, di cui 12 a Bolzano. Il 63% sono maschi e il 37% femmine. Una cifra che va misurata al netto della “concorrenza” dell’extrascuola che porta il 29% dei ragazzi a sostenere di non aver tempo per i centri giovanili e solo il 26,7% ad esprimere una netta preferenza per altro. L’età media è compresa tra i 13 e i 18 anni e quasi tutti vivono in famiglia frequentando la scuola, rarissimi i lavoratori. Il 36% sceglie i centri perché ci si trova bene, superando a sorpresa la classica motivazione degli amici, ferma al 29%, mentre solo il 9% lo sceglie per le attività. La frequenza è settimanale, raramente quotidiana e le attività ricreative libere attirano di più di quelle strutturate rigidamente: al top sala giochi e feste di compleanno, meno entusiasmo per l’extra-scuola. La partecipazione propositiva è carente: il 43% dei ragazzi suggerisce attività, corsi, laboratori (34%) oppure gite, feste e concerti (28%), ma il 57% non si espone. Il 79%, inoltre, sceglie un centro e non si sposta in altri: fidelizzazione massima. Centrale anche per i genitori l’aspetto ricreativo, atteso dal 33% di loro, ben prima del supporto scolastico, al 21,9%. In una scala da uno a cinque, infatti, mamme e papà mettono al primo posto l’organizzazione dei compleanni (3,19% per gli uomini e 2,93% per le donne), ma tra le madri si desidererebbe anche qualche bel corso di cucina (anch’esso al 2,93%). Staccato l’aiuto nei compiti scolastici, fermo a 3,01% nei maschi e al 2,52% nelle femmine. Anche tra i soggetti non direttamente coinvolti trionfano al 60% tra gli adulti e al 68% tra i ragazzi lo svago e il supporto alla scuola, mentre precipita a 21% e 29% l’attenzione alla cultura. L’84%, comunque, è soddisfatto delle attività dei centri e per l’81% rappresenta argomento di dialogo con i propri figli. Interessante l’opinione degli operatori, dove si ripropone l’intento creativo, fondamentale per il 30%, davanti al 29% dell’educativo, al 14% del culturale e al misero 6% del formativo-scolastico: uno scarto rispetto alle aspettative sui compiti registrate tra i genitori. La sala giochi (4,3 su scala da 1 a 5) e il gioco (4,15) le attività più proposte mentre, per la tristezza delle madri, fermi a un misero 1,92 i corsi di cucina. Ampio il dialogo con l’Ufficio giovani provinciale, buono con l’assessorato comunale, appena sufficiente tra i centri e con le associazioni e davvero scadente il rapporto con le scuole. Il primo intento del 59,7% degli operatori è di ricreare; per il 46%, invece, centrale è la cultura, anche qui seconda. Volantini e passaparola, infine, i metodi principali di promozione. Tommasini: serve più offerta formativa «Questa ricerca commissionata dalla Provincia alla Lub - sono le parole di introduzione dell’assessore Christian Tommasini - ci offre una panoramica esauriente di questo mondo dei centri giovanili, che ora intendiamo sviluppare in modo deciso. L’obiettivo, adesso, è quello di incrementare l’offerta formativa e culturale dei centri giovani che devono affiancarsi sempre più alle tradizionali istituzioni come la scuola. Da questo studio partiranno le prossime linee strategiche dell’assessorato». © RIPRODUZIONE RISERVATA - Alan Conti

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