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martedì 16 marzo 2010
L'arte teorica e pratica spiegata ai più piccoli tra Warhol e Picasso
Alto Adige — 13 marzo 2010 pagina 37 sezione: AGENDA
BOLZANO. L’arte non ha età e nessuno vieta che possa essere interpretata e prodotta anche dai bambini: parte da questo presupposto il laboratorio «A come Arte» promosso dal centro giovanile Pierino Valer e dall’assessorato provinciale alla cultura italiana e presentato ieri in piazza Don Bosco. All’interno della sala Flavia, Remigio Finetto del Centro Syn, l’ideatrice Giorgia Merotto e l’assessore Christian Tommasini hanno mostrato al pubblico i risultati di un percorso curioso e interessante. Tra loro gli artisti dell’occasione: i bambini tra gli 8 e i 10 anni. «A come Arte» rappresenta un progetto che viaggia sostanzialmente su un doppio binario. Da una parte la cultura con l’analisi dei più grandi artisti del passato e l’interpretazione delle loro opere, dall’altro lo spazio ludico con ampio spazio alla creatività e alla fantasia dei più piccoli che hanno esposto ieri le loro creazioni. Un progetto articolato lungo tre incontri, ciascuno di un paio d’ore circa, affidati a due operatori. Il primo ha affrontato con i bambini l’analisi delle opere e degli artisti, mentre il secondo ha indirizzato il libero sfogo della loro fantasia. Risultato? Una bella miscela di arte per palati fini e l’esuberanza senza filtri tipica dell’età. Spazio, quindi, a reinterpretazioni di Michelangelo, Picasso, Mack, Haring e Warhol.«Ma quello che li ha affascinati di più è senza dubbio l’Arcimboldo, con i suoi ritratti fatti con frutta e verdura». Curiosa la rielaborazione di un poster di Andy Warhol creato per l’American Ballett. «Abbiamo anche affrontato - continua Giorgia Merotto - concetti basilari come forma, colore e rappresentazione artistica della realtà. Una volta interiorizzati questi presupposti ci siamo incuriositi nel vedere cosa poteva venirne fuori con le loro creazioni». E cosa è saltato fuori nel complesso? «Una visione scevra da qualsiasi preconcetto, non mediata o alterata da percezioni esterne. Dal punto di vista tecnico, invece, mi hanno colpito i tentativi di resa prospettica e gli accostamenti cromatici accurati. Una buona resa complessiva per quanto riguarda il ritratto, il colore, la forma e la percezione d’insieme». Che quello dei bambini sia uno spirito critico completamente libero lo confermano le parole del piccolo Daniel: «Picasso però faceva dei ritratti piuttosto brutti». «Per loro - ride Merotto - quello che vedono esiste e, chiaramente, una persona come quelle dipinte dall’artista spagnolo non risponde ai canoni classici di bellezza». Oltre alla produzione pratica, però, «A come Arte» aveva una precisa finalità pedagogica: «Intendevamo fornire ai più piccoli strumenti per comprendere meglio il linguaggio artistico. Ciò che loro vedono e ciò che è, non hanno filtri e poggiano sul linguaggio visivo basico del quotidiano. Proprio per queste peculiarità, se vogliamo, sono il peggiore dei critici possibili. Attraverso un percorso di questo tipo, comunque, permettiamo anche ai bambini di leggere le opere con più gusto per l’arte». © RIPRODUZIONE RISERVATA - Alan Conti
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