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lunedì 13 settembre 2010

Dna Lab: connettere il passato al futuro (integrale)


Un laboratorio ad alta specializzazione che possa, attraverso lo studio della genetica, connettere il passato con il presente e proiettarlo nel futuro. E’ questa la nuova sfida dell’Eurac che, in collaborazione con la Provincia e appoggiandosi sul know-how dell’Istituto per le mummie e l’Iceman, ha deciso di utilizzare vecchi spazi della scuola “Claudiana” in via Claudia Augusta per farne un centro di riferimento mondiale nel campo della ricerca sul dna delle mummie. Un laboratorio all’avanguardia dove, per poter accedere, è necessario vestirsi con il camice bianco da ricercatore e tutta l’attrezzatura utilizzata per i raggi X. Non solo, prerequisito fondamentale è un’attenta analisi del sangue per individuare immediatamente eventuali contaminazioni dei campioni oggetto di studio. Ogni stanza, inoltre, è dotata di un proprio sistema di ricircolo dell’aria e di una pavimentazione speciale in ossequio a tutti gli standard internazionali per questo genere di attività. All’interno del laboratorio, separati da un doppio vetro di protezione, i ricercatori analizzano impercettibili filamenti di materiale genetico capaci di trasportare informazioni preziose attraverso i millenni. E’ proprio in una struttura simile, per esempio, che Albert Zink, direttore dell’istituto in orbita Eurac, ha potuto identificare con certezza i genitori del faraone Tutankhamon: scoperta ripresa con ampio risalto dalla rivista specializzata “National Geographic”. Lo stesso antico Egitto sarà protagonista delle sale bolzanine considerando le numerose prenotazioni già pervenute da parte degli studiosi specializzati.
L’attività, però, sarà logicamente incentrata sulla figura di Ötzi e su quanto ancora ha da dirci il suo corpo. Il dna dell’Uomo dei ghiacci, infatti, è stato di recente decodificato quasi completamente e ora si aprono nuovi interrogativi cui sarà possibile dare una risposta: Di che colore erano i suoi capelli? E i suoi occhi? Esistono discendenti della sua stirpe nell’attuale popolazione? Era stanziale? Era intollerante al lattosio?
L’analisi, però, non guarda solo al passato ma cerca, come detto, di trovare delle connessioni con la vita contemporanea e con il presente dell’uomo. La ricerca sulle mummie, infatti, potrebbe portare a nuove scoperte sugli agenti patogeni e sui meccanismi di sviluppo di malattie attuali costituendo un prezioso punto di partenza per la ricerca medica e farmacologica. La tubercolosi, per esempio, potrebbe essere analizzata nel suo sviluppo millenario e non è un caso che, tra le prenotazioni illustri del laboratorio, ci sia anche il prestigioso Istituto francese “Pasteur”. Il costo di realizzazione della struttura è stato di 117mila euro, grazie anche ad alcuni lasciti della “Claudiana”.
Ieri l’affollata conferenza stampa di presentazione del laboratorio con tanto di scenetta regalata dal presidente della Provincia Luis Durnwalder vestito da autentico ricercatore. Nessuna analisi del sangue per lui all’ingresso in laboratorio, più che altro una passerella a beneficio dei fotografi. “C’è entusiasmo – ha commentato – per un investimento che è stato ponderato, soppesando anche i costi di gestione: ci aspettiamo grandi scoperte. Ritengo che sia giusto valorizzare la presenza di Ötzi al massimo, così come sono sempre più certo che fu la decisione migliore lasciarlo alla clinica universitaria di Innsbruck dopo il ritrovamento. Oggi languirebbe in qualche scantinato dei Carabinieri”. Werner Stuflesser, presidente dell’Eurac, presenta il suo gioiello “che dovrà incentivare anche una forte connessione con le realtà scientifiche territoriali”. Nel progetto è forte l’apporto della Fondazione Cassa di Risparmio “che anche in questo modo – ha spiegato il presidente Gerhard Brandstätter – intende aumentare la quota di bilancio dedicata alla ricerca e allo sviluppo”. Chiude la rassegna il direttore dell’Istituto per le mummie e l’Iceman Albert Zink. “Quello che forse è più stimolante è ricercare delle connessioni e fornire degli input alla medicina e alla farmacia. Sia ben chiaro, non potremmo mai trovare noi delle nuove cure, ma proporre dei punti di partenza e un importante sostegno è nelle nostre corde. Cerchiamo, insomma, di connettere il passato con il presente e il futuro”. Un cerchio che si chiude

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