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mercoledì 8 settembre 2010

Job: alunni orientali dopo 2 anni di scuola migliori dei nostri


Alto Adige — 07 settembre 2010 pagina 18 sezione: CRONACA

BOLZANO. «Attenzione a non commettere l’errore di considerare gli stranieri nelle scuole sempre e solo come un freno perché posso assicurare che alcuni alunni di cultura asiatica e orientale, dopo un paio di anni, sono migliori di tutti». Bruno Job, dirigente dell’Istituto comprensivo Bolzano II che raggruppa la primaria “Don Bosco” e la media “Ada Negri”, non si limita a prendere atto di una scuola che è sempre più multiculturale, ma lancia un monito. «Nel giro di un paio di generazioni rischiamo di essere superati da questi studenti. Cinesi, pakistani e coreani hanno una forte spinta verso l’autoaffermazione e l’autodisciplina. Tutto questo non succede in tutte le nostre famiglie». Gli stranieri, insomma, a lungo andare se la caveranno meglio degli altoatesini. «Per chi proviene da quelle aree del mondo - conferma Job - lo affermerei tranquillamente. Va detto però che spesso alla ferrea disciplina fa da contraltare un individualismo esagerato che non considera la possibilità di fare gruppo». Brutta gatta da pelare, insomma, per gli insegnanti visto che i ragazzi asiatici sono in continuo aumento. «Le difficoltà si riflettono anche su di noi e le strette sull’organico vanno tamponate con la ricerca di una precisa professionalità. Stesso discorso vale per il sostegno. Le ristrettezze ci sono e a tutto questo si aggiunge il turn-over tra precari, trasferimenti, pensioni e quant’altro. Diciamo che ogni anno cambiamo il 20% del corpo docente: la continuità didattica è un bel principio ma deve fare i conti con la realtà dei fatti». L’Istituto Comprensivo diretto da Job, comunque, riflette una tendenza già registrata in altre scuole: le lingue rimangono importanti, ma la vera sfida si sta spostando sull’aspetto matematico-scientifico. «La scuola dell’obbligo - ribadisce - ha il compito di ridare dignità alle scienze e ristabilirne l’autorità. Non solo, sulle scienze bisogna essere capaci di stimolare quel sentimento di curiosità nei bambini che oggi è andato perso. Ecco perché il settore in Italia è in crisi ed ecco dove possono andare a intervenire le scuole primarie e medie». All’orizzonte, intanto, si staglia il profilo della riforma del ciclo delle superiori: come muoversi per l’orientamento dei ragazzi alle medie? «Non è semplice. Diciamo che nel concreto questa manovra è il frutto di un compromesso e, in quanto tale, non è un granché perché non risolve alcune questioni alla base. Il gruppo italiano, infatti, soffre di una liceizzazione esagerata e di un pregiudizio sugli istituti tecnici e sulla formazione professionale che è sbagliato. Svilire le abilità pratiche, manuali e artigianali a favore di quelle intellettuali è uno sbaglio che semplificare gli indirizzi non può risolvere per magia. Bisogna lavorare fin dai primi anni di scuole all’orientamento: già in quinta elementare un insegnante capace è in grado di segnalare gli ambiti di eccellenza di un alunno. Il sistema tedesco è molto più affidabile. Un ruolo importante lo gioca anche la famiglia». © RIPRODUZIONE RISERVATA - Alan Conti

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