Levata di scudi generale, la seconda in pochissimo tempo. Le vicende giudiziarie di Berlusconi stanno impegnando moltissimo negli ultimi giorni anche il Pdl locale: prima il pronunciamento contrario per il legittimo impedimento, ieri la condanna in primo grado per il caso ormai noto come Ruby. Sette anni e interdizione perpetua che suonano come un mantra a campana nelle fila del piccolo esercito di Silvio, di nome e di fatto. La risposta è altrettanto mantrica: la giustizia accanita per eliminare un avversario. Il più tagliente, e non è una sorpresa, è il coordinatore provinciale del Pdl Alessandro Bertoldi che è lapidario: “Credo che questo possa essere l’unico concetto utile a descrivere la sentenza – scrive su Facebook – in Italia esiste ancora la Santa inquisizione”. Marco Galateo, dal canto suo, non va per il sottile e scomoda un paragone truce che fa rima con Duce. “Quella di Milano oggi è stata come l’impiccagione del Duce. Pro o contro, non è questo il modo giusto di far fuori un avversario politico. Il risultato ottenuto è quello di tenere gli italiani spaccati in due. Mentre c’è uno Stato da costruire”. Enrico Lillo, invece, è al solito il rappresentante che sceglie il profilo più sobrio limitandosi a condividere l’amarezza delle parole di Pier Silvio Berlusconi su una sentenza che descrive suo padre, a suo dire, in modo diametralmente opposto alla verità. Attesa per la reazione di Michaela Biancofiore, già in arme verso l’Europa sul fronte legittimo impedimento. Insomma, gli scudi son belli alti e vien da confondersi: ma l’imputato è un cittadino o l’Italia intera?
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