Avesse
i baffi si noterebbe la vibrazione della risata al di sotto. Non c’è
dubbio alcuno che la vicenda delle dimissioni da sottosegretario di
Michaela Biancofiore accettate da Letta abbia divertito e non poco il
presidente della Provincia Luis Durnwalder. La stilettata verbale, forse
preparata, è dunque di quelle alla Aramis: elegante ma terrificante. "Non credo che la nostra autonomia ne uscirà ridimensionata, continueremo semplicemente a dialogare con i ministri Pd o Pdl come abbiamo fatto fino adesso. D'altronde sono state diverse le occasioni in cui Biancofiore ha avuto da ridire e già con la questione delle sue competenze da sottosegretario qualcosa era andato storto. Evidentemente se Letta ha ritenuto di accettare le sue dimissioni avrà avuto i suoi buoni motivi a dirle di andarsene". Per
Durnwalder, insomma, sul tavolo del trait d’union tra Provincia e
Governo la carta Biancofiore valeva meno del due di picche e già con il
mancato invito in occasione della visita del premier Enrico Letta
qualcosa si era intuito. Dalla Capitale, intanto, la pasionaria è
trincerata dentro un silenzio rabbioso rimandando tutto a una conferenza
stampa romana che si preannuncia di fuoco. L’unico sibilo che sfugge è
quello che definisce tutta questa storia come un’assurdità. Sono passate
appena pochi mesi dalla visita ufficiale a Prefetto e Durnwalder in cui
Biancofiore si sperticò nel lodare Durnwalder all’insegna dell’iddilio
ritrovato. A ben vedere di assurdità in questa storia ce n’è ben più di
una.
Alan Conti
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