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martedì 8 ottobre 2013

Sciopero della fame e autoconsegna: gli agenti di polizia penitenziaria disperati



Sciopero della fame e auto consegna ovvero reclusione spontanea all’interno del carcere. Non vanno per il sottile gli agenti di polizia penitenziaria di Bolzano che oggi stesso hanno protocollato e inviato a Prefetto di Bolzano e Provviddetorato di Padova una lettera in cui annunciano una protesta forte per la giornata del 14 ottobre. O meglio, a partire dal 14 ottobre a oltranza. A far saltare il tappo di un malcontento generale le condizioni definite “disumane” di lavoro prima e vita poi. Sono i numeri la prima evidenza di una situazione difficile: una pianta organica di 75 persone che deve sorvegliare tra i 110 e i 160 detenuti. Una situazione che porta anche a casi estremi come la sorveglianza di tutto il carcere in sole tre persone, come testimoniato dal alcune guardie, oppure massacranti turni di 80 ore mensili: di fatto reclusi tra i reclusi. In tutto questo marasma la proporzione è di circa un uomo per controllare celle di 7-8 individui: basta immaginarselo per capire come sia pericoloso. Non solo, la nuova norma sulle condizioni umane in carcere potrebbe portare ai detenuti otto ore d’aria quotidiane, il che complica la sorveglianza al di fuori delle sezioni. La stessa misura prevederebbe che la scelta tra chi può godere di ore d’aria maggiorate e chi no dipenda dai direttori delle strutture sotto consiglio delle stesse guardie che lamentano l’impossibilità di essere accurati nelle valutazioni su un numero così alto. Non mancano, inoltre, le mancanze strettamente bolzanine legate a una struttura fatiscente che non presenta nemmeno una mensa per i dipendenti e non predispone neppure un bagno o una scrivania aggiustati. Il vaso, insomma, è colmo e la situazione è evidentemente grave: non ci si reclude in digiuno se non si tocca il fondo.


Alan Conti









1 commento:

  1. Incredibile!
    Queste situazioni hanno una origine molto chiara. Una certa parte politica italiana quando si tratta di dover fare delle scelte, tra "guardia e ladro" sceglie il "ladro". Come in quei film dove vengono realizzate quelle rapine ingegnosamente preparate con tanto di gallerie ed eliminazione dei sistemi di allarme, dove lo spettatore fa il tifo per i ladri. I detenuti, devono essere riabilitati, devono fare un carcere dignitoso, devono avere la possibilità di reintegrassi nella società, aiutati da psicologi, da volontari che entrano in carcere a prestare la loro opera di insegnamento, devono essere trattati come persone che hanno bisogno di aiuto e non come delinquenti che hanno commesso un reato. Tutto giusto! Peccato però che a tutta questa premura verso i detenuti, non ne segua una stessa,almeno identica nei confronti dei carcerieri. Peccato che al buonismo a volte nascosto solo dietro la retorica, nei confronti di chi poteva fare delle scelte nella sua vita e ha scelto deliberatamente di delinquere, non segua una proporzionata preoccupazione della politica e quindi dello Stato nei confronti di coloro che invece una scelta l'hanno fatta con decisione, con passione e nell'illusione che almeno l'Istituzione a cui si è giurata fedeltà, nella quale è stata affidata la propria vita, sappia offrire loro dignità come Uomini in Divisa e come Lavoratori. Ancora una volta a tanta Onestà, a tanto attaccamento al Dovere a tanto amore per l'Istituzione, viene corrisposta solo tanta indifferenza!

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