C'è una strana commistione di sensazioni all'apertura della svendita
strong che porterà la storica libreria Kolibri di via della Rena a
Bolzano a chiudere i battenti definitivamente. Da una parte la
sensazione che il libro come oggetto subisca un duro colpo, dall'altra la
conferma che continua a essere elemento culturale desiderato nelle
tante persone accolte. Ancora: da una parte la tristezza di una parabola
che va incontro alla sua fine, dall'altra la soddisfazione di vedere
quanto questa parabola abbia saputo coltivare affetto. Silvia Maranelli, socia della
cooperativa, vive ore di grande lavoro. "Ancora
non ho tempo di fermarmi a pensare o riflettere. Penso al grande lavoro
che c'è da fare e alla tanta gente che viene e a trovarci. Per il
resto, le emozioni o le sensazioni, ci sarà spazio dopo". Come esce il
libro da questa vicenda? Ridimensionato? "Non penso assolutamente che il
libro sia morto, anzi, penso possa tranquillamente coesistere con le
nuove tecnologie. Nella nostra decisione ci sono anche questioni legate
strettamente alla cooperativa". Intanto la folla sembra avere le idee
chiarissime. "Si rivolgono principalmente alla narrativa, ma anche la
saggistica incontra diversi consensi. Qualcuno, per esempio, cercava specificatamente
Eugenio Scalfari. Sempre richiestissimi, infine, i libri per bambini".
Kolibri,
insomma, deve svuotare gli scaffali e scampare a un destino di macero per
ogni volume prima della fine di novembre. I margini di guadagno sono
pressoché nulli e l'operazione può portare, nella migliore delle ipotesi,
all'abbattimento dell'esposizione. Quei libri, peró, vanno salvati anche
come simbolo: è l'ultima sfida di Kolibri, ma forse è anche la più
importante.
Alan Conti
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