“Una
partigianeria”. Non che si potesse usare aggettivo più calzante
per la questione, ma Mauro Minniti usa questo termine nella sua
accezione negativa per puntare il dito contro la scuola “Luigi
Negrelli” di Merano. Oggetto dell'accusa mossa da uno dei promotori
del Movimento per l'Alleanza Nazionale è la scelta di un'insegnante
di portare in aula una lezione incentrata sulla canzone “Bella
Ciao”, nata per le mondine che andavano a lavare i panni al fiume e
ben presto diventata simbolo dei partigiani italiani prima e di un
certo concetto di resistenza di sinistra poi. “Non si può
inculcare ai ragazzi delle medie una canzone con un così forte
significato politico – attacca Minniti – e non si può non
considerare questa una inopportunità didattica, ma anche un modo
discutibile di sfruttare l'istituzione scolastica”. La conclusione,
poi, è quasi una provocazione: “Allo stesso modo si potrebbe
insegnare “Giovinezza” ovvero un inno goliardico degli studenti
universitari, canzone peraltro molto più affine al periodo vissuto
da un qualsiasi giovane”. Resta, comunque, un dubbio di
opportunità: limitarsi a insegnare l'inglese con le canzoni dei
Beatles è poi così grave?
Alan
Conti
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