Anziani intorno a un tavolo di una struttura bolzanina |
Un cittadino su cinque è over 65 e il trend di invecchiamento è in costante rafforzamento. La politica cerca nuove idee: condomini dedicati al posto di case di riposo e clinica.
BOLZANO. Un bolzanino su cinque ha
superato i 65 anni, ogni due giovani o adulti c’è un anziano e ciascun
lavoratore può essere abbinato a un pensionato. Le statistiche fotografano una
città in costante invecchiamento, parzialmente rallentato solo dall’immigrazione,
e le istituzioni devono cominciare a studiare contromosse per una situazione
che i dati danno in costante progressione. Il convegno organizzato ieri in
piazza Nikoletti da Comune, Eurac, Upad e Assb è solo il primo passo di un
processo che dovrà portare a idee innovative tra assistenza e lavoro. Residence
per anziani destinati al recupero psico-fisico, cooperative edilizie per
seniores con immobili dotati di tutte le attrezzature e un maggiore strumento
del part-time come uscita “dolce” dal mondo del lavoro sono le prime direttrici
che potrebbe seguire Bolzano.
Alla base di tutto, quindi, c’è una realtà ben
spiegata dai numeri relativi al 2012 proposti dall’Ufficio Statistica del
Comune. Tanto per cominciare Bolzano conta un 22% della popolazione over 65
contro un 14,2% tra gli 0 e i 14 anni, mentre si attesta a un notevole 11% la
parte di cittadini che ha superato i 75 e 3,3 oltre gli 85. Desta impressione
l’indice di vecchiaia che mostra come ogni 100 bolzanini giovani o adulti ve ne
siano ben 158 anziani, il che ha una ricaduta nel mondo professionale con il
58,2% di cittadini pensionati a fronte del 50% di attivi: per ogni lavoratore,
quindi, si trova un corrispettivo “a riposo”. Il fatto, poi, che in totale ci
siano più 77enni (936) di 18enni (925) la dice lunga sulla composizione della
popolazione. Da un punto di vista civile, invece, il 75,8% degli anziani uomini
è sposato, mentre il 59,3% delle donne è vedova: indicazioni che sono importanti
nel campo dello sviluppo urbanistico di eventuali appartamenti dedicati. Scendendo
nel dettaglio, il quartiere più anziano è Europa Novacella con il 28,8% di over
65, segue Gries al 24,2% poi gli altri tre. A ogni 100 giovani tra viale Europa
e via Roma corrispondono 237 seniores: ecco perché una questione come la mensa
per anziani a Regina Pacis, finanziata dagli alpini con 50.000 euro, diventa
determinante. "Ora che sono arrivati i soldi – specifica il presidente
di quartiere Carlo Visigalli – chiediamo al Comune di velocizzare le pratiche e
arrivare al più presto alle fasi attuative".
Queste, dunque, le basi in una città che conta
4 case di riposo nell’orbita Assb (Villa Europa, Armonia, Serena e Don Bosco),
ma deve necessariamente guardare oltre. "Prima di tutto viene la
possibilità di poter vivere a casa propria in autonomia – premette l’assessore
comunale alle politiche sociali Mauro Randi – poi però dobbiamo cercare di
innovare alcuni aspetti. E’ importante, quindi, ricevere degli stimoli per
rispondere a un fenomeno in espansione. L’Adunata ci ha insegnato che la
collaborazione tra veci e bocia è determinante". A entrare subito nel
concreto ci pensa Dario Caldart, membro della Consulta Anziani comunale. "Penso che il futuro possa essere la realizzazione di cooperative
specificamente pensate per gli anziani. Appartamenti dalla metratura limitata,
servizi per il movimento, arredi a misura, vani per ospitare servizi medici e
di sorveglianza. Non solo, credo si possa ragionare sulla costruzione di
residence con piccole unità abitative destinate ad anziani rimasti soli che
intendono seguire programmi di recupero mensili all’interno di una piccola
comunità che si formerebbe nel condominio. Sono puntelli importanti alla sola
soluzione della casa di riposo o del ricovero temporaneo in clinica".
Un’idea condivisa e approfondita dall’ingegnere Danilo Postal: <>. Ad
affrontare il discorso lavoro e attività, infine, ci pensa il direttore
dell’Assb Bruno Marcato: "Sento spesso di persone che entrano in pensione
e poi proseguono con un lavoro part time. Una mossa che ha poco senso perché
comunque l’Europa si muove verso una soglia professionale di 70 anni e diventa
necessario smetterla di immaginarsi un confine netto nel pensionamento. Tra
aziende e amministrazione dovremo impegnarci a pensare misure che permettano
un’uscita “dolce” dal mondo del lavoro attraverso una diminuzione progressiva
dei carichi, ma una sostanziale continuità di attività".
Alan Conti
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