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giovedì 24 maggio 2012

Demenza, arriva la terapia della bambola


La bambola utilizzata è studiata in ogni minimo dettaglio

Proposto come un neonato, il pupazzo è capace di risvegliare affettività e ridurre farmaci sedativi o disturbi comportamentali. Coinvolti 16 anziani per la durata di un anno.

BOLZANO. Una bambola per allontanare i farmaci sedativi e restituire la dimensione dell’affetto ai malati di demenza senile. E’ stata presentata ieri nella casa di riposo Don Bosco la nuova terapia sperimentale che sarà introdotta nella struttura e a Villa Europa nei prossimi dodici mesi. Tutto ruota attorno a una bambola che sarà affidata ai pazienti come fosse un autentico bambino stimolando una serie di effetti benefici che possono aiutare a mantenere l’equilibrio psicologico in situazioni cliniche delicate. Una sperimentazione che ha prodotto buoni risultati nelle prove precedenti in Italia e in Europa e che approda per la prima volta in regione sotto la regia del professore responsabile Ivo Cilesi. "Con questo metodo sappiamo di poter risparmiare ad alcuni pazienti parte dei farmaci sedativi. L’idea è semplice, ma l’attuazione richiede attenzione e formazione da parte del personale e dei familiari". Ai malati, dunque, viene consegnata questa bambola trattata in tutto e per tutto come un bambino. "Proprio il momento dell’affidamento – continua Cilesi – è fondamentale perché deve trasmettere immediatamente un sentimento di affettività stimolando l’istinto di maternità o paternità. Tutto deve avvenire in modo molto naturale". La stessa bambola è studiata in ogni dettaglio. "Può apparire poco verosimile, ma ci sono delle ragioni dietro ad ogni scelta. La postura, per esempio, permette un facile abbraccio e agevola la presa, nel volto grande spazio è dato agli occhi e allo sguardo, i tessuti sono morbidi per invitare alla stretta e i vestiti ricalcano quelli stagionali per inserire importanti elementi della ciclicità del tempo". Quali sono, però, i risultati effettivi oltre alla non secondaria diminuzione dei farmaci? "Si riducono i disturbi del comportamento come insonnia, inversione ritmo sonno-veglia, wandering, agitazione o nervosismo. Allo stesso tempo si sposta parzialmente l’attenzione del paziente da se stesso e dai suoi disturbi permettendo un maggior benessere personale. In alcuni casi, inoltre, la presenza della bambola si è rivelata molto utile nell’aiutare il personale in interventi talvolta delicati come la cura dell’igiene. La responsabilità porta l’utente ad accettare il trattamento senza protestare". Attenzione, però, che la bambola non verrà lasciata sempre a disposizione dell’anziano."No – puntualizza il responsabile – perché anche il distacco è terapeutico nello stimolare reazioni positive nel momento del nuovo incontro. Non solo, così facendo si evitano le conseguenze negative di un’eccessiva convivenza come la sensazione di simbiosi".
 La sperimentazione bolzanina riguarderà sia la struttura di Don Bosco sia la casa per lungodegenti Villa Europa per un totale di 16 pazienti equamente divisi. La durata sarà di un anno per un costo complessivo di circa 6.000 euro e controlli trimestrali comprensivi di dati e considerazioni. "Siamo orgogliosi di questo progetto – le parole della presidente della casa di riposo Francesca Gigliotti – anche alla luce della prossima apertura del nucleo alzheimer proprio nella nostra struttura". Presente alla conferenza, infine, il direttore dell’Assb Bruno Marcato: "Qualsiasi valida iniziativa che metta al centro un miglioramento delle condizioni di vita dei nostri residenti va salutata con entusiasmo e positività".
Alan Conti 

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