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sabato 12 maggio 2012

Tricolori e cimeli: le vetrine di Bolzano salutano l'Adunata

Bolzano saluta con entusiasmo gli alpini
I negozianti danno vita a un museo tra ricordi e tricolori. Spopolano cartoline e creazioni artistiche su tutte le strade, mentre il cappello con la penna finisce dappertutto


 BOLZANO. Un museo a cielo aperto abbellito da un’esplosione di tricolori. Le vetrine dei negozi bolzanini accolgono l’Adunata degli Alpini con uno slancio raro e, passeggiando nei quartieri popolari, bastano alcune sbirciate per un tuffo nella naia che fu. Sono tanti, infatti, i commercianti che hanno deciso di consacrare il proprio spazio espositivo ai ricordi di qualche alpino in famiglia: papà, nonni, bisnonni, qualcuno addirittura il titolare del negozio. Cimeli, fotografie, oggetti della prima o della seconda guerra mondiale, uniformi e, logicamente, cappelli con la penna la fanno da padroni. Ne nascono, talvolta, improbabili e curiosi abbinamenti. Le scarpe col tacco o la profumeria femminile, per esempio, non sono propriamente oggettistica da caserma, ma l’Adunata è anche questo: il militare che si fa popolare.
 Naturalmente una simile festa è anche un’occasione per i creativi e tra questi c’è sicuramente Carlo Zanella di “Zanella Actiwear” in via Torino che con il polistirolo ha ricreato un vero e proprio ambiente alpino. "E’ un omaggio alle montagne che forgiano il carattere dell’Alpino". Poco più in là l’abbigliamento “New Time” espone l’uniforme intera e la bandiera portata dal titolare Lampaca in Afghanistan: vestiti che raccontano una storia. Identica funzione per le foto e i cimeli esposti dalla ferramenta “Zanoni”, mentre il bar “Cin Cin” si è fatto aiutare dagli storici avventori nel creare una gigante penna nera celebrativa appesa sul balcone soprastante il locale. Linea trendy, invece, da “Cioè” che con abiti fashion ripropone il tema tricolore, mentre dalla “Casalinga” fa bella mostra di sé l’ormai celebre moka dedicata all’Adunata. Colori nazionali giganteschi anche da “Fuganti” e a corredo del classico cappello con gadget al bar “La Cubana”. Cimeli della prima guerra mondiale, invece, abbelliscono l’esposizione di Aros. "Sono di mio suocero – spiega Angelo Curia – e sono oggetti che raccontano la storia". Nota d’amore al bar “Nello” dove una gigantesca vignetta ritrae un Alpino con il suo mulo che pensa alla bella moglie: tocco ulteriore il mulo apposto in entrata. In via Milano il cappello si concede un trittico al femminile: con i ciondoli alla profumeria “Rosy”, nei gomitoli da “Stoffe e…” e tra le scarpe di “Nero Giardini”. Da “Max Fort”, invece, ecco un curatissimo manichino drappeggiato di tricolore che, poco più in là, ritroviamo nelle curate vetrine di “Cartomania” e “Mode Karin”. Enorme, invece, il cappello che abbellisce l’entrata dell’enoteca “da Maurizio” in piazza Don Bosco, ma la più grande vetrina tematica è certamente quella predisposta dalla ferramenta “Il Bullone”, dove il titolare Fabrizio Lonardi ha spolverato foto, bandiere e cimeli del suo passato da paracadutista. Qui il cappello saluta tra brugole e pinze, restituito alla sua mascolinità.  
Alan Conti



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