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venerdì 4 maggio 2012

"Così ho liberato i cuccioli di beagle"


Un cucciolo di beagle liberato nell'incursione dei giorni scorsi

Un ragazzo bolzanino racconta la sua incursione nell'allevamento dell'orrore. "Cagne senza corde vocali e con la pancia tagliata". Associazioni e politica locale, intanto, non dicono nulla...

BOLZANO. "Le cagne adulte vengono tenute in celle, a molte tagliano le corde vocali perché non abbaino e una presentava una grossa cicatrice lunga tutta la pancia. Sfornano cuccioli che vengono requisiti il prima possibile e avviati alla vivisezione: non conoscono il sole, l’aria e le coccole". Gianni (nome di fantasia) è un bolzanino che studia a Milano e che nei giorni scorsi era tra i manifestati che sono entrati all’interno dell’allevamento di “Green Hill” a Montichiari in provincia di Brescia. Un’azienda recintata con il filo spinato che contiene 2.500 beagle con un destino scritto: finire a pezzi per sperimentare nuovi prodotti industriali. La protesta, come noto, è sfociata in un’irruzione che ha portato alla liberazione di alcuni cuccioli. "I giornali hanno scritto 30 – continua Gianni – ma per me erano almeno una sessantina. Per entrare è stato effettuato un buco nella rete e i cuccioli venivano passati dall’alto della recinzione verso l’esterno. C’erano famiglie, mamme con i bambini, abitanti del paese e semplici cittadini che accorrevano per prendere i cagnolini e portarli lontano". Gli arresti alla fine sono stati 12, ma l’atmosfera era assai meno tesa di quanto si possa immaginare. "Inizialmente c’erano solamente una ventina di agenti, poi sono aumentati ma il loro atteggiamento è stato molto permissivo. Diciamo che sono intervenuti solamente quando la situazione, a livello normativo, lo ha reso strettamente necessario. Prima dell’ingresso dal foro nella rete, per esempio, avevamo fatto un tentativo con una barriera da cantiere inclinata sul muro senza nessun intervento repentino. Onestamente non so se il motivo di questa cautela sia un’intima adesione al movimento oppure il tentativo di concedere azioni che screditassero l’iniziativa in vista del decisivo voto parlamentare sulla questione in programma il 9 maggio".
 Qualche anno fa Bolzano diventò protagonista per l’adozione di una cinquantina di piccoli beagle intercettati sull’A22 e destinati ai laboratori cosmetici di Amburgo. I politici fiutarono la vetrina e fecero a gara per mettersi a capo della distribuzione dei piccoli, salvo scordarsi negli anni a seguire che le torture sui cani continuavano a pochi chilometri dal confine altoatesino. Le associazioni ambientaliste locali, dal canto loro, hanno messo gli argini dei fiumi, le pale eoliche e l’aeroporto in cima alle priorità per cui spendere fiumi di inchiostro, ma per i cuccioli fatti a pezzi nemmeno due righe. Cosa ne pensa di questa latitanza? "Purtroppo sono deluso, ma molti ambientalisti altoatesini hanno ancora una concezione un poco limitata della loro azione. Preferiscono concentrarsi solo sui temi locali con la convinzione che della fabbrica di cuccioli da vivisezione debbano preoccuparsi altri. L’atteggiamento dei politici, se vogliamo, è uguale identico con l’aggiunta che si muovono solo se intravedono un tornaconto elettorale. Il fatto che nulla sia stato organizzato per Montichiari quando si raccolgono centinaia di firme su altre questioni è in qualche modo esemplare di questo modo di pensare. La gente andrebbe stimolata maggiormente perché certe questioni non si conoscono abbastanza". Per la verità la presenza di “Green Hill” è piuttosto risaputa, purtroppo. "Sì, certo, ma manca il passo successivo che porta a considerare tutte le aziende che hanno implicazioni e sostengono il meccanismo su cui vive un mostro come quell’allevamento. Quando alla lettura della notizia in famiglia seguirà un elenco di tutti i prodotti che abbiamo in casa testati su animali e la decisione di non comprarli più avremo un cambio decisivo di mentalità. Sia ben chiaro, infine, che non siamo noi dei fanatici, ma ci sono fior di studi che testimoniano come scientificamente la vivisezione non serva. Il tornaconto delle multinazionali è di tipo commerciale, normativo ed economico: questa non è scienza".
Alan Conti

                                                                                                                                                                                              

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