Sono 41.699 gli immigrati in provincia. Nel '90 erano 5.099 |
La radiografia Astat sull'immigrazione mostra un aumento percentuale, una diffusa preoccupazione per casa e lingue e una sostanziale tollernanza degli altoatesini.
Stranieri in aumento, preoccupati
dall’apprendimento delle lingue e dalla ricerca di una casa, ma tutto sommati
felici di vivere in provincia di Bolzano. Altoatesini ben disposti e con
contatti più frequenti con gli immigrati rispetto a qualche anno fa, anche se
tendenzialmente contrari alla costruzione di moschee e agevolazioni. E’ uno
specchio statistico interessante quello che fornisce l’Astat attraverso la sua
pubblicazione “Immigrazione in Alto Adige” presentata ieri a Palazzo Widmann
dal presidente della Provincia Luis Durnwalder. I numeri, infatti, raccontano
di un fenomeno in crescita, ma senza particolari allarmi salvo qualche
difficoltà in alcuni settori specifici.
ANDAMENTO
DEMOGRAFICO. Gli stranieri in Alto Adige sono 41.699 pari all’8,2%
dell’intera popolazione (13,5% nel capoluogo). La cifra è in realtà al di sotto
del sentire comune dato che molti altoatesini ammettono di aspettarsi
percentuali maggiori, soprattutto nei centri urbani. E’ innegabile, tuttavia, che
rispetto ai 5.099 del 1990 c’è un abisso considerevole. Aumenta l’immigrazione
femminile, mentre tra i non europei il continente asiatico è quello di maggiore
provenienza. Nonostante le più disparate vicissitudini che li hanno condotti in
Alto Adige, gli stranieri si dichiarano soddisfatti, se non felici, della
scelta. Il 51,5% di loro, per esempio, intende rimanere ancora per anni in
provincia per la qualità della vita, oltre che per raggiungere i requisiti
minimi all’assistenza pubblica.
SCUOLA E FORMAZIONE. I laureati stranieri sono il doppio di quelli
altoatesini. Il 18,9%, infatti, si fregia dell’alloro contro il 9,2% degli
autoctoni: una differenza che, evidentemente, non si riflette nel mondo del
lavoro. A incidere nell’inquadramento professionale, infatti, concorrono altri
fattori come le competenze linguistiche e il mancato riconoscimento di alcuni
titoli di studio esteri.
LAVORO. Gli immigrati non hanno particolari difficoltà a trovare
lavoro, generalmente sono soddisfatti e il 55,8% di loro conta su un contratto
a tempo indeterminato. I più contenti sono gli impiegati della pubblica
amministrazione, meno consenso registrano i servizi di pulizia o il commercio,
ma la maggioranza è impegnata nel turismo. In media, comunque, il reddito è più
basso di quello degli altoatesini. Italiano e tedesco assumono rilevanza
fondamentale tanto che per l’86,5% sono la chiave per un’effettiva
integrazione.
FAMIGLIA E SOCIETA’. La parola d’ordine è la famiglia e l’80,6%
vive con i propri cari. Il 6,1% aspetta il ricongiungimento e la quota di
separati e divorziati è lontana anni luce da quella locale. Crescono gli
importi delle rimesse e i principali Paesi beneficiari delle transazioni sono
Pakistan, Marocco e Perù. Nei contatti con gli amici, invece, i luoghi preferiti
sono pub e bar piuttosto dei poco frequentati cinema o teatro. L’83,4%,
comunque, si sente a proprio agio in questa terra e non si sente discriminata
pur reclamando maggiore attenzione da parte della politica (il 55,2% vorrebbe
votare alle comunali).
CASA. Questo il tasto dolente per la maggioranza degli immigrati,
specialmente se extraeuropei. I prezzi eccessivamente alti (per il 73,9%), la
diffidenza dei locatori d’affitto (47,7%) e la carenza di appartamenti (21,2%)
sono i motivi che rendono la ricerca di un alloggio particolarmente ostica. Le
superfici preferite variano dai 51 agli 80 m² e servizi immancabili dentro
le mura domestiche sono computer e connessione a internet.
RELIGIONE. Capitolo delicato che riserva alcune sorprese come la
contrarietà del 41,2% degli immigrati all’istituzione di una moschea. La
maggioranza, infatti, è cristiana e tollera i luoghi di preghiera (contrario
solo il 27,5%), ma senza andare oltre. Dopo cristiani e islamici, invece,
comincia a diventare consistente il gruppo che si professa senza alcun credo,
fascia in cui potrebbe rientrare massiccia la comunità cinese.
ALTOATESINI. Il primo dato è una sostanziale sovrastima mentale da
parte degli autoctoni dell’effettiva presenza straniera sul territorio. In ogni
caso, però, aumentano sensibilmente i contatti con gli stranieri che avvengono
principalmente sul lavoro (46,5%) o tra amici (43,5% ma nel 2002 era il 27,4%).
I maggiori “fastidi” o intolleranze sono legati alla sensazione che gli
immigrati cerchino di approfittare di tutti i vantaggi (76%) oppure che mal si
adeguino al modo di vivere altoatesino (71,1%). Molto amati gli stranieri
provenienti dalla Svizzera, mentre
diffidenza maggiore verso Sinti, Rom e albanesi.
DURNWALDER. Il Landeshauptmann ha salutato con entusiasmo una
fotografia tutto sommato serena del fenomeno. "Questi dati ci permettono
di inquadrare meglio alcune difficoltà degli stranieri, ma registriamo con
piacere il buon grado di soddisfazione e la capacità di relazionarsi con gli
altoatesini. Uno degli effetti da evitare è sicuramente quello della
ghettizzazione e la nostra società sta rispondendo bene".
Alan Conti
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