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sabato 5 maggio 2012

La sinagoga di Bolzano? In via Cappuccini


La conferenza stampa davanti all'edificio

La scoperta emerge da alcuni documenti della mostra "Simon e Sarah" appena inaugurata a Castel Roncolo. Il curatore Rizzolli: "Il luogo di culto era inequivocabilmente dove oggi si trova il negozio Marcello"

 La sinagoga di Bolzano si trovava alle spalle dei Domenicani, all’imbocco di via Cappuccini, dove oggi trova posto il noto negozio di biancheria “Marcello”. L’ubicazione, da mesi al centro di un acceso dibattito storico tra gli esperti, è stata ufficializzata dal presidente della Fondazione Castelli e curatore della mostra “Simon e Sarah” Helmut Rizzolli. Alcuni documenti, giudicati “inconfutabili”, hanno portato Rizzolli a indire una conferenza stampa nel patio d’entrata di “Burger King” alla presenza del sindaco Luigi Spagnolli e della presidente della comunità ebraica meranese Elisabetta Rossi Innerhofer. Omaggio alla coreografia il trespolo con tanto di lenzuolo per lo “svelamento” dell’esatta posizione della sinagoga.
 I documenti, però, sono certamente il centro focale del dibattito. "Nel 1754 – comincia Rizzolli – venne a Bolzano un rabino di nome Azulai che tenne un diario di viaggio. Da quelle pagine si evince la presenza di una sinagoga vera e propria per la comunità ebrea di mercanti che regolarmente visitavano le fiere in città". Uno scritto che serve a sgomberare il campo da eventuali dubbi. "Qualcuno afferma si trattasse solo di una casa di preghiera, ma pare evidente che nessuno meglio di un rabino può distinguere una sinagoga da un semplice luogo di ritrovo". Già, però un diario non può essere sufficiente. "Infatti, così diventano determinanti due carte pubbliche in cui ci siamo imbattuti nella preparazione della mostra di Castel Roncolo. La prima è una mappa del 1801 che riporta la pianta della chiesa dei Domenicani con l’edificio di via Cappuccini sotto il nome di “Judenhaus” e la seconda è la pubblicazione di un bando d’asta apparso sul “Messagero Tirolese” di Rovereto nel 1837 in cui la casa viene nuovamente chiamata “Judenhaus”. Una foto dei bombardamenti della seconda guerra mondiale della collezione Sessa, inoltre, mostra con chiarezza la struttura alle spalle della chiesa". La traduzione letterale di “casa degli ebrei”, tuttavia, non pare inequivocabile. "Invece lo è – ribatte Rizzolli – perché nel parlato e negli uffici le abitazioni ebree venivano identificate con il nome del titolare seguendo la formula “Haus des…”. Non solo, proprio in corrispondenza  dell’edificio scorreva l’antica Roggia che forniva l’acqua necessaria alle abluzioni rituali come il Mitzvah. Fino al 1600, infine, nelle vicinanze si trovava la “casa dell’usura” ovvero il primo banco dei pegni che interessava professionalmente la comunità. L’intreccio di tutti questi dati, insomma, è determinante per localizzare con precisione l’antica sinagoga di cui si hanno testimonianze già nel 1496 e che probabilmente chiuse i battenti a causa delle crisi delle fiere nel periodo napoleonico".    
 Soddisfatta dell’annuncio, Elisabetta Rossi Innerhofer avanza una proposta al Comune. "Sarebbe bello apporre una targa commemorativa perché sono tanti gli ebrei che vengono qui alla ricerca di tracce del passato. Importante ricordare come gli ebrei di Bolzano fossero in una condizione differente rispetto a quelli meranesi al servizio dei nobili reggenti. Qui si trattava di lavoratori liberi, in grado di parlare più lingue, con competenze bancarie e commerciali e sempre costretti a inventarsi nuove mansioni stante il divieto di aggregarsi in corporazione". Il sindaco Spagnolli accoglie positivamente la richiesta della Comunità ebraica. "Studieremo il punto più adatto per la targa, ma sono contento che Bolzano si dimostri, anche nel passato, città capace di sintetizzare culture differenti". Per la verità l’ubicazione su un terreno di proprietà dei Domenicani lascia supporre il contrario: la necessità di controllo in una Bolzano che, a differenza di altri centri, non prevedeva un ghetto vero e proprio. "A stupire – interviene l’avvocato Gianni Lanzinger, membro del cda della Fondazione Castelli – è anche la mancanza totale di testimonianze di una presenza così importante. C’è stata la volontà di cancellare le tracce, ma Bolzano è stata sicuramente realtà molto più tollerante di una Trento che, fino all’inizio del ‘900, bandì la presenza ebrea sul proprio territorio".

LA MOSTRA SIMON E SARAH
 Venerdì alle 17 nel cortile di Castel Roncolo si inaugurerà ufficialmente la mostra “Simon e Sarah a Bolzano. Un giorno, un anno, una vita: la presenza ebraica in città e dintorni fino al XVIII secolo”.  All’interno del territorio dell’attuale Euregio, Bolzano era certamente tra le città più tolleranti verso gli ebrei. In centro abitavano, autorizzate, alcune famiglie ebree che ospitavano mercanti giudaici durante le fiere cittadine. La mostra raccoglie documenti e testimonianze della loro vita, delle loro attività in ambito commerciale e bancario, oltre a indagare il più possibile i rapporti con il resto della comunità bolzanina. L’esposizione rimarrà al castello fino al 30 novembre e sarà aperta dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18.

Alan Conti

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