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Lo striscione della sezione Ana Alto Adige |
La città omaggia la sezione Ana Alto Adige e per le strade esplodono gli applausi. Gioia, commozione, applausi e abbracci: i veci si gustano la loro passerella.
Gli applausi non sono tutti uguali. Ne sono
scrosciati tanti ieri lungo le strade di Bolzano calpestate da centinaia di
migliaia di alpini di tutto il mondo, ma gli ultimi avevano un suono
particolare, un sapore speciale. Sono circa le 20 quando la sfilata volge al
tramonto e nella coda di via Milano si dispone la seziona Ana Alto Adige: 40
gruppi, 3.200 soci, 300 amici degli alpini rappresentati da circa quattrocento
penne nere con l’orgoglio di sfilare nella propria casa ordinati in fila per
nove. E’ grazie a loro, presidente Ferdinando Scafariello in testa, se Bolzano ha
vissuto una settimana che ne ha cambiato la storia, le strade, i cuori e il
modo di guardarsi allo specchio. Visti così sembrano un gruppo di amici,
elegantissimo, che si ritrova per una passeggiata ufficiale: sono uomini
semplici, hanno fatto un miracolo lungo anni ma non lo danno a vedere, sono
alpini. Dentro, però, le farfalle nello stomaco sono come le penne nere in
città: incontenibili. L’inseguimento di anni a un’Adunata riportata nella culla
delle Dolomiti 53 primavere dopo l’ultima, i timori di un evento delicato, la
logistica, l’organizzazione, la disponibilità totale e la gioia di scoprire
risultati forse inaspettati si fanno sentire. Per molti si è chiuso ieri un
cerchio importante: gli occhi diventano lucidi a tutti in questi momenti.
In testa al gruppo il classico striscione con
la scritta “Alto Adige”, nel mezzo i gonfaloni delle città di Bolzano e
Bressanone oltre alle varie sezioni accompagnate dalla musica. In chiusura,
ecco le 140 bandiere tricolori del Servizio d’Ordine Nazionale che sfilano con
i militari della Huber. Il numero, ovviamente, non è casuale, ma ricorda
l’importante ricorrenza dalla nascita del corpo delle penne nere.
"Siamo riusciti a coronare
un sogno – confida Scafariello – e tutto, dalla risposta della città al tempo,
è andato come meglio non poteva. Alla fine supereremo quota 300.000 presenze
per un evento che siamo contenti di aver donato a Bolzano al meglio delle
nostre disponibilità. Ovviamente l’emozione di sfilare in mezzo alla nostra
gente è stata fortissima. E’ stato per noi un momento di rilassamento totale.
Ora spero davvero che Bolzano possa aspettare meno di cinquant’anni per la
prossima Adunata, ma di certo il presidente che la organizzerà non sarò io".
Attira la curiosità, invece, don Damiano
Elmisi Ilari, parroco di Don Bosco e alpino convinto. Cammina in un insolito
abito da prete sormontato dal cappello con la penna: "Oggi ho portato in
giro nella mia città i valori di queste due istituzioni che hanno molto in
comune. Ovviamente c’è grande sentimento perché per tutti noi non si tratta di
un’Adunata come le altre: qui dentro c’è il cuore e la passione di moltissimi
anni. La città, fino all’ultimo passo, si è dimostrata fantastica. Sapevamo che
nell’ambiente alpino qualcuno nutriva qualche dubbio sull’Alto Adige, ma in
questi giorni è stato tutto uno sfilare di persone che si erano ricredute. Si
sono innamorati anche loro". "L’Adunata in casa non la si vive come le altre – gli fa eco Ildo
Baiesi che ha tessuto i rapporti con l’Ana nazionale prima e dopo
l’assegnazione – perché bisogna lavorare il doppio. Bisogna sempre essere
pronti al servizio, si è alpini con grande intensità. Raccogliere questo
applauso, però, è stato fantastico: quello che con una mano dai con l’altra lo
riprendi". E’ vero, non si sono risparmiati e Bolzano se ne è accorta:
li chiamano “i nostri” come si fa con le squadre di calcio, le Nazionali o i
personaggi particolarmente amati. Partecipazione totale per cittadini che hanno
capito come quello fosse il momento dei ringraziamenti ai veci che,
paradossalmente, nel momento più ufficiale trovano il tempo di rilassarsi e
guardare intorno cosa hanno combinato. Ai bordi esplodono i battimani, sui
balconi sventolano i tricolori e si ammassano le famiglie, vicine, molte
abbracciate. I balconi sono tutti uno sventolio di vessilli, saluti e scatti
delle macchine fotografiche. In tantissimi si commuovono, senza distinzione di
età o sesso. Via Milano è un boato, piazza Matteotti si spella le mani e
assiste a un festoso lancio di fumogeni, via Torino urla, via Roma saluta la
sezione dopo averla attesa con cori da ola, mentre i corsi Italia e Libertà
sono le ali del tributo sul rettilineo finale con i palazzi che sembrano voler
stringere le strade ancora di più. Qualcuno era preoccupato per alcune
carreggiate strette: come molte cose di questa Adunata è stato invece un
sorprendente vantaggio nell’amplificare l’emozione. Piazza Tribunale, piazza
Adriano e piazza Mazzini, infine, si sono alzate in piedi per omaggiare la
nostra sezione formata da presidenti, sindaci, politici, assessori, direttori
di associazioni, semplici amici e conoscenti: chiunque ha avuto qualcuno per
cui battere le mani, ma nessuno lo ha fatto per un singolo. Periodicamente si
alza l’incitamento ritmato per Bolzano: l’orgoglio di una città in uno
striscione. In fondo arriva sempre un momento di dirselo: siamo stati bravi.
Tutti.
Alan Conti
FOTOGALLERY (Tutte le foto sono a disposizione purchè se ne citi la fonte o il giornale Alto Adige):
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Ammassamento nel settore 7 in via Milano |
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Lo striscione di Arrivederci a Piacenza |
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La sezione pronta alla partenza |
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Applausi in via Milano |
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La testa della sezione |
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Tripudio dai balconi |
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Parte della Autorità |
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Striscione eloquente |
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Son e Huner con i 140 tricolori commemorativi |
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