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lunedì 14 maggio 2012

"Sfilano i nostri" e Bolzano ringrazia


Lo striscione della sezione Ana Alto Adige
La città omaggia la sezione Ana Alto Adige e per le strade esplodono gli applausi. Gioia, commozione, applausi e abbracci: i veci si gustano la loro passerella.

Gli applausi non sono tutti uguali. Ne sono scrosciati tanti ieri lungo le strade di Bolzano calpestate da centinaia di migliaia di alpini di tutto il mondo, ma gli ultimi avevano un suono particolare, un sapore speciale. Sono circa le 20 quando la sfilata volge al tramonto e nella coda di via Milano si dispone la seziona Ana Alto Adige: 40 gruppi, 3.200 soci, 300 amici degli alpini rappresentati da circa quattrocento penne nere con l’orgoglio di sfilare nella propria casa ordinati in fila per nove. E’ grazie a loro, presidente Ferdinando Scafariello in testa, se Bolzano ha vissuto una settimana che ne ha cambiato la storia, le strade, i cuori e il modo di guardarsi allo specchio. Visti così sembrano un gruppo di amici, elegantissimo, che si ritrova per una passeggiata ufficiale: sono uomini semplici, hanno fatto un miracolo lungo anni ma non lo danno a vedere, sono alpini. Dentro, però, le farfalle nello stomaco sono come le penne nere in città: incontenibili. L’inseguimento di anni a un’Adunata riportata nella culla delle Dolomiti 53 primavere dopo l’ultima, i timori di un evento delicato, la logistica, l’organizzazione, la disponibilità totale e la gioia di scoprire risultati forse inaspettati si fanno sentire. Per molti si è chiuso ieri un cerchio importante: gli occhi diventano lucidi a tutti in questi momenti.  
 In testa al gruppo il classico striscione con la scritta “Alto Adige”, nel mezzo i gonfaloni delle città di Bolzano e Bressanone oltre alle varie sezioni accompagnate dalla musica. In chiusura, ecco le 140 bandiere tricolori del Servizio d’Ordine Nazionale che sfilano con i militari della Huber. Il numero, ovviamente, non è casuale, ma ricorda l’importante ricorrenza dalla nascita del corpo delle penne nere.
"Siamo riusciti a coronare un sogno – confida Scafariello – e tutto, dalla risposta della città al tempo, è andato come meglio non poteva. Alla fine supereremo quota 300.000 presenze per un evento che siamo contenti di aver donato a Bolzano al meglio delle nostre disponibilità. Ovviamente l’emozione di sfilare in mezzo alla nostra gente è stata fortissima. E’ stato per noi un momento di rilassamento totale. Ora spero davvero che Bolzano possa aspettare meno di cinquant’anni per la prossima Adunata, ma di certo il presidente che la organizzerà non sarò io".  Attira la curiosità, invece, don Damiano Elmisi Ilari, parroco di Don Bosco e alpino convinto. Cammina in un insolito abito da prete sormontato dal cappello con la penna: "Oggi ho portato in giro nella mia città i valori di queste due istituzioni che hanno molto in comune. Ovviamente c’è grande sentimento perché per tutti noi non si tratta di un’Adunata come le altre: qui dentro c’è il cuore e la passione di moltissimi anni. La città, fino all’ultimo passo, si è dimostrata fantastica. Sapevamo che nell’ambiente alpino qualcuno nutriva qualche dubbio sull’Alto Adige, ma in questi giorni è stato tutto uno sfilare di persone che si erano ricredute. Si sono innamorati anche loro".  "L’Adunata in casa non la si vive come le altre – gli fa eco Ildo Baiesi che ha tessuto i rapporti con l’Ana nazionale prima e dopo l’assegnazione – perché bisogna lavorare il doppio. Bisogna sempre essere pronti al servizio, si è alpini con grande intensità. Raccogliere questo applauso, però, è stato fantastico: quello che con una mano dai con l’altra lo riprendi". E’ vero, non si sono risparmiati e Bolzano se ne è accorta: li chiamano “i nostri” come si fa con le squadre di calcio, le Nazionali o i personaggi particolarmente amati. Partecipazione totale per cittadini che hanno capito come quello fosse il momento dei ringraziamenti ai veci che, paradossalmente, nel momento più ufficiale trovano il tempo di rilassarsi e guardare intorno cosa hanno combinato. Ai bordi esplodono i battimani, sui balconi sventolano i tricolori e si ammassano le famiglie, vicine, molte abbracciate. I balconi sono tutti uno sventolio di vessilli, saluti e scatti delle macchine fotografiche. In tantissimi si commuovono, senza distinzione di età o sesso. Via Milano è un boato, piazza Matteotti si spella le mani e assiste a un festoso lancio di fumogeni, via Torino urla, via Roma saluta la sezione dopo averla attesa con cori da ola, mentre i corsi Italia e Libertà sono le ali del tributo sul rettilineo finale con i palazzi che sembrano voler stringere le strade ancora di più. Qualcuno era preoccupato per alcune carreggiate strette: come molte cose di questa Adunata è stato invece un sorprendente vantaggio nell’amplificare l’emozione. Piazza Tribunale, piazza Adriano e piazza Mazzini, infine, si sono alzate in piedi per omaggiare la nostra sezione formata da presidenti, sindaci, politici, assessori, direttori di associazioni, semplici amici e conoscenti: chiunque ha avuto qualcuno per cui battere le mani, ma nessuno lo ha fatto per un singolo. Periodicamente si alza l’incitamento ritmato per Bolzano: l’orgoglio di una città in uno striscione. In fondo arriva sempre un momento di dirselo: siamo stati bravi. Tutti.
Alan Conti

FOTOGALLERY (Tutte le foto sono a disposizione purchè se ne citi la fonte o il giornale Alto Adige):
Ammassamento nel settore 7 in via Milano

Lo striscione di Arrivederci a Piacenza

La sezione pronta alla partenza

Applausi in via Milano

La testa della sezione

Tripudio dai balconi

Parte della Autorità

Striscione eloquente

Son e Huner con i 140 tricolori commemorativi



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