Corrado Perona, presidente Associazione Nazionale Alpini |
Il presidente nazionale dell'Ana durante l'Adunata. "Non siamo venuti a fare politica e Bolzano l'ha capito. Siete una città che ho nel cuore, la capitale degli alpini"
BOLZANO. "Le bandiere tricolori esposte
dalle famiglie del gruppo linguistico tedesco sono il simbolo più bello di
questo Adunata". Corrado Perona, presidente nazionale dell’Ana, saluta
Bolzano con un misto di entusiasmo e orgoglio per una manifestazione che dopo
tanti anni torna in una delle sue case preferite. La sede del Comando Truppe
Alpine, una lunga storia di naia e attività nelle caserme altoatesine regalano
a questa Adunata un prestigio speciale: nessuno spazio, quindi, alle polemiche
politiche. Dopo aver conferito alla caserma Huber i riconoscimenti agli alpini
operatori del Son, Perona scambia due parole con il sindaco Luigi Spagnolli e
poi ci accoglie a braccia aperte. Ha voglia di parlare ai bolzanini e dire
grazie a tutti, specialmente a chi parla un’altra lingua.
Perona
finalmente ci siamo: l’Adunata è tornata a Bolzano.
"Siamo davvero molto
contenti e la città sta rispondendo benissimo. Per l’Ana era importante tornare
in questa terra che rappresenta qualcosa di speciale per gli alpini. La storia
del nostro corpo ha attraversato le vostre città, arrampicato le vostre
montagne e vissuto le vostre valli. Dal lontano ’49 c’era il desiderio di
tornare qui. Personalmente ritengo Bolzano come Aosta: il Comando Truppe Alpine
da voi e la scuola da loro avvicinano queste città al mio cuore. La ricorrenza
dei 140 anni del corpo degli Alpini aggiunge ulteriore importanza".
Di traverso, però, si era messa la politica e più di qualche alpino è
partito preoccupato. Il calore dei bolzanini ha sorpreso molti. Lei?
"No, no (ride), io vi conosco bene e so quanto
abbiate desiderato questo appuntamento. Non avevo alcun dubbio in questo senso
perché Bolzano è assolutamente città di buon senso. L’Adunata sta procedendo al
meglio e ora ci concentreremo sul momento clou della sfilata: dovrà essere la
solita, ordinata ed emozionante cerimonia".
Famiglie tedesche hanno esposto il vessillo tricolore al balcone per
darvi il benvenuto. Un bel gesto.
"Di più, il miglior
simbolo di questo evento bolzanino. Vede, noi non siamo venuti con un’ottica
spaccatamente nazionalista, anzi invitiamo tutti a una visione più ampia,
europea. Sentirsi partecipi della festa senza preconcetti è un grande
risultato. In questi giorni abbiamo reso omaggio ai caduti della guerra: non
abbiamo mai distinto tra “nostri” caduti italiani e “loro” caduti austriaci,
per noi sono uguali. Dobbiamo trasmettere dei valori ai giovani e il
superamento delle barriere etniche è certamente uno dei più importanti".
Il Comune, dal canto suo, sta perdendo la lotta ai trabiccoli. E’
inevitabile?
"Purtroppo sono anni che
cerchiamo di eliminare questa tradizione che riteniamo inutilmente pericolosa.
L’entusiasmo e la gioia vanno benissimo, ma gli eccessi non ci piacciono.
Sappiamo che in Zona Industriale, talvolta, è stato superato il limite e ce ne
scusiamo. Va anche detto, inoltre, che in molti si aggregano alle situazioni
mettendosi semplicemente un cappello con la penna in testa. Per essere un
alpino, però, serve anche altro. Il lavoro instancabile del Son e il dialogo
con le istituzioni cittadine, in ogni caso, sono eccellenti e contiamo di
ridurre al minimo qualsiasi disagio. Ci teniamo particolarmente che le Adunate
lascino un bel ricordo anche nei giorni immediatamente successivi alla sfilata:
intendiamo rendervi Bolzano come l’abbiamo trovata, se non meglio".
Alan Conti
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