Florian Zerzer, capo dipartimento provinciale alla sanità |
Una decina di unità di cure
primarie sparpagliate sul territorio come cuscinetto tra gli ambulatori dei
medici di base e l’ospedale. I proponimenti di potenziamento del territorio nel
sistema sanitario provinciale avanzati dall’assessore Richard Theiner durante
il congresso della Cgil dell’altro giorno trovano un primo riscontro concreto
nelle parole del direttore del dipartimento provinciale alla sanità Florian
Zerzer. Intervenuto alla conferenza stampa di presentazione dell’innovativo
“Re-Walk” a Villa Melitta, infatti, Zerzer si è soffermato sulle possibili
novità organizzative.
Sgravare l’ospedale rafforzando
il ruolo dei medici di base e del territorio. L’indirizzo della Provincia è
chiaro, ma quanto ci vorrà?
"Non credo molto, in ogni
caso i gruppi di lavoro si stanno già confrontando da mesi su questo tema.
L’obiettivo è di ottenere una bilancia in equilibrio tra il clinico e il
territorio, senza che uno sia in qualche misura superiore all’altro. Per ottenere
questo bisognerà, tra le altre cose, mettere a punto una precisa formazione
specifica per i medici di base e affinare meccanismi delicati con i sindacati.
Stiamo studiando come muoverci al meglio".
Dagli
ambulatori, però, si alza un grido di sofferenza per la troppa
burocratizzazione. Certificati di malattia, ricette e oneri vari stanno
intasando le scrivanie dei medici di base.
"Le procedure in ambito sanitario sono
diventate più pesanti per tutti, poi è vero che i medici di base ne hanno
risentito di più perché all’interno degli ospedali si è maggiormente tutelati
da una macchina amministrativa imponente. In ogni caso, attenzione alle facili
distinzioni perché molte volte si tratta di operazioni che richiedono comunque
l’uso di una precisa conoscenza medica. Controllare la prescrittibilità di una
ricetta rimborsabile, per esempio, non è affare da burocrate ma vero e proprio
esercizio di medicina. Io distinguerei tra tempo passato con il paziente o
meno".
In ogni caso il desiderio dei medici sarebbe quello di aumentare il
primo.
"Mi sembra condivisibile,
lavoreremo anche a questo".
Entrando nel concreto, però, la proposta di un’apertura h24 degli
ambulatori non sembra aver sollevato particolari entusiasmi
nell’amministrazione.
"Non è che non ci piace,
diciamo che non lo riteniamo necessario per tutti gli ambulatori. La nostra
idea sarebbe piuttosto la predisposizione di una decina di centri di cure
primarie distribuiti sul territorio con team preparati in vari aspetti di
intervento. Il tutto, ovviamente, completato da infermieri e personale
ausiliario che permetta l’espletamento di moltissime operazioni che oggi
finiscono dritte in ospedale".
Già ipotizzato il dislocamento?
"Sarà oggetto di
valutazione, ma chiaramente terrà conto delle varie realtà. Una dimensione
ospedaliera come quella di Vipiteno, per esempio, non dovrebbe averne bisogno,
mentre Bolzano è più interessata".
Il futuro, quindi, vede tante piccole unità ospedaliere di quartiere?
"Grosso modo è esatto,
anche se la definizione migliore sarà centri di cure primarie. Stiamo facendo
molto per uscire dalla logica dell’ospedalizzazione, quindi sarebbe meglio
definire in altro modo questa soluzione. In ogni caso potrebbero davvero
semplificare il lavoro sia clinico sia dei medici di base sul territorio. Un
buon compromesso. Non dimentichiamoci, infine, le collaborazioni con le
strutture private che negli ultimi anni stanno dando risultati egregi".
Già, ma per predisporre le unità di cure primarie ci sarà bisogno,
forzatamente, di nuovo personale per evitare l’effetto vasi comunicanti e non
indebolire qualche altra struttura sanitaria.
"Valuteremo nel dettaglio
come muoverci in questo senso. Il confronto con i sindacati, quindi, sarà
importante".
Alan Conti
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