Che
le Olimpiadi siano sempre state per Carolina Kostner una sorta di
shock lo capisci dal suo candido ammettere di non ricordare nulla
della prova che a Sochi le ha consegnato ieri quella medaglia che
sembrava stregata. Stavolta, però, tutto volge al positivo dopo i
nervosismi e i fallimenti di Torino 2006 e Vancouver 2010. “Non
regge la tensione” si diceva e invece stavolta ha retto anche il
palco di uno spettacolo sul ghiaccio che le ha garantito un terzo
posto con il punteggio stellare di 142.61. Cinque medaglie ai
Mondiali (un oro, due argenti e due bronzi) e nove agli Europei
(cinque ori, due argenti e due bronzi) non potevano rimanere senza
l'accompagnamento del lampo più accecante: quello olimpico. Poco
importa che sia bronzo il metallo in una gara in cui le hanno
preferito la sudcoreana Yu Na Kim e la russa Adelina Sotnikova
dimostrando di sapere perfettamente in quale Paese si trova Sochi.
Quel Bolero gardenese, però, ha un significato tutto suo nello
spazzare le nubi e regalare la luce che merita a una carriera che
Carolina sembra voler chiudere a breve per dedicarsi a quella vita
“normale” che non ha mai nascosto di volere e ricercare anche nel
modo di porsi. In questo un'affinità incredibile con l'altra eroina
di casa Tania Cagnotto che con le medaglie olimpiche (e i giudici) ha
ancora un conto aperto. Subito dopo la prova le hanno chiesto se
questo bronzo riscattasse Vancouver e Kostner ha rispedito al
mittente le amarezze: “Quelle Olimpiadi le avevo già dimenticate
da un pezzo”. La destrutturazione delle aspettative che esasperano
la pressione: è la testa dei grandi campioni, è la leggerezza che
si è allacciata ai pattini. Non importa se Alex Schwazer sia ancora
il suo fidanzato o meno: importa che fosse davanti alla tv con un
taccuino a segnarsi la lezione. Dalle donne c'è sempre da imparare.
Alan
Conti
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