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sabato 15 febbraio 2014

L'agenda che celebra Durni? Con i soldi pubblici...

L'agenda di Monti era un fiorire di sacrifici, quella di Durnwalder una collana di celebrazioni. Una, però, era virtuale, la seconda diventa, a sorpresa, decisamente reale. Capita così che insieme alla nuova edizione del bollettino provinciale arrivi nella cassetta della posta degli altoatesini interessati un piccolo libercolo dalla copertina tutta scarabocchiata. Cattura l'occhio e sembra fatto apposta per farsi aprire e, fin dalla prima pagina interna. si annusa l'aria: “agenda di Luis D, Falzes” la scritta, realizzata a finta macchina. Scorrendo le pagine ecco un compendio di 25 anni di presidenza costellata di soli trionfi passando dal consolidamento dell'autonomia alla collaborazione transfrontaliera, senza dimenticare il recupero del ritardo delle infrastrutture e la pacificazione dei gruppi etnici. In aggiunta spuntano le intese di permuta, le nuove competenze, la mobilità, gli alloggi sociali, il volontariato e lo sport. Sulla pagina dell'Alto Adige modello di efficienza energetica compare addirittura il nuovo inceneritore che, curiosamente, per essere pienamente efficiente reclama i rifiuti trentini e aspetterà per anni l'intera rete di teleriscaldamento. Un capitolo è anche dedicato al “pragmatismo alla Durnwalder” con la descrizione di un approccio morbido alla scuola bilingue e l'applicazione flessibile della proporzionale in base al merito. L'arroccamento attorno all'articolo 19 e le polemiche sui posti apicali in sanità scomparsi.
L'intero libercolo ha una cura grafica notevole a firma di Philipp Putzer, la copertina è di Peppi Tischler e la stampa di Tezzele. Un prodotto di qualità che sicuramente non costa poco. Nulla vieta un'edizione celebrativa di un personaggio che ha scritto la storia, certamente anche positiva, della nostra terra ma vien da chiedersi se un simile bilancio trionfale spetti all'istituzione Provincia con relativi costi. L'ultima immagine, poi, dipinge simpaticamente una corona che salta da Durnwalder a Kompatscher. Una scena buffa, ma la simbologia è forte se si pensa che arriva dal luogo dove la democrazia dovrebbe essere freno della monarchia.

Alan Conti

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