Infissi
che profumano di storia, un bel giardino curato, una cantina con le
botti che una volta accarezzavano Lagrein e un labirinto di Stube
interne. Un bel maso in montagna coronato dai pascoli o dalle vette?
No, una coraggiosa enclave della Bolzano di una volta incastonata nel
retrobottega di via Palermo. Sembra incredibile eppure in una delle
strade più strettamente popolari della città, dove i condomini,
anche recenti, si sono letteralmente mangiati l'erba rimane un
piccolo compendio della vita contadina di una volta. Ci vorrebbe
quasi una grossa teca di vetro per dare l'esatta dimensione di quello
che si prova nell'essere ospiti di Marianne Ziegler passeggiando oggi
dentro ieri. Questo maso, infatti, da più di cento anni resiste al
feroce sfruttamento territoriale di questo segmento di città e lo fa
in nome di una precisa scelta che il padre di Marianne fece a suo
tempo: non si vende per non allontanarsi dalla città. A fine
Ottocento la famiglia Riegler possedeva questo maso e tutta la
campagna intorno: appezzamenti che arrivavano fino all'abbazia di
Novacella, dove ancora oggi resiste la vigna. La casa in sè, e qui
si nasconde lo straordinario, è pressoché identica
Fatta
eccezione per la stalla che oggi si è trasformata in un box per
auto. Il resto, però, è rimasto immutato rispetto al turbinio che
si scatenava intorno. All'interno di quello che era il vecchio
fienile si scende nella cantina attraverso una botola dove si
conservava il Lagrein a riposo. Ancora oggi ci troviamo qualche
botte, un paio di brocche e una graziosa tovaglia pronta
all'incontro. La famiglia, d'altronde, continua ad essere
proprietaria di diverse vigne nella zona di Caldaro e Appiano. Il
tanto terreno di una volta, però, è stato frazionato nei vari
passaggi familiari e in molti non se la sono sentita di dire no ad
alcune offerte, così intorno ha cominciato ad avanzare il cemento
fino a tagliare il tramonto al piccolo maso. “Ci si abitua a tutto”
ci spiega Marianne, tranne all'idea di cedere un centimetro di questo
piccolo gioiello di verde e storia. Non lo dice apertamente, ma si
può tranquillamente supporre che più di qualcuno sia arrivato ad
offrirle grosse cifre per salutare il suo passato. Si parlò di fare
una scuola, un parcheggio e altri servizi laddove una volta l'unico
servizio era il mulino della città esattamente lungo l'attuale via
Visitazione. Sono tanti, comunque, i bolzanini che ricordano la
famiglia Riegler con il loro piccolo banchetto dirimpetto il maso
dove si andava a comprare frutta e verdura coltivata di lì a pochi
passi, ma anche la latteria. Oggi la struttura accusa i colpi del
tempo che passa: mura umide e colme di pietre con un primo piano
ancora slacciato dalle forniture. Si abita solo di sotto. Le stanze,
comunque, sembrano anche loro incastrate nel racconto di qualcosa di
lontano: tutte fornite di stube, tutte di legno. Un letto è
addirittura centenario e venne realizzato con il legno dell'albero
piantato per il padre di Marianna: un'usanza piuttosto diffusa nella
cultura contadina.
Sbiriciare
indietro ha il suo fascino, ma punge quando Marianne ci rivela: “Non
sono mica in tanti quelli che vengono a chiedermi la storia di questa
casa”. Una difesa così strenua, forse, meriterebbe maggiore
attenzione anche da parte delle istituzioni: non può bastare il non
aver mai sfoderato l'esproprio, forse anche per contingenze
fortunate. Qui dentro ci raccontano la storia della nostra città
senza bisogno di un libro o un gruppo Facebook: farle fare la fine di
una casetta degli uccellini sbalzata dal vento degli anni sarebbe un
piccolo delitto.
Alan
Conti
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