L'Ucraina è una maglietta strattonata con una manica allungata verso l'Europa e l'altra saldamente afferrata dalla Russia. Lo è sempre stata geograficamente, ma ora lo diventa drammaticamente anche dal punto di vista politico. Un movimento partito sotto le insegne arancioni per una maggiore apertura all'Europa con note piuttosto moderate è sfociato negli ultimi mesi in una battaglia di piazza senza mezze misure. Una striscia di 28 morti in Piazza Maidan a Kiev ancora fresca con il leader filosovietico Yanukovich che non esita a usare il pugno di ferro verso una protesta che conosce anche infiltrazioni estremiste pericolose. Nel mezzo la gente comune, quei cittadini e quelle famiglie che sono le stesse degli ucraini che, anche in Alto Adige, sono presenti e spesso aiutano nel campo assistenziale. Abbiamo incontrato una di loro per capire come si prova a sentire per telefono il fuoco di una guerra civile.
Le ultime ore hanno visto un orizzonte che volge all'abbassamento della tensione, ma il travaglio di questo Paese ci è meno distante di quanto possiamo supporre. L'Ucraina è tirata da due lati: se si spezza si spezza, con lei, anche una speranza.
Alan Conti
L'intervista completa ad Hanna Broda nel telegiornale di oggi di Alto Adige TV
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