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sabato 3 settembre 2011
La sezione bilingue arriva alle medie
La scuola bilingue ha bisogno di un particolare humus per crescere bene: gli insegnanti devono essere considerati e trattati come ricercatori a tutti gli effetti. A pochi giorni dalla prima campanella è la dirigente dell'Istituto Comprensivo Bolzano V Mirca Passarella a prendere la parola nel dibattito su una scuola altoatesina che si avvia a un anno scolastico di sviluppo e rinnovamento. L'inizio delle lezioni, infatti, è fissato per la maggioranza degli studenti nella giornata di lunedì 12 settembre, ma saranno i ragazzi della scuola media "Da Vinci" in via Napoli a tagliare idealmente il nastro della nuova stagione una settimana prima. Partenza anticipata, legata a un'organizzazione che prevede la settimana corta, anche per molti istituti tedeschi.
L'entrata in ruolo di 125 insegnanti, il saluto di diversi dirigenti storici con cambio generazionale alla guida di istituti importanti in città e la riforma della scuola superiore sono gli elementi di maggiore novità dal punto di vista organizzativo. L'avvio della sezione plurilingue alla media "Foscolo", però, è certamente la scommessa più stuzzicante alla voce "didattica" con la sperimentazione che, per la prima volta, salta la staccionata del recinto amico delle primarie. "Il lavoro di preparazione e pianificazione - precisa la dirigente Passarella - è cominciato da mesi e la scelta di dedicare la metà del monte orario a insegnamenti in tedesco o inglese è sicuramente l'elemento più significativo. Il progetto, insomma, va avanti spedito e attende la prova concreta dell'esperienza sul campo". La prima media plurilingue, infatti, altro non è che il proseguimento curricolare dei bambini che per primi sperimentarono la sezione bilingue alle "Manzoni". Passati cinque anni il cambiamento si è imposto in modo naturale. "L'ossatura è quella, cui si aggiungeranno alcuni alunni in arrivo dalle Marcelline e dalla scuola tedesca. In totale saranno 24 ragazzi, qualcuno con difficoltà perchè è un mito da sfatare quello della sezione plurilingue come classe d'elite a tutti i costi". Un concetto che va necessariamente ribaltato se l'intenzione politica è quella di rendere sistematica la sperimentazione. Per ora, comunque, sono proprio le Manzoni dove la volontà dell'assessorato trova maggiore concretezza. "Alle primarie - continua Passarella - siamo ormai attestati sulle due sezioni plurilingui in partenza ogni anno, ma attenzione a non far passare tutto il resto in secondo piano". Il rischio, infatti, è di fossilizzarsi sempre e solo sull'aspetto linguistico: "Inglese e informatica sono le colonne di tutta l'offerta formativa, tuttavia grande attenzione viene posta anche allo sviluppo delle altre materie o ambiti scientifici". E' qui che scende sul tavolo la delicata carta della gestione e preparazione delle insegnanti. "E' corretto parlare di anno di rinnovamento - riflette la dirigente - ma il mio auspicio è che sempre più si consideri la figura dell'insegnante alla stregua di quella di un ricercatore. Chi viene da noi, infatti, sa che non si limita a sedersi dietro a una cattedra, ma sarà chiamato a un percorso di riflessione, crescita e affinamento di nuovi strumenti, metodologie o approcci. Il passo prima della scuola bilingue è questo, non si scappa. Ecco, quindi, che se le nostre sperimentazioni sono possibili e funzionano lo si deve principalmente a un collegio docenti forte e consapevole del proprio ruolo". Non basta, insomma, dire "vogliamo la scuola bilingue" senza un coinvolgimento in prima persona dei docenti. Non a caso molti tecnici ed esperti chiedono all'università di Bolzano la formazione di professionisti dell'insegnamento veicolare tramite Clil. "E' una richiesta condivisibile e credo si possa pensare a un percorso abilitante di qualche genere, che sia un master o un corso di studi ad hoc. L'obiettivo finale, assai gradito anche per noi dirigenti, potrebbe essere quello della creazione di graduatorie specializzate". Ancora una volta l'anno scolastico in avvio propone sfide decisive.
Alan Conti
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Quello che mi risulta poco comprensibile è l'idea di Mirca Passarella che l'insegnante sia una sorta di ricercatore: "il mio auspicio -dice Mirca Passarella- è che sempre più si consideri la figura dell'insegnante alla stregua di quella di un ricercatore. Chi viene da noi, infatti, sa che non si limita a sedersi dietro a una cattedra, ma sarà chiamato a un percorso di riflessione, crescita e affinamento di nuovi strumenti, metodologie o approcci." Ma la Passarella parla dei suoi insegnanti (chi viene da noi) o di tutti gli insegnanti?
RispondiEliminaIn ogni caso, un percorso di riflessione, crescita e affinamento di nuovi strumenti, metodologie o approcci é proprio di varie professioni. Per esempio un bravo medico medico affina costatemente nuovi strumenti, metodologie, approcci. E questo vale per altri, dal vigile del fuoco al il conducente dell'autobus allo psicoterapeuta, al magistrato: sono tutte professioni che richiedono attenzione, affinamento e apertura all'innovazione, flessibilità, in definitiva
Ma mi risulta che nessuno abbia mai auspicato una sorta di equiparazione al ricercatore delle professioni che richiedono le stesse qualità dell'insegnante. Allora che cosa ha di diverso la scuola che eventualmente autorizzi a chiamare ricercatore l'insegnante e non il medico o il vigile del fuoco (o lo pscoterapeuta)?