Il logo della band fascista |
BOLZANO. “Se la legge italiana ci vuole tappare la
bocca sappia che noi facciamo quello che ci pare. La nostra musica è fascismo
come lo è l’azione, la giustizia sociale, la rivoluzione, il nazionalismo,
Fiume, San Sepolcro e l’Rsi”. Si presenta così, nei siti specializzati sul web,
la band “Blind Justice” che venerdì 23 settembre alle 20 si esibirà al pub “Lo
Hobbit” di San Giacomo. Dopo i “Zeta Zero Alfa”, insomma, la letteratura dei
gruppi di ultradestra portati in concerto a Bolzano si arricchisce di una nuova
puntata curata dall’organizzazione “Canti Ribelli” concentrata principalmente
sulla musica non conforme. Di conforme, certamente, l’arte dei Blind Justice ha
poco. “I nostri primi due pezzi si intitolano “Misogenia” dedicata alla donna
modellata oggi dalla nostra società e “Gli anni della Fenice”. In un altro
pezzo, invece, analizziamo il fascismo come reazione e non rivoluzione”. Lo
stile è quello dell’hardcore “da troppo tempo lasciato solo nelle mani della
sinistra ed eravamo stufi fosse genere di sola pertinenza dei cessi sociali”.
Nella loro pagina dedicata su facebook, intanto, la band promuove una maglietta
con tanto di slogan “Fascist Youth Crew” (Compagnia giovani fascisti). In
un’altra intervista rilasciata dalla band attesa a San Giacomo le intenzioni
del gruppo sono ancora più chiare: “Per chi suoniamo? Per tutti, ma non certo
per gli antifascisti e i messaggi che vogliamo trasmettere dal palco sono
quelli del fascismo e della ribellione”. Ovviamente non manca l’impegno
politico: “Siamo molto vicini alla causa palestinese, far emergere il tema
della giovinezza per eliminare la cancrena dei vecchi che fissano le radici
alle poltrone”. Chiusura, ovviamente, con il necessario “saluto a tutti i
camerata”. Passando ai testi delle canzoni il tenore non muta di molto. In
“70178”, per esempio “il compagno e lo Stato” vengono accusati di essere
mandanti ed esecutori degli omicidi “Di Nella, Cecchin, Larentia, Primavalle,
Ramelli e Zicchieri” con invito a “chi ha lottato e non si arrese a gridar presente
con le braccia tese”. In “Reazionario”, dopo il distacco dalla storica triade
famiglia, patria, Dio ecco che si ricorda al giovane che “noi ti abbiamo
educato per avere un fuorilegge” con tanto di epiteti rivolti a “savoiardi,
partigiani e bastardi americani”. Chiusura del brano con il motto fascista
“Eja, eja, alalà”. In “Misoginia” tutto l’affetto per le donne si esprime con
un “colpi di spazzola, lucchetti e mimose, scusa non ti chiamo Amore perché
penso che: Misoginia unica via!” che infila nello stesso calderone le starlette
della tv e le vittime dello scoppio della fabbrica di cui la mimosa è simbolo.
Sicuri ci sia bisogno di questa lezione?
merde!
RispondiEliminaInsultare non è necessario...
RispondiEliminaSlime ti commenti da solo!
RispondiEliminaNon c'è bisogno di litigare, sia chiaro.
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