Allora in pochi se ne accorsero, ma il primo passo verso il
bidoncino fu il canguro di piazza Matteotti. Inaugurato in pompa magna qualche
anno fa e salutato come la sperimentazione in grado di dare nuove prospettive
al sistema di raccolta rifiuti cittadini oggi questo bidone interrato oltre che
un foro per terra, pare più un buco nell’acqua. Disfunzioni, letture errate
delle tessere magnetiche, difficoltà nel conferimento e cambio di schede sono
solo alcuni degli intoppi denunciati dai residenti della zona. Già perché per
una manciata di condomini sulla piazza questo sarà il bidoncino vero e proprio
che, a differenza del resto della città, continuerà ad essere su base familiare
e non condominiale. Mentre il dirigente dei servizi ambientali di Seab
Francesco Gallina, in ossequio al mantra dell’ottimismo a ogni costo sfoderato
in questi giorni, spiegava al giornale “Alto Adoge” come tutto fosse
perfettamente funzionante qualcuno in zona la pensava in modo diverso.
“Purtroppo non funziona mai – racconta un residente – e la situazione
è piuttosto caotica. Anche oggi è tutto inchiodato, ma ormai ci stiamo facendo
l’abitudine se non fosse che adesso si tratta del nostro bidoncino
condominiale. Purtroppo una volta constatato il malfunzionamento sul posto
siamo costretti a riportarci a casa tutta l’immondizia. Noi perché cerchiamo di
essere il più possibile civili, ma molti esausti abbandonano il sacchetto per
strada, a fianco al canguro”.
La consigliera comunale di Fratelli d’Italia Mariateresa
Tomada, intanto, ha raccolto le lamentele di altri residenti scocciati per la
mancata informazione da parte di Seab di un cambio delle tessere magnetiche che
ha messo fuori uso le vecchie senza inviare le nuove per posta, ma costringendo
gli inquilini ad andare a recuperarle direttamente in via Lancia. Sarebbero
dettagli, probabilmente, di fronte a un meccanismo perfettamente funzionante
come quello descritto da Gallina senza riscontri negli utenti. Con una
differenza: quelli che lo usano sono i secondi.
Alan Conti
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