Un’estate con il fiato corto allo Sciliar a causa della
mancanza di italiani sull’Altopiano. Questo il grido di allarme lanciato nei
giorni scorsi da alcuni operatori della zona con un riferimento più a
sensazione che statistico. Siamo saliti in uno dei luoghi simbolo del turismo
nazionale, ma anche delle scampagnate degli altoatesini, per capire se e quanto
stia cambiando la geografia politica di chi ci visita. Misurare, dunque, i
riflessi della crisi del Belpaese. Le parole di chi di turisti ne vede passare
a dozzine come un guidatore di carrozza e una titolare di un bar-albergo, però,
vanno decisamente nella direzione opposta.
“Qui gli italiani non mancano mai e rispetto alle altre
stagioni siamo pienamente in linea. Non ci lamentiamo. La nostra fortuna è di
poter contare molto su una clientela molto tradizionale che torna di anno in
anno. Siamo anche riusciti a costruire dei rapporti di amicizia duraturi che
vanno oltre la crisi.
Gli italiani, dunque, continuano a essere elemento
determinante del panorama estivo di Fiè,
anche se l’impossibilità di fare un’intervista in un ufficio turistico della
zona per la scarsa dimestichezza con l’italiano degli operatori non è certo un
bel segnale. Il turismo tiene e la contrazione è forse più limitata di quanto
ipotizzato. Certo che a volte è forse un po’ facile dare tutta la colpa alla
crisi tricolore e far finta di non vedere certi missili politici che dalla
destra sudtirolese puntano verso Roma e che sfuggono a certi albergatori
distratti dal tenere premuto il grilletto del lamento. (a.c.)
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