Cerca nel blog

giovedì 21 ottobre 2010

Fri-El dopo l eolico punta sul biogas


Alto Adige — 20 ottobre 2010 pagina 08 sezione: ECONOMIA

BOLZANO. Sono stati i primi in Italia a vedere nel vento una fonte di energia importante e oggi guardano con una punta di orgoglio il boom mondiale del business delle energie rinnovabili. In un’imprenditoria che corre veloce, però, non c’è molto spazio per l’autocelebrazione ed ecco che la “Fri-El Green Power” dei tre fratelli Gostner non perde il gusto del pionierismo ed esplora con attenzione l’energia prodotta con il biogas o, aspettando i tempi della ricerca, sfruttando la forza delle correnti marine. Di per sé una forte risposta contraria a chi intende premere sul bottone dell’energia nucleare. «Arrivare prima di tutti ed essere gli unici in un settore»: è questa la filosofia aziendale che ci illustra l’ad di Fri-El Josef Gostner che, assieme ai fratelli Thomas e Ernst, controlla la società. L’organigramma, per la verità, vede al 66,7% delle quote La Fri-El energy investments srl” di Josef ed Ernst e al 33,3% la “Ener.Fin srl” di Thomas. Raccontando questa azienda leader con più di 100 dipendenti e 92,2 milioni di euro di ricavi nel 2009, comunque, è bello partire dall’inizio, per la precisione dal 1990. «Allora - spiega l’ad Gostner - nessuno considerava le fonti alternative come un grande settore di investimento. Da figli della montagna siamo partiti con l’acqua, ovvero l’idroelettricità, e il primo impianto fu a Longone in Friuli-Venezia Giulia. Le banche ci concedevano i finanziamenti ipotecando gli immobili, oggi, per dire com’è cambiato il nostro mondo, preferiscono guardare agli investimenti piuttosto che al mattone. Negli anni, comunque, è arrivata anche l’eolico, specialmente nel sud dell’Italia tra Puglia, Campania, Sardegna e Basilicata». Figli delle montagne, dunque, ma affezionati alle coste italiane: difficile trovare, anche in futuro, impianti della Fri-El in Alto Adige? «Molto difficile - risponde - perché qui l’orientamento è di lasciare spazio libero alla Sel e non è nostra intenzione andare ad accendere conflitti di sorta con le istituzioni locali. La stessa conformazione del territorio, comunque, non ci permetterebbe nell’eolico di contare su un vento costante e non troppo forte». C’è stato spazio, negli anni, pure per una timida avventura in borsa, “ma il crollo del mercato ci ha fermato: adesso si potrebbe considerare la quotazione del settore biogas, ma francamente a livello di finanziamenti non abbiamo più questa necessità”. L’azienda di piazza del Grano, infatti, si sostiene anche su joint venture con colossi come “Rwe” o “Edf”, società importanti e sostenute da forti capitali statali tedeschi e francesi. Più difficile rapportarsi con l’Italia: «Abbiamo l’Enel che di certo non accetterebbe di utilizzare noi, player concorrente, come produttore. È normale, invece, che Francia e Germania utilizzino queste opportunità per entrare sul mercato italiano. Nel nostro paese, comunque, tutto procede molto piano perché siamo frenati da una burocrazia esasperante. Come Fri-El siamo in grado di migliorare il fatturato di anno in anno, ma si potrebbe correre molto più veloce senza determinati meccanismi. Non è un caso che la Cina, nel nostro stesso settore, conosca sviluppi molto più repentini». Il Meridione, però, ha accolto benissimo i pionieri Gostner. «L’energia rinnovabile era una novità forte perché prevede investimenti unici e rendite a lungo termine. C’è stato entusiasmo nella costruzione dei nostri parchi. Attualmente, invece, stiamo studiando con il dipartimento aerospaziale dell’Università “Federico II” di Napoli delle tecnologie che permettano di sfruttare le correnti marine all’interno del progetto “Fri-El sea power”. Non è un lavoro facile perché le forze fisiche da controllare sono notevoli e ci vorranno molti anni. Noi, però, veniamo dall’acqua e all’acqua, in qualche modo, ci piace tornare». Un ramo in rampa di lancio, però, è certamente il biogas, in altre parole una miscela di metano e gas prodotti attraverso la fermentazione anaerobica da coltura energetica e sottoprodotti di origine agricola o zootecnica. «Dovessi indicare la strada del futuro nelle rinnovabili non avrei dubbi a citare proprio questo tipo di risorsa che, peraltro, in termini di investimento costa unicamente nella produzione dell’agricoltore». Gli impianti di biogas sono disseminati tra Friuli, Veneto, Puglia e Piemonte, mentre altri sette sono in costruzione con l’aggiunta di Lombardia ed Emilia Romagna. Non c’è posto migliore, infine, per chiedere un commento sulla tanto discussa energia nucleare. «Bisogna spostare - risponde Gostner - i termini del ragionamento. La questione non è tanto legata al risparmio o alle nuove tecnologie, ma allo smaltimento delle scorie che rimangono. Non solo, nessun politico può darmi l’assoluta certezza che nulla può accadere e i segni di Chernobyl sono ancora ben visibili. Intorno alla zona dell’incidente ancora oggi non può abitare nessuno per chilometri. Succedesse una cosa simile in un territorio come quello italiano sarebbe una catastrofe. Molto meglio puntare sulle rinnovabili» e arrivare prima di tutti. © RIPRODUZIONE RISERVATA -
Alan Conti

Nessun commento:

Posta un commento