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lunedì 25 ottobre 2010
Ganzina: "Pericoloso tollerare i videopoker. I casinò più sicuri"
E’ altoatesino di nascita, bolzanino di cuore, ma emigrante per lavoro. Dopo aver girato il mondo Eros Ganzina si è stabilito a Malta e da poco è diventato il general manager del Casinò Hilton di Portomaso, una delle sale del gioco d’azzardo più famose al mondo e tra le mete preferite degli italiani. Non ha perso, però, il gusto di tenersi aggiornato sulle vicende bolzanine e coltiva, in modo più o meno velato, il desiderio di poter tornare nella sua terra d’origine con le sue attività un giorno o l’altro. Proprio per questo il dibattito che si è acceso a Bolzano sulla questione delle sale gioco costellate di videpoker lo interessa da vicino ed è ben disposto a commentarle insieme a noi. Fa sensazione, quindi, che sia proprio uno dei re del gioco d’azzardo a bocciare lo sviluppo del settore in Alto Adige. “La verità è che il gioco è entrato a gamba tesa nella vita dei bolzanini, ma anche degli italiani. Per anni, e ancora oggi, troviamo moltissime persone disposte a fare la guerra ai casinò in provincia senza accorgersi che siamo invasi da lotterie, gratta e vinci, scommesse e, per l’appunto, videopoker. Chi veramente si sfrega le mani è solo l’Asms, la ministeriale che li controlla”. La città, però, adesso si lamenta dell’invasione. “Vorrei vedere – riprende Ganzina – solo a Bolzano contiamo oltre 3.000 slots distribuite sul territorio senza che esistano garanzie come, per esempio, la possibilità dell’auto esclusione. Se un malato del gioco o i genitori di un ragazzo chiedono di impedire la possibilità di tentare la fortuna, infatti, non è previsto alcun sistema che permetta un deciso impedimento all’accesso. Il tutto, ovviamente, si inserisce in un meccanismo con controlli che sono pochi e insufficienti”. Ganzina ha un’opinione forte anche sul perché tutto questo venga tollerato. “E’ chiaro: a parole vogliono tutti regolamenti più stretti, ma nel concreto il giro d’affari per gli operatori del settore, ma soprattutto per l’Erario è impressionante. Non scordiamoci gli accordi di Milano che prevedono l’incameramento totale della Provincia sui benefit derivati dal gioco d’azzardo. Se mi concedete un paragone al limite è come se si tollerassero le droghe pesanti e si bandisse lo spinello”. E’ evidente come lei punti allo sdoganamento di un casinò provinciale, ma non sarebbe solamente di un aggravante? “No, assolutamente. Si tratterebbe di introdurre un sistema controllato e certificato con grande rigidità che potrebbe frenare la diffusione, molto più pericolosa, di centinaia di slots, videopoker e macchinette di vario genere. Nei casinò, infatti, si registrano le entrate con un divieto chiaro ai minori, si può evitare l’accesso ai residenti, si registrano tutte le transizioni finanziarie per evitare il riciclaggio, è consentita l’autoesclusione e il gioco è sempre sotto controllo di professionisti. Non basta, per intenderci, una licenza da bar per verificarne il corretto andamento. Moltissimi di noi, inoltre, forniscono contatti o segnalazioni ad associazioni che si occupano del recupero del gioco patologico”. La politica, però, non li vuole: “C’è la paura della criminalità organizzata e del riciclaggio, ma le slots, in questo senso, non offrono maggiori garanzie. Anzi”.
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