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sabato 15 gennaio 2011

Dopo cinquant’anni Gaetano e Norma dicono addio al Bar Municipio


14 gennaio 2011 — pagina 33 sezione: Agenda


BOLZANO. Chissà quante decisioni che hanno cambiato la città sono nate tra i tavolini di un bar che, dopo 50 anni, è pronto a chiudere la sua prima, lunga parte di vita, per poi cambiare gestione e cambiare lui stesso, portandosi via un lembo di storia. Va bene l’aula pomposa del consiglio comunale e i tavoloni degli incontri di giunta, ma sarebbe ingenuo non pensare che in 10 lustri qualche idea amministrativa su Bolzano non abbia avuto origine dietro a una tazzina di caffè servita dai fratelli Gaetano e Norma Tuzza, al Bar Municipio, nell’omonina piazzetta che sarebbe poi in vicolo Gumer, di fronte all’entrata “nuova” municipale. Il 31 gennaio Gaetano e Norma diranno “stop”, il locale tornerà nelle mani del proprietario delle mura ed è l’ufficio stampa comunale a comunicare, come accade per gli avvenimenti significativi della città, la fine dell’attività con, stamattina alle 10.30, pure il saluto istituzionale alla presenza del sindaco Luigi Spagnolli...
Tutto, all’interno del bar, racconta la storia dei fratelli Tuzza: dai poster del Milan e di Rivera alla targa celebrativa del “Caffè del Moro” per i 50 anni di attività, passando per i crocifissi e l’immancabile stemma comunale.
«Arrivammo qua - spiegano i fratelli - perché nostro padre possedeva la falegnameria e al momento della costruzione dell’edificio ci fu offerta la prelazione. La nostra famiglia aveva già un bar a Rencio, così ci siamo spostati qui».
Quel “lato” del Municipio, però, ancora non c’era. «No, è arrivato dopo. E’ stata una fortuna, così come il vicino comando della polizia municipale (poi spostato prima in via Leonardo da Vinci e poi in via Galilei, ndr) o il bocciodromo che poi si è trasferito in viale Trieste. In questa piazzetta si è sempre lavorato bene con residenti e lavoratori. Più difficile intercettare i turisti che, a essere sinceri, arrivano qui quasi per sbaglio».
Di legislature ne hanno viste tante e per loro assessori e sindaci sono un poco come i nipoti: tutti uguali senza far torto a nessuno.
«Amano il nostro caffè e ci siamo affezionati a ciascuno di loro», commentano.
A scavare, però, una piccola preferenza salta fuori. «Beh, Spagnolli viene qui sin da quando era bambino dato che suo papà già lavorava in Comune, quindi...».
Il bar, però, vive pure di clienti abituali che nulla hanno a che fare con l’amministrazione cittadina, come Glauco “Toni” Bortolotti e Paolo Turrina. «Assieme a Gino Bellina e Roberto Stecca abbiamo preparato qualche addobbo per la festa. I Tuzza lo meritano: qui ci siamo sempre sentiti a casa, ci mancheranno molto».
Negli anni si sono consolidati piccoli riti quotidiani come «l’aperitivo agricolo, ovvero il classico bicchiere di vino bianco. Nella prima parte del locale, poi, c’è l’angolo degli intellettuali dove ci spostiamo quando parliamo di politica o cultura: una tradizione».
All’inaugurazione del bar, infine, Stefan Tauber, oggi cliente affezionato, non era nemmeno nato: «Già - sorride - ma il caffè di questo posto è ottimo ed è una prassi per chi lavora nelle vicinanze. I Tuzza si sono fatti amare da tutti i cittadini». Primo compreso.

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Alan Conti

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